sabato 17 marzo 2012

Il "Manifesto" fa ancora finta di sbagliare sulle vicende di Liberazione


Cara Norma, ti scrivo l’ennesima lettera per correggere l’ennesimo articolo del manifesto sulla vicenda di Liberazione che contiene informazioni false.

L’articolo di ieri si chiede “perché rifondazione comunista non vuole più fare il giornale?” e sostiene che “molti militanti non riescono a capire il perché di una scelta che sembra suicida tanto più in vista di scadenze elettorali imminenti e del rifinanziamento del fondo per l’editoria già disposto dal governo”.
Il motivo è molto semplice: il manifesto sostiene che ci troviamo davanti al “rifinanziamento del fondo per l’editoria deciso dal governo”. Si tratta di una balla, come dovreste sapere anche voi. Il governo Monti ha tagliato – meno di quanto previsto da Berlusconi ma ha tagliato – il fondo per l’editoria. Grazie ai tagli del governo Monti Rifondazione Comunista deve coprire un buco di bilancio di Liberazione per il 2010 di 829.538 euro e per il 2011 di 1.074.827 euro. Senza quei tagli Liberazione sarebbe andata quasi in pareggio e sarebbe oggi in edicola normalmente. Non capisco perché continui questa falsificazione sul dato decisivo di tutta la vicenda: il taglio del fondo per l’editoria per il 2010, 2011 per non parlare del 2012. In queste condizioni Rifondazione Comunista non ha più i soldi per andare avanti a coprire debiti e non ha nemmeno più la liquidità per far fronte alla gestione. Abbiamo messo in CIG quasi tutti i dipendenti del partito - segreteria nazionale compresa – e abbiamo liquidità fino a maggio. Non disponendo di una tipografia clandestina per stampare denaro falso, non siamo in grado di anticipare soldi a Liberazione per il semplice motivo che non li abbiamo e che le banche non ci fanno credito.

Per quanto riguarda i lavori della Direzione Nazionale, questa aveva deciso nel 2009 di non dare più un euro per coprire i buchi di Liberazione e quindi la segreteria ha arbitrariamente deciso in questi anni di coprire 1,9 milioni di euro di perdite degli ultimi due anni, contravvenendo al mandato della direzione. Siamo inadempienti per aver tenuto aperto Liberazione, non per il suo contrario. L’ordine del giorno che ho presentato ieri non serviva a chiudere Liberazione ma a proporre il lancio di una sottoscrizione e una battaglia politica con il governo al fine di poter avere le condizioni di riprendere il giornale on line e la produzione di un settimanale cartaceo entro fine anno, salvaguardando almeno in parte l’occupazione. Proprio perché pensiamo che un giornale sia necessario a Rifondazione Comunista. La lungimiranza di un compagno della minoranza - che ha chiesto la verifica del numero legale alla fine della riunione - ha impedito la messa al voto di questo ordine del giorno. Me ne dispiaccio. Vuol dire che il rilancio di Liberazione lo ridiscuteremo nella prossima riunione della Direzione Nazionale.

Augurando lunga vita al Manifesto

Paolo Ferrero

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