sabato 17 marzo 2012

COBAS: Un governo da cacciare a furor di popolo


Un governo da cacciare a furor di popolo

Gli altezzosi signori e signore, che -per conto della Confindustria, delle banche e di tutta la classe dei padroni pubblici e privati- fanno i ministri del governo in carica godendo dell’appoggio pieno del PdL, del PD, dell’UDC e del Capo dello Stato, stanno per rifilarci un altro colpo micidiale, con cui intendono farci ripiombare nel buio della schiavitù e nella miseria più nera.


Stavolta, intendono ridimensionare pesantemente la tutela prevista dal famoso articolo 18 contro i licenziamenti individuali privi di “giusta causa”, per permettere alle aziende pubbliche e private e agli enti pubblici di inventarsi di sana pianta motivi “economici” o “disciplinari” per licenziare chi vogliono: lavoratori e lavoratrici che non chinano la testa rispetto a ingiustizie, soprusi, angherie; che sostengono compagne e compagni di lavoro maltrattati; che contestano l’intensificazione dello sfruttamento; che si impegnano in prima persona in scioperi e proteste per miglioramenti salariali, per salvaguardare salute e posti di lavoro, per la dignità personale.

Ciò a cui mira il governo è la trasformazione totale dei luoghi di lavoro in caserme, in cui dover lavorare come schiavi. Come alla Fiat di Pomigliano, dove gli operai -schiacciati sotto il terrore di essere licenziati e di essere messi alla fame e alla disperazione- subiscono condizioni terribili che li massacrano e li umiliano, fino a essere costretti a disporsi in fila e sull’attenti ad applaudire Sergio Marchionne, il guappo in cascemir, e la sua corte di parassiti in visita alla fabbrica.
E pensare che nel 1939, durante l’inaugurazione degli stabilimenti Fiat di Mirafiori, cui partecipò Mussolini convinto di essere accolto da applausi scroscianti, gli operai gli riservarono il silenzio più glaciale, costringendolo di fatto ad andarsene indispettito anzitempo. E si era in piena dittatura!

Ma non finisce qua: il governo, infatti, intende ridurre ai minimi termini l’indennità di cassa integrazione, della quale il personaggio uscito dai libri di storia di “Casa Savoia(Elsa Fornero, ministro del lavoro) vuole abolire quella in deroga e quella straordinaria per cessazione dell’attività aziendale, attualmente finalizzata a ritardare di 24 mesi il licenziamento, che, quando poi sopravviene, è indennizzato con la mobilità da 12 a 36 mesi (12 per chi ha meno di 40 anni; 24 per chi ha tra 40 anni e 50; 36 per chi ha più di 50 anni).

Ma il ministro di “Casa Savoia”, già che c’è, vuole abolire anche l’indennità di mobilità, sostituendola gradualmente con una specie di indennità di disoccupazione, ribattezzata ASPI (Assicurazione Sociale Per l’Impiego!): indennità che, a partire dal 2016-2017, durerà soltanto 12 mesi per i licenziati con meno di 55 anni, 18 mesi per quelli con più di 55 anni, 36 mesi -pare, ma non è affatto certo- per quelli con più di 58 anni. Con la pensione che sarà ancora di là da venire!

Quanto ai lavoratori precari, è peggio che andar di notte: restano precari, ma in buona compagnia, perché ormai stiamo diventando tutti precari!

Ma cosa ci si sarebbe dovuto attendere da un governo che, in 100 giorni dacché è in carica, 1) ha deciso che in pensione ci si andrà per miracolo e che il trattamento economico dei pensionati sarà sempre più di miseria; 2) ha reintrodotto l’ICI per la prima casa; 3) ha aumentato la tassa sui carburanti e l’IVA, le tariffe ferroviarie, elettriche e del gas; 4) ha introdotto i ticket sulle ricette e aumentato quelli per esami e analisi; 5) ha tagliato servizi pubblici e sociali e ne ha rincarato il prezzo?

E cosa ci si sarebbe dovuto attendere dai capi di Cisl e Uil, che stanno cinguettando, pardon concertando, col ministro del lavoro, loro che da anni sono più che zelanti nello scaricare sulla pelle di chi lavora ogni vigliaccata venga in mente a padroni e governi?
La segretaria generale Cgil, da parte sua, un po’ fa l’enigmatica, un po’ sta al gioco, un po’ fa finta di non starci, creando disorientamento tra i suoi stessi iscritti, al punto che Sergio Bellavita (segreteria nazionale Fiom) e Giorgio Cremaschi (presidente del Comitato Centrale Fiom) la criticano con  argomenti che usano anche contro Cisl e Uil e lanciano continui appelli alla lotta generalizzata.
Come dargli torto?

CONFEDERAZIONE COBAS
r.i.p., via s. lorenzo 38, pisa, marzo 2012. telef.: 050 8312172. e-mail: confcobaspisa@alice.it

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