Sui referendum del 12-13 Giugno 2011
Un risultato che parla chiaro:
SERVONO PIU' PARTECIPAZIONE E PIU' PESO AI BENI COMUNI
Il raggiungimento del 57% di votanti ha sancito la riuscita dei 4 referendum. Questi riguardavano leggi volute dai governi Berlusconi (con qualche colpa anche dell’ultimo governo Prodi), non leggi di secondaria importanza bensì capisaldi della sua politica economica (privatizzazioni sempre più massicce), energetica (nucleare prima delle rinnovabili) e della sua “politica” personalistica (legittimo impedimento). Anzi, quest’ultimo tocca in modo inequivocabile lo scopo principale della politica della persona Berlusconi: salvarsi dai procedimenti penali, eludere la giustizia, garantirsi l’impunità.
La vittoria referendaria è quindi la vittoria di chi combatte quel tipo di politica, contro il prevalere degli interessi privati su quelli pubblici, contro l’accentramento del potere energetico in poche mani a scapito della salute dei cittadini e delle generazioni future, contro i privilegi di chi comanda, chiunque esso sia.
Questa vittoria ha avuto come fondamento l’impegno di tutti i comitati, liberi cittadini ed organizzazioni di base, che si sono mossi immediatamente su obiettivi concreti al di là di ogni appartenenza partitica o extrapartitica.
Ovviamente, non è una vittoria di uno o dell’altro partito: oggettivamente hanno vinto la partecipazione, i beni comuni, l’impegno civile, la volontà di uguaglianza di fronte alla legge.
Vorremmo qui fare dei distinguo per quanto riguarda l’azione dei partiti. Ce ne sono stati alcuni che hanno appoggiato questi movimenti di base fin da subito, con la partecipazione dei propri militanti, e altri partiti (alcuni auto - definitisi anche “anti-berlusconiani”) che hanno ostacolato il lavoro dei movimenti. Al primo gruppo appartengono tutti i partiti a sinistra del PD, con l’aggiunta dell’IdV, basta riflettere sul fatto che molti di essi (i partiti comunisti) mettono i beni comuni come primo punto nei loro programmi e soprattutto nella pratica quotidiana. Al secondo gruppo, invece, appartengono alcuni partiti di destra (autodefinitisi “destra sociale”, in realtà neofascisti), il centro ultracattolico e lo stesso PD. Mentre per destra e centro è superfluo elencare le prove della loro contrarietà, nella pratica, all’acqua pubblica e allo sviluppo delle rinnovabili, per il PD il discorso si complica. Bersani si è sempre detto favorevole al nucleare (che ritiene/riteneva necessario), mentre le uniche voci di dissenso arrivavano dall’area Marino.
In particolare, sui referendum riguardanti l’acqua pubblica, il PD, che ipocritamente nelle ultime settimane ha aderito al fronte del SI, non ha perso occasione per boicottare la raccolta di firme e, anzi, portare avanti sul territorio nazionale la nascita e lo sviluppo di SpA per la gestione dell’acqua come degli altri servizi pubblici.
A Castelfiorentino i manifesti sugli appositi spazi di affissione per i referendum sono lí a dimostrare che, malgrado il PD sia riuscito ad aggiudicarsi oltre la metá degli spazi di affissione, abbia poi coperto circa un terzo di tali spazi.
A livello locale i nostri militanti hanno sempre in mente il deciso, esagitato intervento dell’ex-segretario del PD castellano contro dei giovani che raccoglievano le firme per la legge di Iniziativa Popolare sull’acqua pubblica (primavera 2007).
Ci ricordiamo anche che il sindaco Occhipinti non ha concesso nel 2010 l’autorizzazione a raccogliere le firme per questo referendum in Piazza Gramsci durante il Primo Maggio: scelta istituzionale? Il fatto strano è che la CGIL (di cui Occhipinti ha pure fatto parte!) concesse invece la raccolta nello spazio privato dove ogni anno si festeggia la festa dei lavoratori a Castelfiorentino.
Abbiamo, infine, dei seri dubbi sulla volontà di ripubblicizzare il servizio idrico e altri beni comuni (perché QUESTO è il messaggio del voto referendario!) da parte del PD, in quanto questo partito non solo non si distacca dall’esempio locale di gestione finalizzata al profitto dell’acqua pubblica, l’ex sindaco Regini, ma non perde occasione (perfino in consiglio comunale!) di innalzarlo ad esempio di corretta gestione.
Due pesi e due misure? Ipocrisia? Piede in due scarpe?
La politica del PD a livello nazionale e locale si basa sull’attuazione della gestione privata e sullo smantellamento dei servizi pubblici, quindi la tardiva adesione al fronte del SI non nascondere questo dato di fatto.
Questo referendum, lo ripetiamo, è stato vinto dai cittadini che vedono nella partecipazione e nei beni comuni il motivo di lotta politica. Tutti i partiti che finora non l’hanno fatto, devono tenere conto di questi enormi segnali sociali.
Circolo PRC-FdS Castelfiorentino - Montaione
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