martedì 10 aprile 2012

No alla truffa Monti-Bersani-Alfano-Casini.




No alla truffa Monti-Bersani-Alfano-Casini.
L'articolo 18 non si tocca.
Sciopero generale sino al ritiro delle misure annunciate.



Il governo Monti ha manomesso l'articolo 18. Là dove non era riuscito Berlusconi, grazie all'opposizione dei lavoratori, riesce il governo Monti, grazie all'appoggio del PD. 

Monti e Fornero sono espliciti nello spiegare il golpe: scompare il DIRITTO al reintegro per un lavoratore ingiustamente licenziato. Il reintegro resta POSSIBILE solamente in “casi estremi e improbabili” (Monti). Più chiaro di così! In più, TUTTI i 46 contratti precari sono salvaguardati, e alcuni persino peggiorati (lavoro interinale), mentre le tutele sociali per chi perde il lavoro vengono pesantemente ridotte per milioni di lavoratori (dai tre o cinque anni a un anno o poco più). Sarebbe questo l'”importantissimo passo avanti” di cui parla Bersani? Sarebbe questo il mezzo “successo” sbandierato da Susanna Camusso?
 
Siamo in presenza di un profondo arretramento di diritti e conquiste del mondo del lavoro. Che per di più Confindustria e le sue lobbies parlamentari (trasversali a PdL, UDC e PD) cercheranno di appesantire ulteriormente.
Occorre reagire. La partita non è chiusa. Si può ancora ribaltare la china. Ma è necessario mettere in campo una forza d'urto proporzionale alla gravità dell'attacco subito. Non bastano “critiche” o “dissensi” platonici. Non bastano proteste ordinarie e in ordine sparso. E' necessario unire e concentrare tutte le forze disponibili in una spallata risolutiva, che irrompa nel dibattito parlamentare, dimostri l'ingovernabilità sociale delle misure annunciate, imponga il loro ritiro. E' necessario insomma uno sciopero generale vero, accompagnato da un'azione di massa prolungata e radicale, che punti a bloccare l'Italia sino alla sconfitta di padronato e governo, e ad aprire dal basso una pagina nuova dopo trent'anni di arretramenti.

E' possibile. Ma occorre una assunzione unitaria di responsabilità di tutte le sinistre sindacali, politiche, di movimento contrarie all'accordo, a partire dalla FIOM e dai sindacati di base.
Si convochi unitariamente una grande assemblea nazionale di delegati eletti, che promuova lo sciopero generale e definisca una piattaforma di lotta unificante di tutto il mondo del lavoro, dei precari, dei disoccupati: a partire dal blocco dei licenziamenti, dalla ripartizione del lavoro, dalla cancellazione di tutte le leggi sul precariato, da un salario degno a tutti i disoccupati in cerca di lavoro e ai giovani in cerca di prima occupazione.
Si promuova, da subito, il "boicottaggio" pubblico (tanto più efficace sotto elezioni) di tutti i partiti che sostengono l'accordo truffa contro l'articolo 18. Si estenda il fronte unico di lotta a tutti i movimenti sociali di opposizione, a tutte le ragioni sociali colpite dal governo (esodati, pensionati, proprietari della sola casa di abitazione, inquilini in affitto, consumatori vessati dal caro benzina e tariffe...) per coinvolgerli direttamente nella mobilitazione.
 
Solo così è possibile riaprire la partita.
E' una proposta “estrema”? Mai quanto quella di padroni e governo. E non esistono alternative reali.
Il Partito Comunista dei Lavoratori, unico partito che non ha mai tradito i lavoratori, poterà questa proposta di svolta unitaria e radicale nei luoghi di lavoro, nei sindacati, in tutte le iniziative di lotta e mobilitazione già convocate.
La classe lavoratrice ha bisogno di una direzione alternativa, che sia all'altezza del nuovo livello di scontro. Che sappia sfidare la dittatura degli industriali e dei banchieri. Che sappia lottare per un governo dei lavoratori, quale unica vera alternativa al capitalismo e alla sua crisi.
Il PCL è ovunque impegnato a costruirla.


Partito Comunista dei Lavoratori


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