Mozione dal Gruppo di Rifondazione Comunista contro la
liberalizzazione degli orari della grande distribuzione ed a fianco delle
lavoratrici e lavoratori del commercio, per i diritti contrattuali e la dignità
del lavoro.
Considerato che il processo di liberalizzazione
degli orari del commercio, in particolare nella grande distribuzione, messo in
atto dal Governo Monti ha determinato un sensibile peggioramento delle
condizioni di lavoro e della qualità della vita dei lavoratori e delle
lavoratrici del settore, delle relazioni sociali e dell'assetto del territorio,
provocando un forte squilibrio tra piccolo e grande commercio, senza peraltro
incrementare i livelli occupazionali complessivi;
Evidenziato che dal 2 gennaio 2012 trova
applicazione la Legge 15 luglio 2011, n. 111 art. 35, che prevede la
liberalizzazione degli orari di apertura e di chiusura degli esercizi
commerciali e che riconosce la piena facoltà per ogni negozio, centro commerciale o catena di
esercizi di decidere in merito agli orari, alle chiusure domenicali e festive,
nonché sulle mezze giornate di chiusura infrasettimanali.
Sottolineato che a fronte di una fase in cui le
risorse finanziarie della maggioranza delle famiglie scarseggiano e l’ISTAT
conferma nel suo ultimo rapporto che un cittadino su quattro non riesce più a
mantenere livelli minimi di sostentamento;
Ricordato che il settore del commercio non rappresenta un servizio essenziale da garantire 365 giorni all'anno, al pari di ospedali, ferrovie, trasporto pubblico, servizi di emergenza..., e che deve essere regolamentato, senza imposizioni, attraverso una contrattazione tra tutte le parti interessate (organizzazioni sindacali dei lavoratori, organizzazioni del commercio, associazioni dei consumatori) ed Enti Locali, responsabili della organizzazione e della pianificazione del territorio;
Ricordato che il settore del commercio non rappresenta un servizio essenziale da garantire 365 giorni all'anno, al pari di ospedali, ferrovie, trasporto pubblico, servizi di emergenza..., e che deve essere regolamentato, senza imposizioni, attraverso una contrattazione tra tutte le parti interessate (organizzazioni sindacali dei lavoratori, organizzazioni del commercio, associazioni dei consumatori) ed Enti Locali, responsabili della organizzazione e della pianificazione del territorio;
Considerato che i lavoratori e le lavoratrici del
settore da tempo stanno manifestando contro la liberalizzazione degli orari del
commercio (vedi anche la campagna
Nazionale lanciata dalla Filcams Cgil,
una carovana partita il 6 gennaio scorso dai “Gigli” dal
titolo “La festa non si vende si vive” ), a tutela della dignità e del valore lavoro, con la parola
d'ordine “si lavora per vivere, non si vive per lavorare!”;
Evidenziato che con la sentenza 299/2012, la Corte
Costituzionale ha dichiarato «non fondate le questioni di legittimità
costituzionale» relative alla deregulation degli orari e aperture inserite nel
decreto «Salva Italia» del Governo Monti presentate da diverse Regioni, tra cui la Toscana, che
contestavano nel Decreto salva Italia la parte in cui si stabilisce la libertà
di qualsiasi esercizio commerciale di apertura e di chiusura;
Preso atto che tale sentenza prefigura scenari
estremamente penalizzanti per tutti quei lavoratori che si vedranno costretti –
perché la realtà è che non avranno possibilità di scegliere – a lavorare,
ancora di più di quanto già accade, anche nei giorni di festa;
Considerato che il processo di
liberalizzazione così attuato è stato
imposto dopo che il governo ha
abolito prima il valore del contratto
nazionale di lavoro e successivamente
con la riforma Fornero, ha manomesso l'articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori dando così opportunità alle imprese di licenziare liberamente,
evidenziato che in questo scenario così devastante
per il lavoro e i diritti, il decreto
sulle liberalizzazioni viene attivato
secondo logiche di mercato e di profitto che devastano l'organizzazione
del lavoro stabilita dai contratti,
intensificando ritmi, turni, e carichi di lavoro, fino a ridurre e a svuotare la prestazioni lavorativa al
consumo sfrenato e agli appetiti delle imprese
IL CONSIGLIO PROVINCIALE DI
FIRENZE
Esprime netta contrarietà al processo di
liberalizzazione degli orari del commercio messo in atto dal Governo Monti,
solidarietà nei confronti delle rivendicazioni dei lavoratori e delle
lavoratrici della grande distribuzione che si battono per il rispetto dei
diritti e della qualità della loro vita, forti preoccupazioni nei confronti del
piccolo commercio, messo in crisi dal suddetto processo di liberalizzazione;
Impegna il Presidente e la Giunta ad
attivare tutte le possibili iniziative nei confronti dei lavoratori/trici del
commercio, dei Comuni dell'area vasta e della Regione Toscana per giungere ad
una diversa organizzazione del settore, basata sulla contrattazione tra i
soggetti sociali e gli Enti Locali, in
grado di mettere al primo posto i diritti del lavoro, la dignità dei
lavoratori, la qualità della vita nel territorio, tutelando le relazioni sociali ed il piccolo commercio,
evitando altresì la concorrenza sleale
tra zone limitrofe.
Andrea Calò Lorenzo Verdi

Nessun commento:
Posta un commento