giovedì 23 gennaio 2014

Accordi antioperai e manovre reazionarie

Accordi antioperai e manovre reazionarie:
spezziamo la morsa col fronte unico di lotta!

Lo scorso 10 gennaio Confindustria e i vertici di CGIL, CISL e UIL hanno
raggiunto un accordo sul “testo unico della rappresentanza”, che fa seguito
alle “inscindibili” intese antidemocratiche del 28 giugno 2011 e del 31 maggio
2013.
Gli operai Fiat di Pomigliano iscritti alla FIOM con una lettera aperta hanno
denunciato questo accordo - firmato senza alcun mandato dei lavoratori - che
estende il “modello Marchionne” a livello nazionale e hanno chiesto che siano
i lavoratori a decidere. Grazie alla loro protesta si sono aperte crepe nel
patto fra Landini e Camusso e spazi per sviluppare l’opposizione sindacale di
classe.
L’accordo del 10 gennaio è stato sottoscritto mentre nel nostro paese la crisi
economica continua a scuotere la base economica e le sovrastrutture del
capitalismo. La ripresa non si vede, la disoccupazione cresce assieme alla
povertà, all’insicurezza e alle ingiustizie sociali.
In questa situazione di crescente malcontento e inquietudine dei lavoratori la
borghesia teme il riaccendersi di un acuto scontro sociale, poiché il
movimento operaio e popolare non potrà a lungo essere ingannato e tenuto a
freno dai capi riformisti e collaborazionisti.
L’accordo è dunque un aspetto della politica reazionaria volta a isolare,
disorganizzare e reprimere i settori più combattivi del proletariato, chiudere
gli spazi di democrazia e prevenire il conflitto e gli scioperi in fabbrica e
negli altri posti di lavoro, distruggere le residue conquiste operaie e
intensificare lo sfruttamento.
La svolta autoritaria e antidemocratica in tema di relazioni sindacali va in
parallelo alla nuova porcata elettorale e alle controriforme costituzionali
portate avanti dall’accoppiata neoliberista Renzi-Berlusconi, sotto l’egida di
Napolitano.
La logica di fondo è la stessa: privarci dei nostri diritti e delle nostre
libertà, rafforzare il dominio del grande capitale sull’intera società,
stroncare qualsiasi opposizione di classe e popolare.
Come far saltare le intese antioperaie, come spezzare la morsa neoliberista e
reazionaria?
E’ chiaro che ciò potrà avvenire solo sulla base dello sviluppo della
mobilitazione indipendente nelle fabbriche, nelle piazze, contro la “pace e la
coesione sociale” che fa comodo ai capitalisti, contro il sistema di
sfruttamento che genera crisi e disoccupazione, per un’alternativa completa di
potere.
Il modo migliore per incrinare e demolire la politica antioperaia è senza
dubbio realizzare il fronte unico di lotta del proletariato sulla base della
difesa intransigente degli interessi economici e politici della classe
operaia, delle rivendicazioni più urgenti dei lavoratori e dei disoccupati,
contro il regime dei monopoli capitalistici, le sue istituzioni come la UE, i
suoi governi e i suoi puntelli sociali.
Fronte unico significa rilanciare le assemblee decisionali dei lavoratori e
dei delegati, approvare piattaforme unificanti e dar vita a forme di lotta
dure. Significa costruire organismi di massa come i Consigli, i Comitati di
sciopero, di agitazione, assemblee di Rsu, di delegati operai, per prendere in
mano l’organizzazione delle lotte. Significa rafforzamento dei settori di
opposizione di classe all’interno e all’esterno dei sindacati e la loro azione
comune.
In tutte le realtà in cui è possibile contare su un segmento avanzato e
combattivo del movimento sindacale e operaio (sindacati classisti, correnti,
reti, etc.) bisogna utilizzarlo per forgiare la più ampia partecipazione e
unità di lotta della classe operaia occupata e disoccupata e con i settori
vittime dell’offensiva capitalista.
Ogni vertenza, ogni sciopero, devono diventare un momento dello scontro per
strappare la direzione del movimento operaio dalle mani dei capi
socialdemocratici e riformisti, per la conquista delle masse sfruttate, per
rovesciare nelle fabbriche e nelle piazze i governi antipopolari come quello
di Letta-Alfano, e aprire la via a un Governo rivoluzionario degli operai e
degli altri lavoratori sfruttati.
Solo attraverso un processo di riorganizzazione, preparazione e educazione
rivoluzionaria il proletariato potrà tornare a essere il fattore decisivo
della situazione. Di qui l’importanza dell’organizzazione politica composta
dai suoi migliori elementi. La rottura definitiva e completa con i riformisti,
i revisionisti, gli opportunisti e gli economicisti sostenitori del marcio
sistema capitalista, il collegamento e l’unificazione su salde basi marxiste-
leniniste per porre le basi per la formazione del Partito comunista, sono il
compito fondamentale dell’oggi.

23 gennaio 2014                      Piattaforma Comunista

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