Un governo da
cacciare a furor di popolo
Gli altezzosi signori e signore, che -per conto della Confindustria, delle banche
e di tutta la classe dei padroni pubblici e privati- fanno i ministri del
governo in carica godendo dell’appoggio pieno del PdL, del PD, dell’UDC e del
Capo dello Stato, stanno per rifilarci un altro colpo micidiale, con cui
intendono farci ripiombare nel buio della schiavitù e nella miseria più nera.
Stavolta,
intendono ridimensionare pesantemente la tutela prevista dal famoso articolo 18
contro i licenziamenti individuali privi di “giusta causa”, per permettere alle
aziende pubbliche e private e agli enti pubblici di inventarsi di sana pianta
motivi “economici” o “disciplinari” per licenziare chi vogliono: lavoratori e lavoratrici che non chinano la testa
rispetto a ingiustizie, soprusi, angherie; che sostengono compagne e compagni
di lavoro maltrattati; che contestano l’intensificazione dello sfruttamento; che
si impegnano in prima persona in scioperi e proteste per miglioramenti
salariali, per salvaguardare salute e posti di lavoro, per la dignità
personale.
Ciò
a cui mira il governo è la trasformazione totale dei luoghi di lavoro in
caserme, in cui dover lavorare come schiavi. Come alla Fiat di Pomigliano, dove gli
operai
-schiacciati sotto il terrore di essere licenziati e di essere messi alla fame
e alla disperazione- subiscono condizioni terribili che li massacrano e li
umiliano, fino a essere costretti a disporsi in fila e sull’attenti ad
applaudire Sergio Marchionne, il guappo in cascemir, e la sua corte di
parassiti in visita alla fabbrica.
E
pensare che nel 1939, durante l’inaugurazione degli stabilimenti Fiat di
Mirafiori, cui partecipò Mussolini convinto di essere accolto da applausi
scroscianti, gli operai gli riservarono il silenzio più glaciale,
costringendolo di fatto ad andarsene indispettito anzitempo. E si era in piena
dittatura!
Ma
non finisce qua: il governo, infatti, intende ridurre ai minimi termini
l’indennità di cassa integrazione, della quale il personaggio uscito dai libri
di storia di “Casa Savoia” (Elsa Fornero,
ministro del lavoro) vuole abolire quella in deroga e quella straordinaria per
cessazione dell’attività aziendale, attualmente finalizzata a ritardare di 24
mesi il licenziamento, che, quando poi sopravviene, è indennizzato con la
mobilità da 12 a 36 mesi (12 per chi ha meno di 40 anni; 24 per chi ha tra 40
anni e 50; 36 per chi ha più di 50 anni).
Ma il ministro di “Casa Savoia”, già che c’è, vuole
abolire anche l’indennità di mobilità, sostituendola gradualmente con una
specie di indennità di disoccupazione, ribattezzata ASPI
(Assicurazione Sociale Per
l’Impiego!): indennità che, a partire dal 2016-2017,
durerà soltanto 12 mesi per i licenziati con meno di 55 anni, 18 mesi per
quelli con più di 55 anni, 36 mesi -pare, ma non è affatto certo- per quelli
con più di 58 anni. Con la pensione che sarà ancora di là da venire!
Quanto ai
lavoratori precari, è peggio che andar di notte: restano precari, ma in buona
compagnia, perché ormai stiamo diventando tutti precari!
Ma
cosa ci si sarebbe dovuto attendere da un governo che, in 100 giorni dacché è
in carica, 1) ha deciso che in pensione ci si
andrà per miracolo e che il trattamento economico dei pensionati sarà sempre
più di miseria; 2) ha reintrodotto l’ICI per la prima
casa; 3) ha
aumentato la tassa sui carburanti e l’IVA, le tariffe ferroviarie, elettriche e
del gas; 4) ha introdotto i ticket sulle ricette
e aumentato quelli per esami e analisi; 5)
ha tagliato servizi pubblici e sociali e ne ha rincarato il prezzo?
E cosa ci si sarebbe dovuto
attendere dai capi di Cisl e Uil, che stanno cinguettando, pardon concertando,
col ministro del lavoro, loro che da anni sono più che zelanti nello scaricare
sulla pelle di chi lavora ogni vigliaccata venga in mente a padroni e governi?
La
segretaria generale Cgil, da parte sua, un po’ fa l’enigmatica, un po’ sta al
gioco, un po’ fa finta di non starci, creando disorientamento tra i suoi stessi
iscritti, al punto che Sergio Bellavita (segreteria nazionale Fiom) e
Giorgio Cremaschi (presidente
del Comitato Centrale Fiom) la criticano con argomenti che usano anche contro Cisl e Uil e lanciano
continui appelli alla lotta generalizzata.
Come dargli torto?
CONFEDERAZIONE
COBAS
r.i.p., via s. lorenzo 38, pisa,
marzo 2012. telef.: 050 8312172. e-mail: confcobaspisa@alice.it
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