COMUNICATO STAMPA
La Federazione della Sinistra Toscana “post referendum sull’acqua: la battaglia per la ripubblicizzazione comincia ora. Non mandiamo a casa la grande partecipazione che ha fatto vincere il referendum” Comunicato a seguito della conferenza stampa tenuta oggi mercoledì 15 giugno
Firenze, mercoledì 15 giugno. Ora – anche in materia di servizio idrico - la politica dovrà scegliere rispettando la volontà popolare. La straordinaria vittoria, fra gli altri, ai referendum sull’acqua è un chiaro no alla sua privatizzazione: l’esito e la grande partecipazione al voto infatti dicono che i cittadini hanno colto in pieno che proprio questa era la posta in gioco e si sono espressi per sbarrare questa strada; un risultato quindi che non può ammettere altre interpretazioni. Anche in Toscana. Regione apripista in Italia sia alla gestione privatistica con società per azioni - anche se a maggioranza pubblica – sia ad una proposta di legge popolare per la ripubblicizzazione del servizio idrico, per la quale furono raccolte quarantaduemila firme. Quella proposta fu – sordamente – bocciata, ma il referendum ci consegna un inequivocabile sì proprio alla ripubblicizzazione!
La grande partecipazione in Toscana al voto – rispetto a molte altre regioni - ci dice che il malcontento è stato maggiore, come testimoniano le proteste – spesso sulla stampa - per gli aumenti spropositati e i disservizi.
La politica è nuovamente chiamata a svolgere il proprio compito, ma dovrà farlo rispettando la volontà popolare: anche in Italia, dopo Grenoble, Parigi e Berlino si devono trovare operativamente le soluzioni per ripubblicizzare il servizio idrico, dalla sfera decisionale e dalla programmazione alle forme di gestione: non sé ma come concretizzare i concetti di acqua pubblica e acqua bene comune.
Il punto sarà come tradurlo anche nella prossima legge regionale sui servizi pubblici locali e quindi sul servizio idrico; essa dovrà partire dal referendum e essere rispettosa del suo risultato, e dovrà prevedere forme concrete di partecipazione dei promotori del referendum fin dalla prima fase della sua scrittura, con tempi adeguati affinché questa possa aversi.
Una legge che – sulla strada della ripubblicizzazione – ripubblicizzi innanzitutto la sfera decisionale, dando nuovamente alle assemblee elettive un reale controllo sul servizio idrico – e che trovi le modalità concrete per far uscire subito il privato dalla gestione, senza aspettare la scadenza della concessione. Immediatamente, rispettare il voto referendario significherà il congelamento dei processi di privatizzazione di Gaia.
Si deve inoltre lavorare a rivedere la legge Galli, cominciando col correggere l’errore più grande, cioè avere scaricato sulla tariffa tutti gli investimenti sul servizio idrico: come ospedali e scuole, anche opere pluri centenarie come i depuratori o gli acquedotti devono essere finanziati con la fiscalità generale e non interamente dalle tariffe: ciò ha portato ad un loro impazzimento, dovendo recuperare gli investimenti nei soli vent’anni di concessione - incentivando così il consumo di acqua invece che premiare il risparmio -, reso insufficienti gli investimenti necessari alla manutenzione straordinaria, così che tutte le gestioni sono condannate a vedere aumentare le perdite di acqua: si dovrà riportare quindi i grandi investimenti sulla fiscalità generale - quindi ammortizzabili in 99 anni - e la manutenzione sulla tariffa. Questi impegni impongono, e stiamo lavorando in questa direzione, di non disperdere la grande partecipazione di questi mesi e quindi che i soggetti promotori e i sostenitori dei quesiti sull’acqua continuino a lavorare insieme, per completare il percorso indicato dalla maggioranza assoluta dei votanti.
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