giovedì 16 ottobre 2014

Partecipazione e Democrazia: una questione concreta

Partecipazione e Democrazia: una questione concreta
Legge popolare sul servizio idrico regione Lazio



Con l'approvazione della legge sulla tutela, governo e gestione pubblica delle acque della regione Lazio ci siamo trovati, nostro malgrado, in un avamposto che fronteggia l'attacco sferrato dalla triplice intesa “Renzi, Alfano, Berlusconi” anche sul piano istituzionale.
Dalla crisi, come del resto è sempre avvenuto per le grandi crisi del passato, non si esce solo con un allargamento della forbice tra ricchezza e povertà, ma anche attraverso un'involuzione autoritaria delle istituzioni.
Le diseguaglianze, la distruzione del tessuto sociale e del relativo paracadute di garanzie e tutele, la derubricazione dei diritti in bisogni da soddisfare sul mercato, sono sempre meno compatibili e governabili attraverso i meccanismi della stessa democrazia rappresentativa borghese che, al pari dei corpi intermedi (sindacati, forme di cittadinanza attiva, ecc.), diviene l'incrostazione da estirpare in nome del consenso plebiscitario.
Il processo di delegittimazione delle istituzioni democratiche – identificate dai cittadini ed anche in ampi settori di movimento, nella cosiddetta casta che le occupa – si traduce nel concreto in un processo di involuzione autoritaria delle stesse e nella perdita, anche formale, del loro controllo da parte dei cittadini, puntando direttamente a far coincidere anche in termini giuridico-formali lo stato di fatto delle istituzioni con il loro ordinamento.
Il Senato e le province, le città metropolitane, come le unioni dei comuni che saranno chiamate a fornire la governance dei servizi pubblici locali, si caratterizzano, tutti, per il fatto che dalla loro determinazione sono esclusi i cittadini; che la loro composizione è affare della “casta” e che il reale controllo del proprio territorio è sistematicamente sottratto alle comunità locali, sia intese come ente locale di prossimità e sia come insieme di cittadini che il territorio abitano.
Del resto la cosiddetta riforma della Pubblica Amministrazione, in cui si prevede la riduzione delle Prefetture in 40 Uffici Territoriali di Governo, uno per ogni regione ed i restanti nelle aree a più alta densità criminale, indica chiaramente come la presenza dello Stato si intende debba essere ridotta ad un fatto di ordine pubblico e che il disegno è quello di tornare allo stato borghese primordiale fatto di polizia, esercito, magistratura/carceri e fisco, cancellando funzioni e istituzioni di uno stato sociale, frutto di duecento anni di sudore, lacrime e sangue, volto a garantire quei diritti ridotti a bisogni.
Mentre vanno avanti le riforme costituzionali, mentre si attende il decreto Del Rio sul riordino delle competenze sulle autonomie locali, la nostra legge regionale, come i referendum del 2011, va in direzione ostinata e contraria a questo disegno e questo obiettivo, proponendo un modello istituzionale che riconduce il governo ed il controllo del territorio alle comunità locali, istituzionalizzando la partecipazione diretta e senza mediazioni dei cittadini e dei lavoratori nei processi di formazione e assunzione delle decisioni e nel controllo dell'attuazione delle medesime.
Allo stato dell'intero impianto della legge l'unico punto problematico (c'è la vicenda dell'impugnativa del governo alla Corte Costituzionale) e che probabilmente (sentito anche Lucarelli) dovremo modificare è quello relativo alla possibilità che un singolo comune possa comunque gestire in proprio sul proprio territorio il servizio (sembra che l'obiezione sia fondata sulla base della normativa nazionale); per cui la Convenzione di Cooperazione tipo che sottopongo alla consultazione è complessivamente definita e praticabile
Chiariamo: non stiamo costruendo un'ipotesi di studio, ma una proposta concreta.
Con l'assessore Refrigeri abbiamo concordato la costituzione di tre tavoli tecnici: uno per la definizione degli ambiti, uno per il bilancio idrico ed uno sulla governance, ovvero proprio sulla convenzione di cooperazione tipo, dandoci un orizzonte temporale piuttosto ristretto (entro la fine dell'anno) per produrre le proposte da sottoporre a giunta e consiglio regionale.
Credo di aver chiarito l'importanza della questione anche da un punto di vista generale: ovvero non ha molto senso preoccuparsi solo dei processi di privatizzazione se non ci preoccupiamo anche dei processi involutivi delle istituzioni pubbliche cui dovrebbe fare riferimento una gestione pubblica.
Dato che la proposta è presentata nell'articolato che (con le necessarie correzioni) dovrebbe essere approvato, per semplificare il suo esame estrapolo in maniera assolutamente sintetica gli elementi fondamentali.
Anche interventi sugli aspetti formali e giuridico/formali sono graditi ma chiedo di concentrare l'attenzione sugli aspetti politici sostanziali.

1) Le decisioni importanti sono assunte nei Consigli Comunali.
2) L'Assemblea dei Comuni ratifica le decisioni assunte nei Consigli Comunali.
3) Cittadini e lavoratori partecipano alle assemblee istituzionali attraverso i loro rappresentanti con diritto di parola.
4) L'accesso ai dati e alle notizie da parte di cittadini e lavoratori è stabilito anche con definizione degli strumenti logistici, tecnici ed informatici.
5) il controllo tecnico è riportato all'interno degli uffici tecnici dei singoli comuni.
6) la consultazione di cittadini e lavoratori incide sul processo decisionale: se la risultanza delle decisioni assunte in seno ai consigli comunali è difforme da quella risultante dalla consultazione di cittadini e/o lavoratori, le determinazioni sono sospese per un mese e i consigli comunali riesaminano le questioni.
7) Chiaramente la convenzione disciplina il rapporto tra consultazione dei cittadini, istituzioni e processi decisionali. Modalità e pratiche di consultazione sono una partita che deve essere affrontata e che ci deve vedere uscire dalla mera enunciazione di slogan.
8) Si distingue chiaramente la consultazione e partecipazione dei cittadini ed il ruolo della cosiddetta cittadinanza attiva, anche dei nostri comitati. A questo proposito spesso anche tra di noi si confonde l'idea di democrazia partecipativa con la rivendicazione del diritto di essere ascoltati quali portatori di interessi. Questa seconda rivendicazione attiene ad un'eventuale regolamentazione dell'attività di lobbyng – peraltro a mio parere sacrosanta - ma occorre non confonderla con la partecipazione dei cittadini che attiene ad un'idea di democrazia di portata costituente.
9) La convenzione di cooperazione si orienta verso un'organizzazione senza personalità giuridica, per questo senza costituzione di apparati e senza oneri aggiuntivi per gli enti ed i cittadini. L'organizzazione si fonda sul coordinamento e la cooperazione tra i comuni senza una struttura “seconda”.

Questi mi sembrano essere gli aspetti più significativi e da tenere presenti nell'esame della proposta.
Chiediamo a tutti un contributo e in particolare alla macro-regionale di Salerno di riservarvi un significativo spazio nella discussione.

Severo Lutrario 
per il Coordinamento Regionale Lazio

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