ACQUA BENE COMUNE – A Siena un ricorso decisivo per l’applicazione del referendum del giugno 2011. Il Giudice conferma la propria competenza a decidere nel merito del ricorso
Soddisfatti i comitati referendari: «Come Mosé separeremo le acque dal profitto!»
SIENA - Si è tenuta stamani [24 settembre] la seconda udienza dal Giudice di Pace per il ricorso che 5 cittadini, supportati dal Comitato senese acqua bene comune, hanno presentato contro l’Acquedotto del Fiora per chiedere la restituzione della remunerazione del capitale, il profitto che è stato eliminato con il referendum del 12 e 13 giugno 2011. La tariffa contenente la quota di profitto era stata approvata a maggioranza dai sindaci toscani e anche per questo il ricorso, inizialmente intrapreso contro l’Acquedotto del Fiora, è stato esteso all’Autorità Idrica Toscana che si è costituita oggi in giudizio.
Il Tar Toscana nel marzo 2013 (sentenza n. 436/2013) ha dato ragione al Forum toscano dei Movimenti per l’acqua dichiarando illegittime le tariffe successive al referendum.
Anche a Chiavari, in Liguria, poche settimane fa il Giudice di Pace ha disposto la restituzione del 22% della bolletta, la quota che in quel comune corrisponde al profitto. La sentenza, oltre a ribadire il valore legislativo dell’istituto referendario riconosce anche che l’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas, che ha prodotto la nuova “tariffa-truffa” reintroducendo il profitto sotto nuovo nome “oneri finanziari”, ha un limitato potere amministrativo, comunque subordinato all’esito referendario.
Il Giudice di Pace di Siena ha riconfermato la propria competenza a decidere nel merito del ricorso e la prossima udienza è stata fissata per il 12 novembre. Soddisfatto il comitato acqua bene comune, il portavoce Andrea Borgna dichiara: “Porteremo avanti questa battaglia per l’applicazione del referendum perché per noi si tratta anche di una battaglia per la democrazia.”
Comitato senese acqua bene comune
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