sabato 17 gennaio 2015

Quirinale: da un reazionario all’altro

Quirinale: da un reazionario all’altro

 
Napolitano si è finalmente dimesso. Politicanti e preti, banchieri e padroni, lo hanno salutato commossi. Nessun proletario cosciente, nessun sincero democratico rimpiangerà il vecchio revisionista approdato al neoliberismo, il “comunista” preferito da Kissinger.  
Nei nove anni di permanenza al Quirinale, “re” Giorgio Napolitano ha avuto un ruolo decisivo nell’insediare governi senza mandato elettorale, imposti dai “mercati finanziari” e dalla troika UE-BCE-FMI. Si è distinto per aver promulgato leggi antioperaie e antipopolari, a favore del grande capitale, nonché leggi ad personam del delinquente Berlusconi (oggi riproposte da Renzi). Ha dato il via libera alle missioni di guerra dell’imperialismo italiano, vassallo di quello USA. Soprattutto ha impresso un’ulteriore spinta all’involuzione reazionaria a livello politico e costituzionale. 
Nel suo prolungato incarico  - un fatto inedito, espressione del decadimento della democrazia borghese - Napolitano si è spesso posto come il capo di una Repubblica presidenziale, arrogandosi persino il diritto di ingerire nella vita dei partiti politici e di presentare emendamenti ai progetti di controriforma istituzionali, economici e sociali. 
Napolitano verrà ricordato come uno dei peggiori presidenti di un paese che esce a pezzi alla fine del suo novennato, al ritmo di mille nuovi disoccupati al giorno. 
Non è difficile prevedere che da un Parlamento zeppo di nominati dai corrotti partiti borghesi e sulla base dell’osceno patto fra Renzi e Berlusconi, il prossimo presidente della Repubblica sarà persino più scadente e pericoloso.
Il ruolo che verrà affidato al prossimo presidente di “garanzia” del grande capitale sarà infatti quello di raccogliere l’eredità politica di Napolitano per portare avanti la trasformazione autoritaria e antidemocratica dello Stato borghese, che ci porterà alla completa rovina sul piano economico, politico e sociale.
Inutile farsi illusioni o consolarsi con la beffa dei toto-presidente proposta dai meda borghesi. Altrettanto inutile limitarsi alla conservazione passiva e piagnona della Costituzione del 1948. 
Il processo reazionario può essere battuto, le libertà democratiche della classe operaia possono essere difese ed estese solo dando vita a un potente fronte unico di lotta proletaria, all’azione unitaria e combattiva di tutti i settori della classe operaia in difesa dei propri interessi. 
Questo è un compito che non può essere rimandato al domani, ma va realizzato oggi nelle fabbriche, nei posti di lavoro, nei quartieri, stringendo accordi per azioni di lotta in comune, rafforzando le componenti sindacali di classe, costruendo organismi unitari (Comitati, Consigli, Assemblee, etc.) nei quali la massa degli sfruttati e degli oppressi possa raccogliersi e lottare.     
Noi comunisti marxisti-leninisti faremo la nostra parte per unificare le forze del proletariato, senza rinunciare neanche per un momento al lavoro indipendente per il Partito comunista, per far crescere nella classe operaia la consapevolezza della necessità di liberarsi dalle marce istituzioni borghesi e di battersi con decisione per una rivoluzione proletaria che apra la strada alla costruzione delle nuove istituzioni di una società basata sulla proprietà sociale dei mezzi di produzione. 
15 gennaio 2015        
 

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia


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