giovedì 15 marzo 2012

Perché serve un'internazionale trotskista?


Perché serve un'internazionale trotskista?
Qualche risposta a una domanda fondamentale (*)



di Francesco Ricci
"Il centro di gravità dell'organizzazione di classe del proletariato risiede nell'Internazionale."
Rosa Luxemburg (in: La crisi della socialdemocrazia, “Juniusbroschure”, 1915)


Una delle grandi contraddizioni in cui viviamo è quella tra la nascita, negli ultimi due anni, di movimenti, lotte e rivoluzioni a livello internazionale, in ogni continente, e la contemporanea assenza di una Internazionale dei lavoratori, di un partito mondiale. Ciò è a sua volta l'esito della madre di tutte le contraddizioni, segnalata da Trotsky già settant'anni fa: quella tra la maturazione delle condizioni oggettive per porre fine al capitalismo e l'immaturità delle condizioni soggettive, cioè a dire della direzione rivoluzionaria che possa compiere questa opera gigantesca. A questo si riferiva Trotsky scrivendo, nelProgramma di transizione, che " La crisi storica dell'umanità si riduce alla crisi della direzione rivoluzionaria." (1)
Noi pensiamo che sia proprio questa contraddizione ad avere ostacolato fin qui lo sviluppo della lotta in diversi Paesi laddove la lotta contro le misure di austerità dei governi borghesi è ancora a livelli arretrati (come è il caso dell'Italia o della Germania); ad aver reso difficile lo sbocco rivoluzionario in altri Paesi dove invece la lotta è già molto avanzata (si pensi alla Grecia), e ad avere impedito fin qui la vittoria effettiva delle rivoluzioni già iniziate da oltre un anno e ancora in corso nei Paesi arabi e nel Medio Oriente.
Per questo ci pare utile provare a riassumere qui il perché a noi sembra indispensabile avanzare nella costruzione di una Internazionale rivoluzionaria e perché pensiamo che non possa che essere la Quarta Internazionale: un progetto in cui sono impegnate contemporaneamente le sezioni della Lega Internazionale dei Lavoratori (Lit-Quarta Internazionale) in decine di Paesi e nei diversi continenti, a partire dall'Europa.
La Lit non ha la pretesa di essere oggi la Quarta Internazionale. Lavora per la sua ricostruzione (dopo che varie crisi, seguite alla fondazione nel 1938, hanno di fatto distrutto l'organizzazione fondata da Trotsky: ma questo tema sarà oggetto di un futuro articolo).
Perché serve un'Internazionale rivoluzionaria? Proviamo intanto a rispondere a questa domanda con tre risposte, per poi vedere di capire chi si propone oggi questo compito, in Italia.
Primo: perché la lotta di classe è internazionale
Nella Rivoluzione permanente Trotsky scrive: "(...) il carattere internazionale della rivoluzione socialista è la conseguenza delle condizioni dell'economia e della struttura sociale dell'umanità. L'internazionalismo non è un principio astratto, bensì il riflesso politico e teorico del carattere internazionale dell'economia, dello sviluppo mondiale delle forze produttive e dell'estensione mondiale della lotta di classe." (2)
In altre parole: il capitalismo è un sistema internazionale e certo il socialismo - cioè una società qualitativamente superiore al capitalismo - non potrà costruirsi su basi nazionali, più arretrate: al contrario, avrà necessità (come la stessa esperienza del crollo dell'Urss stalinista dimostra) di costruirsi su scala internazionale.
Ma non è un problema del domani: cioè non è cosa che si porrà dopo una rivoluzione vittoriosa. L'internazionalismo segna il percorso verso quella rivoluzione, è l'unica strada che la rende possibile.
Secondo: perché le lotte non bastano, serve il partito
Questo punto è il più importante ma è anche quello che svilupperemo più rapidamente. Vale infatti quanto abbiamo scritto varie volte in relazione al partito nazionale: senza partito rivoluzionario non c'è teoria rivoluzionaria né movimento rivoluzionario. Rimandiamo in proposito al paginone sul partito pubblicato in Progetto Comunista n. 31.
Per quanto riguarda i riflessi pratici, visibili a occhio nudo, basti pensare alla necessità evidente, urgente, imperiosa di unire tra loro le lotte che si stanno sviluppando nei diversi continenti e Paesi. Così come unire le lotte in uno stesso Paese, superando l'isolamento di ciascuna, spezzando il tentativo della borghesia di contrapporre i proletari di Paesi differenti (e di etnie o origini differenti, nativi e immigrati), consentendo invece di amplificarne la forza, l'unione internazionale. Il confronto (in primo luogo) e il coordinamento (in secondo luogo) tra le diverse esperienze, consentirebbe già oggi di fare dei giganteschi balzi in avanti, usando la forza delle situazioni più avanzate (le rivoluzioni nei Paesi arabi) per trainare le lotte in Europa; di far seguire alle punte della lotta in Europa (ad es. in Grecia) i Paesi dove la lotta ancora è più arretrata.
Senza un'Internazionale di questo tipo, invece, tutto il coraggio e gli sforzi delle masse in lotta, tutte le loro vittorie parziali (come sono state il rovesciamento di governi e regimi in Nord Africa), sono destinate alla sconfitta. Non solo: riformisti e stalinisti, oggi come ieri, oggi nella loro versione che è la caricatura in sedicesimo di quella di ieri, si muovono su basi nazionali e talvolta nazionaliste. Si pensi a Ferrero che attacca Monti in quanto... subalterno alla Germania. O al piccolo gruppo della Rete dei Comunisti (che tuttavia dirige nell'ombra il sindacato Usb, all'insaputa di molti attivisti) che fa girare un video che esalta l'Italia contro la Germania (usando anche la metafora calcistica) (3).
Terzo: perché l'Internazionale non nascerà come sommatoria di partiti
Alcuni teorizzano la formazione prima di partiti e solo in seguito di una Internazionale. Viceversa la costruzione di un'Internazionale e, contemporaneamente, delle sue sezioni, è l'unica garanzia di costruire gli stessi partiti su un programma realmente internazionalista (e quindi comunista), sottraendosi (per quanto è possibile) alle pressioni nazionali e borghesi. Quelle pressioni che portarono all'esplosione della II Internazionale (il 4 agosto) e allo scioglimento per mano dello stalinismo della Terza Internazionale.
L'Internazionale e i partiti che la compongono possono essere costruiti solo in un processo combinato: non si tratta di erigere prima i muri nazionali e poi di porvi sopra l'Internazionale come se fosse il tetto della casa. La relazione tra la costruzione nazionale e internazionale è dialettica. Certo lo sviluppo dei partiti è fondamentale per lo sviluppo dell'internazionale; ma nessun partito può fare il salto fondamentale (arrivare a dirigere una rivoluzione e prendere il potere) senza l'aiuto, l'elaborazione, il sostegno, la partecipazione dell'Internazionale.
Lo stesso programma rivoluzionario può essere elaborato solo su scala internazionale. In un testo del 1928, Critica al Progetto di programma dell'Internazionale Comunista, Trotsky scrive: "Il partito rivoluzionario può basarsi solo su un programma internazionale (...). Il programma comunista internazionale non è mai la sommatoria dei programmi nazionali (...). Il programma internazionale deve fondarsi sull'analisi delle condizioni e tendenze dell'economia mondiale e del sistema politico nella loro totalità, tenendo in conto tutte le rispettive connessioni e contraddizioni, cioè l'interdipendenza reciprocamente antagonista dei suoi differenti elementi. Nell'epoca attuale, ancora più che in passato, l'orientamento nazionale del proletariato deve e può trovare origine solo in un orientamento mondiale, e non all'inverso. Questa è la differenza principale e basilare tra l'internazionalismo comunista e tutte le varianti di socialismo nazionale." (4)
Non un'internazionale qualsiasi: la Quarta
Quale altra forza del movimento operaio, ad eccezione dei trotskisti, ha combattuto una battaglia al contempo contro la borghesia (tanto quella "democratica" come contro quella fascista) e contro gli agenti della borghesia nel movimento operaio (riformisti e stalinisti)? Quale altra corrente del movimento operaio ha difeso e sviluppato sulle sue basi il marxismo, senza diventare una setta sterile (come è diventato quanto rimane del bordighismo), a parte il trotskismo? Nessuna. Solo i trotskisti conseguenti rivendicano quello che in fondo è solo l'abc del comunismo da Marx in poi: la costruzione di un partito d'avanguardia, l'indipendenza dalla borghesia e dai suoi governi, per guadagnare nel vivo delle lotte le masse al rovesciamento rivoluzionario del capitalismo e all'instaurazione del potere dei lavoratori, cioè alla dittatura del proletariato, primo passo verso il socialismo e la scomparsa definitiva della divisione in classi della società.
Questo spiega perché secondo noi dire "trotskismo" oggi equivale a dire marxismo. Il trotskismo è il marxismo dei giorni nostri. E siccome l'Internazionale che serve e che vogliamo e stiamo formando si deve basare sul marxismo e non certo su qualche sua variante riformista, questa Internazionale non potrà che essere la Quarta, laddove il numero, come spiegava Trotsky, indica un programma, una prospettiva.
Italia: altri tre gruppi si richiamano al trotskismo ma...
In un testo degli anni Trenta, "Il centrismo e la Quarta Internazionale", elencando le caratteristiche che definiscono le forze centriste (cioè oscillanti tra i riformisti e i rivoluzionari), oltre all'eclettismo, al disprezzo della teoria, all'avversione meramente a parole del riformismo, Trotsky scrive: "Sul piano internazionale, il centrista si caratterizza se non per la sua cecità per lo meno per la sua miopia. Non comprende che nell'epoca attuale il partito rivoluzionario nazionale si può costruire unicamente come parte di un partito internazionale."
Ora, in Italia ci sono, a parte il Pdac, altre tre organizzazioni che si richiamano al trotskismo o che hanno questa provenienza. Eppure nessuna di queste fa parte di una Internazionale effettivamente operante su basi trotskiste, cioè sul programma del marxismo rivoluzionario (5).
Non ne fa parte Sinistra Critica, che pure sarebbe erede di uno dei tronconi principali di provenienza trotskista: il Segretariato Unificato della Quarta Internazionale (SU). L'Su è da alcuni anni in crisi, avendo perso di fatto, dopo una politica sempre più opportunista, le principali sezioni nazionali. In Brasile è andato in pezzi dopo il sostegno e la partecipazione ai governi di Lula. In Francia, dopo la trasformazione (peraltro fallimentare) della Lcr in Npa (Nuovo partito anticapitalista), si è persa la stessa affiliazione formale. L'Npa non è più "sezione" del Su e alcuni suoi membri vi partecipano individualmente. La stessa cosa vale per l'ex sezione italiana, il cui approdo ultimo è Sinistra Critica. Che non solo ha rimosso ogni riferimento al trotskismo (considerato quasi un peccato di gioventù) ma mantiene ormai con la struttura internazionale solo un rapporto individuale (definito "di solidarietà") da parte di alcuni suoi membri.
Anche tralasciando la forma ben più che federalista, il progetto dichiarato di quanto rimane del Su è la costruzione di una Internazionale (e di partiti) che unisca rivoluzionari e riformisti, inevitabilmente su un programma non rivoluzionario.
Nei testi di Sc ricorre il concetto "raccogliamo le bandiere di un vero riformismo, lasciate cadere dai riformisti" e un richiamo grottesco a una specie di "ritorno" futuro alla Prima Internazionale: come se in mezzo non ci fossero state alcune altre internazionali (la II, la III, la IV) nonché la rivoluzione russa; come se non fosse stato proprio Marx a battersi per sciogliere quella "unione ingenua" per "costituire un'internazionale interamente marxista" (espressioni di Engels).
Su un aspetto (quello organizzativo) è diversa la situazione per Falcemartello, che si richiama al trotskismo (pur avendo rimosso dal proprio bagaglio le posizioni basilari del marxismo rispetto allo Stato. Questo gruppo, interno a Rifondazione Comunista, è parte di una organizzazione internazionale: la Corrente marxista Internazionale (Cmi), legata alla parte minoritaria (fondata da Grant e Alan Woods) delle due in cui si è scisso nel 1991 il britannico Militant. La Cmi rivendica un sostegno incondizionato al chavismo e ha abbandonato ogni progetto sulla Quarta Internazionale a favore della (fantomatica) Quinta Internazionale di Chavez. Nel 2010 ha subito una ulteriore scissione (del gruppo spagnolo che con settori dell'America Latina ha dato vita a una nuova corrente) ma, a prescindere dalle dimensioni, ha comunque un funzionamento internazionale. Seppure - qui sta il punto - su basi programmatiche che mantengono col trotskismo solo una vaga relazione, più nominale che sostanziale (6).
Infine si richiama al trotskismo, e anzi esibisce persino nel simbolo il riferimento alla Quarta Internazionale, il Pcl di Ferrando. A parte l'eterogenea mescolanza di posizioni che viene sostenuta dai suoi gruppi locali (dal castrismo al berlinguerismo), e lasciando da parte momentaneamente la struttura profondamente non bolscevica su cui cerca di costruirsi (il partito dei simpatizzanti), questioni che abbiamo affrontato e documentato in altri articoli, resta il fatto che il raggruppamento internazionale di cui in teoria il Pcl farebbe parte non ha nessuna vita concreta. Ciò, nonostante Ferrando abbia dichiarato alManifesto che sarebbe la "principale forza trotskista nel mondo". Si tratta del Crqi (Comitato per la Rifondazione della Quarta Internazionale), composto dal Partido Obrero argentino (forza con un peso reale nel proprio Paese, anche se marcata da una forte tendenza elettoralista) attorno a cui ruotano piccoli satelliti: un gruppo in Grecia, gruppi di poche unità in qualche altro Paese (Finlandia e Uruguay, ma a giudicare dai siti fermi a qualche anno fa, forse non esistono più) a cui si aggiunge soltanto, dopo la rottura del gruppo presente in Brasile (Pco), il Pcl italiano. Il Crqi non è nemmeno una federazione lassa, al più un gruppo di discussione. Non fa congressi e non ha organismi dirigenti permanenti, solo un coordinamento che si riunisce raramente; non dispone di periodici, salvo El Obrero Internacional, un bollettino che si è arrestato al settimo numero, nel 2007. Come si può constatare dal sito del Crqi (7) l'ultima dichiarazione congiunta di quello che ci pare corretto definire al più come un gruppo di discussione risale a due anni fa. Si tratta insomma solo una sigla che usa il Po per dimostrare di non essere "nazional-trotskista" e che esibisce periodicamente Ferrando per non dover ammettere la verità: e cioè che il Pcl non fa parte di nessuna organizzazione internazionale realmente esistente.
La Lega Internazionale dei Lavoratori: qualcosa di qualitativamente diverso
L'Internazionale vera è un partito internazionale: cioè qualcosa di superiore e quindi di ben differente dalla semplice solidarietà tra militanti di Paesi diversi; qualcosa di differente e quindi di ben superiore rispetto ai rapporti diplomatici tra organizzazioni di diversi Paesi che altri praticano (sia forze riformiste che staliniste). Un partito internazionale significa una organizzazione centralizzata, con un congresso mondiale e una direzione internazionale in cui si discute di ogni Paese e si elabora comunemente un programma e si assumono decisioni generali che riguardano l'intero partito internazionale, a prescindere dalle frontiere degli Stati borghesi.
E' un fatto che oggi in Italia solo il Pdac è parte di una internazionale (piccola ma reale e presente in decine di Paesi nel mondo e in diversi Paesi europei) impegnata a costruire una internazionale trotskista (cioè comunista rivoluzionaria) con influenza di massa. La Quarta Internazionale: che la Lit non ha la presunzione di incarnare e di cui cerca di essere uno strumento forgiativo. La Lit ha tenuto il suo X Congresso mondiale (8) nel novembre scorso. Un congresso, cui hanno partecipato decine di delegati da tutto il mondo, che ha dimostrato come la Lit sia oggi nei fatti la principale organizzazione trotskista internazionale tanto per diffusione in diversi Paesi come per la crescita conosciuta negli ultimi anni. In Europa, pur nelle limitatezze delle nostre forze, siamo l'unica forza rivoluzionaria presente in svariati Paesi, con proprie sezioni e una direzione continentale.
Tutta l'esperienza storica ci dimostra che senza partito - e ciò vuol dire anche e soprattutto senza partito internazionale - le lotte sono destinate alla sconfitta. Dalla divisione dei proletari secondo linee di confine guadagnano solo i padroni e i loro agenti, i burocrati riformisti e tutti coloro che predicano e praticano la collaborazione di classe con la borghesia. Per questo la borghesia di tutto il mondo attaccò la Prima Internazionale e i marxisti dopo la Comune. Per questo i riformisti distrussero nei fatti il 4 agosto 1914 la II Internazionale e Stalin sciolse la Terza alla vigilia della seconda guerra mondiale. Per questo la Quarta Internazionale dovette fin dalla sua nascita subire i colpi incrociati delle borghesia "democratica" di tutto il mondo, dei fascisti, degli stalinisti.
L'acuirsi della crisi del capitalismo su scala internazionale rende oggi più che mai urgente forgiare l'unico strumento con cui i lavoratori e i giovani potranno liberare il mondo da questa idra a nove teste che è il capitalismo e che non scomparirà da sé prima di aver distrutto tutto. Quello strumento, quella spada affilata, l'unica in grado di uccidere il mostro, è appunto l'Internazionale, la Quarta Internazionale che stiamo costruendo, che dobbiamo costruire. Quel partito mondiale che, per usare le parole del Programma di transizione: "dà battaglia senza compromessi a tutti i raggruppamenti politici attaccati alla giacca della borghesia. Il suo compito è l'abolizione del dominio capitalistico. Il suo fine è il socialismo. Il suo metodo è la rivoluzione proletaria."
(*) da Progetto Comunista di marzo 2012

Note
(1) Lev Trotsky, Programma di transizione, Massari editore 2008, nuova traduzione di Fabiana Stefanoni.
(2) Lev Trotsky, La rivoluzione permanente, Mondadori, 1971.
(3) Si veda il vergognoso video sciovinista con cui la Rete dei Comunisti pubblicizza il referendum autogestito sul debito: 
http://www.youtube.com/watch?v=XHQQkKWpkZI&feature=player_embedded
(4) Lev Trotsky, La III Internazionale dopo Lenin, Schwarz, 1957.
(5) Non ci occupiamo in questo articolo di altre forze che in vari modi si pongono il tema delle relazioni internazionali, ma che lo fanno in un'ottica stalinista: come il gruppo di Marco Rizzo (Comunisti - Sinistra Popolare) o la Rete dei Comunisti, che si contendono i rapporti diplomatici con quanto resta a livello europeo dello stalinismo.
(6) Sulle posizioni di Falcemartello rispetto allo Stato si veda il nostro: "Il dibattito dell'ottavo congresso di Rifondazione. Ferrero all'opposizione di Monti e della borghesia... tedesca", e in particolare l'appendice su "Falcemartello e il marxismo", articolo pubblicato sul nostro sito all'indirizzo 
http://www.alternativacomunista.it/content/view/1542/1/
(7) http://crciweb.org/es/node/289
(8) Sul X Congresso della Lit si vedano gli articoli pubblicati nel numero precedente di Progetto Comunista e vari articoli pubblicati sul nostro sito web: www.alternativacomunista.org


Partito di Alternativa Comunista
Lega Internazionale dei Lavoratori - Quarta Internazionale

www.alternativacomunista.org

 


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