SCONFIGGIAMO CON LA MOBILITAZIONE UNITARIA
LA POLITICA ANTIOPERAIA DELL’OLIGARCHIA FINANZIARIA
LICENZIAMO IL GOVERNO REAZIONARIO MONTI-NAPOLITANO!
Compagni, operai, lavoratori, la controriforma del mercato della forza-lavoro, con l’attacco all’art. 18, ha dimostrato incontestabilmente il ruolo politico del governo Monti.
Ci troviamo di fronte ad un governo, espressione del capitale finanziario, di carattere antioperaio, antidemocratico e reazionario, che porta avanti la stessa politica neoliberista del governo Berlusconi, con metodi d’assalto e a forza di diktat ed accordi di fatto separati.
II suo obiettivo è salvaguardare gli interessi dell’oligarchia parassitaria, scaricando la crisi capitalistica interamente sulle spalle della classe operaia e delle masse popolari.
L’offensiva del capitale va assumendo forme più acute. Il governo Monti, con la decisione della pratica vanificazione dell’art. 18 (da tempo richiesta da UE, BCE e FMI), vuole facilitare i licenziamenti di massa nel contesto di una prolungata crisi di sovrapproduzione relativa, ridurre la copertura degli ammortizzatori sociali, estendere il precariato. La “riforma” è contro la classe operaia; serve ad aumentare lo sfruttamento, i ricatti, le discriminazioni, impedire la sua organizzazione di classe sindacale e politica.
La situazione attuale vede le gravi responsabilità politiche dei liberal-riformisti del PD, che ha permesso la nascita e sostiene le manovre di un governo che sta realizzando quello che Berlusconi non è riuscito a fare.
Regista e puntellatore del governo Monti - e del suo progetto antioperaio, è “Re” Giorgio Napolitano, massimo garante degli interessi del capitale monopolistico nel nostro paese. Con la sua azione sta evidentemente aprendo la strada al presidenzialismo autoritario. Un’operazione che viene da lontano.
La risposta di classe e il tentativo di bloccarla
Di fronte al brutale attacco alla propria condizione e ai propri diritti, in questi giorni la classe operaia sta dando una prima, combattiva risposta. Decine di migliaia di operai, delegati RSU combattivi, sindacalisti classisti delle fabbriche e dei cantieri hanno incrociato le braccia senza attendere il “via libera” dalla burocrazia sindacale e – perlopiù - in modo indipendente. Si stanno svolgendo decine e decine di scioperi, manifestazioni, occupazioni e blocchi in varie regioni italiane. Il fronte operaio si sta man mano allargando, e spesso agli operai iscritti alla FIOM e ai sindacati di base, si aggiungono gli operai degli altri sindacati o non sindacalizzati. Scatenando lo sciopero e le manifestazioni di strada questi settori del proletariato si sono posti alla testa del movimento di tutti gli sfruttati.
Grande è la disponibilità della classe operaia alla lotta e la determinazione a portarla avanti nel modo che le è proprio. Ma i capi riformisti e liberali del movimento operaio si sono dimostrati ancora una volta indegni di tanta generosità, di tanto coraggio.
Bersani e soci, spaventati dalla crescente opposizione operaia al governo Monti, cercano di bloccare le lotte spargendo illusioni sulle possibilità di “correttivi” alla controriforma in un Parlamento asservito ai monopoli e sordo alle necessità dei lavoratori. I vertici confederali CGIL si aggrappano alla imbelle linea del PD. Se a parole dicono di volere la difesa dell’art. 18, dall’altra, in concreto, sono disponibili a cedere sulla sua integrità e inderogabilità, non supportano a dovere le lotte di questi giorni, ritardano la mobilitazione, rimandano alla fine di maggio lo sciopero generale, politicamente debole perché non imperniato sul rifiuto dell’intera controriforma e del governo che l’ha varata, e ben si guardano dal portare la protesta operaia sotto Palazzo Chigi. Vorrebbero farci muovere a giochi fatti: ai capi della CGIL interessa, più che la sorte degli operai, sostenere il PD.
Ancora una volta i riformisti e i socialdemocratici dimostrano la loro funzione di sostegno sociale della borghesia nella sua lotta contro il proletariato. La stessa controriforma del mercato della forza-lavoro e l’attacco all’articolo 18 non nascono dal nulla: sono il risultato di decenni di cedimenti e arretramenti della classe operaia, dovuti in primo luogo al tradimento dei dirigenti opportunisti e dei capi sindacali.
Oggi, alla luce del vergognoso atteggiamento del PD si sta consumando la frattura fra la classe operaia, liberal-riformisti e sindacalisti complici. Questo è un fatto significativo, ma per poter avanzare sul terreno politico, è necessario superare la debolezza, la dispersione e la confusione ideologica che ancora caratterizza gran parte del movimento operaio e popolare, a causa delle sconfitte subite, di anni di passività e arretramenti. Questo è il nodo da sciogliere nella lotta che ci attende.
Ci vuole il fronte unico di lotta del proletariato
Per opporsi in modo vincente al capitale finanziario, per risalire la china, la classe operaia ha in primo luogo la necessità di mettere in campo tutta la forza di cui dispone. Solo così potrà gettarsi nella lotta senza quartiere contro gli sfruttatori e il loro governo in maniera vincente, facendo pagare il prezzo politico più alto alle destre, ai riformisti, ai vertici sindacali collaborazionisti.
Nella lotta va realizzato il fronte unico del proletariato, l’unità di azione dal basso degli operai di tutte le tendenze. Costruiamo comitati operai di sciopero, di agitazione, etc. su vasta base, per ampliare la partecipazione delle masse alla lotta e far avanzare la linea di classe. Diamo vita ad assemblee di delegati eletti dalla base per portare avanti la battaglia rompendo i legami con la burocrazia sindacale. Definiamo una piattaforma di lotta di tutte le forze che si rifiutano di pagare la crisi e i debiti del capitalismo, imperniata sulla difesa intransigente dei nostri interessi, concentrandoci su alcuni obiettivi economici e politici:
Nessuna deroga o modifica all’art. 18, che dev’essere esteso a tutti i lavoratori. Abolizione dell’art. 8 della
Finanziaria.
Nessun licenziamento deve passare. Difendiamo con la lotta il posto di lavoro, i nostri diritti, il CCNL. Basta
sfruttamento, precariato e miseria.
Vogliamo i salari aumentati, il reddito ai disoccupati.
Reintroduzione delle pensioni di anzianità.
Tassazione fortemente progressiva su profitti, rendite, interessi, redditi, patrimoni.
Via il governo del capitale finanziario!
La manifestazione di Milano del 31 marzo, nella quale si esprimerà il fronte di opposizione politico e sociale al governo Monti ed alle politiche liberiste, è un passaggio di lotta che dobbiamo utilizzare per avanzare nella mobilitazione e farla convergere contro il regime dell’oligarchia finanziaria che ci strangola.
Per organizzare la risposta è necessaria la massima unità di classe, battendo tutte le posizioni, siano esse collaborazioniste o radical-opportuniste, che vi si oppongono. La mobilitazione di massa dev’essere il più possibile partecipata e combattiva, deve svilupparsi decisa ed ininterrotta, nelle fabbriche e nelle piazze, con tutte le forme di lotta proprie della classe operaia, compresa l’occupazione delle fabbriche.
Di fronte al banditismo sociale del governo Monti (messo in sella da Napolitano e appoggiato da Marchionne), non facciamoci fregare da qualche emendamento “camomilla”, ma utilizziamo tutte le occasioni per lottare a fondo e far crescere nelle masse la consapevolezza delle cause dei problemi che viviamo. Continuiamo e sviluppiamo il più possibile la mobilitazione dal basso, mettiamo alle corde i dirigenti della CGIL esigendo la proclamazione immediata dello sciopero generale di tutte le categorie con manifestazione a Roma, portando in piazza tutti coloro che sono colpiti dalla crisi capitalistica.
Basta con le illusioni. “Il dialogo sociale” è una farsa e il periodo della concertazione è finito. Lo ha detto lo stesso Monti, ma devono ancora comprenderlo ampi settori della classe operaia, per riorganizzarsi e agire di conseguenza, come un compatto blocco di classe.
Per un’uscita rivoluzionaria dalla crisi capitalistica
Diventa ogni giorno più evidente la necessità che il movimento operaio compia un salto di qualità. La realtà dimostra che i mali del capitalismo sono incurabili. Questo sistema non ha più nulla da offrire alle masse lavoratrici, se non miseria, reazione politica, guerre di rapina. Se i lavoratori non riusciranno a raccogliere le loro forze, per rispondere all’attacco e mettere in discussione il dominio borghese, la situazione diverrà ancora più grave. Per questo diciamo che con la lotta di massa occorre aprire la strada ad un’alternativa di rottura rivoluzionaria, un’alternativa di potere operaio e popolare.
Non siamo condannati a languire in un sistema fallito. Non è vero che non esiste alternativa. Un governo operaio che nasca dalla lotta di classe degli sfruttati e degli oppressi, che abbia l’appoggio dei loro organismi di massa, può aprire la strada all’unica prospettiva positiva per i lavoratori: una società in cui sia abolito lo sfruttamento, in cui la produzione e la distribuzione sia pianificata, in cui i mezzi di produzione e di scambio siano in mano alla collettività, in cui il consumo sia gestito socialmente, in cui il potere politico sia saldamente nelle mani della classe operaia.
Per affrettare l’inevitabile passaggio al socialismo è necessario affrontare la questione del Partito rivoluzionario e indipendente che nasca dal seno stesso della classe operaia, strumento indispensabile per dirigere la lotta sul terreno politico. E’ la stessa brutale offensiva dell’imperialismo che facilita la presa di coscienza su questo problema.
Ci rivolgiamo perciò agli operai di avanguardia, alle organizzazioni e ai singoli compagni che si trovano saldamente su posizioni marxiste-leniniste affinchè rompano gli indugi, si separino nettamente e definitivamente dagli opportunisti di tutte le risme, prendano contatti con noi e si uniscano al nostro lavoro. E’ nelle lotte odierne che si formerà il Partito comunista del proletariato d’Italia.
Piattaforma Comunista
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www.piattaformacomunista.com
Per contatti e contributi: teoriaeprassi@yahoo.it
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