sabato 24 marzo 2012

Foiba '00: La Falsificazione


Foiba '00: La Falsificazione

Si sa, „il sonno della ragione genera mostri”, e puntualmente questo sonno s'apprende ad ampli strati della società
istruita adulta d'Italia, ossia coloro che si dovrebbero impegnare a custodire ed a tradare (nel senso della parola
tradizione) un sapere comune, sapere quotidiano, sapere scientifico e sapere storico. E come il dormiente levato
dal sonno reagisce scompostamente all'influsso esterno, così ogni anno, puntualmente, la cittadinanza istruita
d'Italia si sveglia per discutere, breve- e pigramente, di esilio istriano e foibe, lanciando qualche mala parola su
qualche semisconosciuta gente oltre la frontiera orientale. Poco tempo fa pubblicai, sulla mia pagina Facebook
dedicata alla lingua italiana, un collegamento rimandante ad un articolo sulle foibe, argomento assai meno ilare del
solito e da prendere perciò tanto più seriamente.
Ci sono state delle repliche scettiche circa la mia accusa di
revisionismo portata all'appropriamento dell'evento storico foibe da parte della destra italiana, ed io ho risposto in
un articolo, che riporto di seguito assieme al collegamento sopraddetto:
Iugoslavo (questa la corretta scrittura italiana, con la i) è un termine assai generico, che occorrerebbe usare con
coscienza e nozione di significato: esso indica(va) una federazione di popoli differenti accomunati da cultura, lingua
e posizione geografica (appunto dall'essere Slavi meridionali giacché Jugo=Meridione in sl. e scr.). L'affermazione
„non riesco ad ammirare nulla che sia iugoslavo", esternata da un mio lettore che non nominerò, manca pertanto di
senso storico e scientifico, oltre che linguistico, e si inscrive in un diffuso razzismo slavofobo classico dell'Italia
levantina (razzismo secolare, rafforzato dalla propaganda e dall'azione del fascismo). La proposizione „ciò che della
Iugoslavia conosco (ossia l'avvenimento della cacciata della popolazione romanza da quelle terre, la diaspora
istriana e i reciproci massacri) non riesco ad ammirarlo" avrebbe avuto un suo senso, date l’ignoranza e
l’indifferenza generale che aleggiano generalmente sulle faccende dei nostri vicini di stato, il che ovviamente da
solo non giustificherebbe un razzismo antislavo: esso infatti, ci rendiamo conto, sarebbe come giudicare i Tedeschi
secondo i crimini del terzo Reich o gli Americani secondo le varie „esportazioni della pace" condotte in Medio
Oriente dal dopoguerra ad oggi. Quanto alla disgrazia delle foibe, essa è divenuta oggidì ciò che l’erudito poligrafo
Furio Jesi nelle sue opere definisce „mito tecnicizzato”, ossia un avvenimento trasfigurato ad effigie di un
momento storico, mitizzato, dall'Italia come effigie della perdita di un avamposto importante nei Balcani (non
credete, Giuliani, che della sofferenza dei vostri avi, che compiango sinceramente, importi qualcosa ai governi
della Destra che hanno portato avanti questa revisione storica, oppure che importasse qualcosa ai fascisti), dalla
Iugoslavia (Slovenia in particolare) come la liberazione dall'invasore straniero attraverso l'epurazione di una
minoranza linguisticoculturale scomoda. La popolazione civile romanza, venuta a mancare la violenta protezione
del governo fascista, soggiacque alla vendetta, al regolamento di conti di gruppi animati da un parziale razzismo
antiitaliano e da un'ideologia antifascistica, appunto i Partizani titini. Questo fu tra l'altro un risultato della
scervellata campagna del Duce nei Balcani, tendente a rendere provincia italiana la costa adriatica di Levante, un
territorio ove la popolazione romanza costituiva una minoranza infima, e soprattutto a fare di tale popolazione, che
neanche sapeva dove fosse Roma, puri Italiani, passando con un rullo compressore su tutti gli altri abitanti, Slavi,
della costa orientale dalla Slovenia al Montenegro, sedentari in quelle contrade da 1400 anni. Chi per discendenza è
emotivamente coinvolto in quelle vicende possiede una tanto maggiore responsabilità di non cadere in questa
polarizzazione dei due ‘popoli’(?), Italiani e Slavi, come due entità inconciliabili ed opposte, una polarizzazione
che, per me e per molti storici di intelletto superiore al mio e certamente a quello dei revisionisti triestini, porta
sia a provocazioni come Fojba 2000 sia a disgustose farse di stampo neoirredentistico come „Il cuore nel pozzo”.
Il macabro tetris di Fojba duemila (in sl. e scr. con la j, in quanto questa lettera designa il suono semivocalico che
anche la parola italiana "foiba" possiede, ma non trascrive) è peraltro assolutamente innocuo e butta
qualunquisticamente nel fosso tanto i Domobranci (fascisti sloveni sostenuti dalle gerarchie Vaticane, simili agli
Ustaše croati, i cui massacri ai danni di Ebrei ed Ortodossi fanno sembrare la Santa Inquisizione spagnola un innocuo
balocco per pupi) quanto i Partizani, senza minimamente nominare Italiani o stranieri alcuni: questo però è dato di
saperlo solo a chi come me si sforza a leggere ed a capire lo sloveno, od a chi non si informa sui giornali italiani,
semplicistici e seminatori di odio razziale, approfondendo da sé le cose. Un articolo di Wu Ming a ciò dedicato e
contenente un rimando al giochino stesso: http://is.gd/TjigBg , mi sembra un ottimo modo per cominciare. La
questione circa queste vicende è in primo luogo cognitiva, sarebbe a dire che molti si costruiscono una minima
nozione dell'argomento, quasi sempre unilateralmente, cioè da fonti italiane od italianeggianti, si arrogano quindi il
diritto di esprimere la loro opinione, il che è lecito, ma si astengono dal rispondere alle correzioni che da ogni
direzione le si apportano. Cito uno stralcio dell'articolo di Wu Ming, invero abbastanza „rilassato” nel linguaggio,
come del resto pure noi in questa sede: « A rigore, uno che non sappia chi erano i domobranci non dovrebbe avere il
diritto di aprir bocca sulle foibe, tantomeno di scandalizzarsi per quanto avvenne in quelle zone. Ma questo fa parte
del problema: nessuno sa un cazzo, e chi più apre bocca per darle aria è proprio chi meno sa. »
Dato che ho nominato il concetto di „mito tecnicizzato”, riporto il video di un bello e poetico tentativo di
revisionismo musicale concernente proprio le foibe, la canzone Bora del gruppo (raffinatamente destrorso)
IANVA:http://is.gd/3vfzRx
Spero di avere fatto chiarezza senza offendere nessuno; a breve pubblicherò un ampliamento di questo intervento,
modificato ed in traduzione tedesca, sul Balkanromanistenarchiv, rivista degli studiosi della storia delle popolazioni
latine nei Balcani. Chissà che i nostri soci germanici (nel vero senso della parola germano/hermano, ovvero
fratello) più ferrati di noi Italiani in scienza e più coattamente addestrati alla convivenza tra popoli, non avvertano
più urgentemente di noi l’esigenza di chiarezza su tali avvenimenti ?

Franco Colono

Nota dell’autore: Invito lettori, scrittori e semplici interessati a fare propria la terminologia di un campo del sapere storico prima di
avventurarvisi; potete quindi tranquillamente scrivere Domobranets al singolare e Domobrantsi al plurale, come pure scrivere Ustascia al
sing. ed Ustascie al plurale, ché solo introducendo questi termini nella nostra lingua possiamo fare nostro il contesto in cui erano usati ed il
significato celato oltre il significante, oltre la lettera muta, le convenzioni scrittorie e le differenze fra i popoli.

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