Unire l’opposizione di sinistra contro la restaurazione moderata
Pubblicato il 30 apr 2013
di Paolo Ferrero -
Molti commentatori hanno sottolineato l’alto tasso di democristianità del discorso di Enrico Letta: un discorso ecumenico che parlava ai diversi partiti della sua maggioranza. L’esposizione vellutata del presidente del Consiglio non è però priva di sostanza e la sostanza è molto dura: Il governo Letta si presenta come il fedele esecutore delle direttive europee sull’austerità, quelle direttive che stanno pesantemente aggravando la crisi. Letta ha detto in tutta chiarezza che la stella polare è l’impegno a ridurre il Debito e la pressione fiscale, cosa che porta con se con ogni evidenza ulteriori privatizzazioni e ulteriori tagli del welfare. Parallelamente non si è sentita una parola contro il Fiscal Compact o sulla redistribuzione del reddito. La continuità con Monti su questo è totale. Gli impegni con l’Europa sul terreno dell’austerità sono invece stati ribaditi in forma perentoria, priva di ambiguità. Non solo: l’austerità è diventata la cornice al cui interno sono stati collocati anche gli accenni allo sviluppo, accenni che non hanno riscontri in impegni precisi. Così come non è stato fatto alcun accenno a dove recuperare la decina di miliardi necessari per realizzare le promesse contenute nel discorso (soluzione del problema degli esodati, rifinanziamento Cig in deroga, abolizione IMU su prima casa, non aumento dell’IVA). Un discorso quindi totalmente interno allo schema neoliberista di Monti in cui la differenza di accenti segna il passaggio da un governo tecnico a uno politico, non una differenza di contenuti.
Da questo punto di vista la vera notizia del discorso odierno è il patto di legislatura tra le forze politiche che compongono il governo, un patto costituente che cerca di espungere l’alternativa economica e sociale dall’ambito della politica italiana. Il programma esposto da Letta non è quello di un governo a termine. Vi è un ambizioso progetto di stabilizzazione moderata che riguarda le istituzioni, l’economia e la politica. Se il governo Monti è stato un governo Costituente, quello Letta prosegue quella strada facendo della collaborazione politica tra PD e PDL un fatto strutturale per la restaurazione della Seconda Repubblica. Letta prende atto del crollo della seconda repubblica e invece che aprire ad una modifica di politiche economiche e sociali si pone l’obiettivo di cambiare la forma per mantenere la sostanza. Se la Seconda repubblica è crollata sotto le sguaiate ruberie di molti, la promessa della moralità è la strada scelta da Letta per poter proseguire in termini più efficaci le politiche neoliberiste. L’obiettivo di Letta è la costruzione di un più efficace governo del capitale che fa dell’unità nazionale la forza legittimante. Quella di Letta è quindi a tutti gli effetti una operazione reazionaria, restauratrice, che fa i conti con la crisi del sistema per cercare di ricostruire in modo più efficace un blocco politico e sociale moderato. Che questa operazione venga guidata da uomini espressione del PD (da Napolitano e Letta) la dice lunga su cosa è concretamente quel partito. Il PD ha certo contraddizioni ma è organicamente protagonista dei processi di ristrutturazione capitalistica che avvengono nella crisi. Da questo punto di vista l’ambiguità del centro sinistra è definitivamente tramontata. O si sta dentro l’orizzonte tracciato da Letta o si lavora a costruire una sinistra in opposizione a questo quadro politico e istituzionale. Per questo noi proponiamo un processo di aggregazione di tutta la sinistra di opposizione che faccia i conti fino in fondo con il fatto che il centro sinistra semplicemente non esiste più. Non è oggi il tempo per i tatticismi, è tempo che tutte le forze che fanno opposizione da sinistra si uniscano per costruire un movimento di massa contro il governo Letta e le sue politiche. Per questo noi operiamo affinché la manifestazione indetta dalla Fiom per il 18 maggio prossimo abbia una piena riuscita e sia solo il primo appuntamento di una lunga serie.
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