giovedì 29 novembre 2012

Ripartire dalla polvere. A Firenze, verso “Cambiare si può”


Ripartire dalla polvere. A Firenze, verso “Cambiare si può”
Dmitrij Palagi, La Prospettiva
Cambiare si può? A Firenze è difficile da credere, dopo il primo turno delle primarie. Non è tanto la vittoria ottenuta da Renzi nella “rossa regione” (Bersani, nonostante l’appoggio della maggioranza delle segreterie locali, è riuscito a superare il rottamatore solo a Livorno e Massa, tra le province), quanto la riaffermazione del “sindaco che la destra invidia” nella sua città. Come ai tempi delle vittorie di Berlusconi, nel capoluogo è difficile trovare qualcuno che ha votato il vincitore. L’odio che circonda il nemico di turno non aiuta a capire chi lo vota e perché lo fa. Tante cose non tornano. Bersani aveva già dichiarato che avrebbe dato l’appoggio a Renzi, in caso di ballottaggio tra il primo cittadino fiorentino e il governatore della Puglia. Nulla di strano. Renzi è iscritto al Partito Democratico. Ne è un dirigente, capace più di altri, a giudicare dai risultati. Il “voto utile” per Bersani non ha richiamato. La disaffezione per il gruppo dirigente che fu dei Democratici di Sinistra è radicato nei cittadini toscani. Poco credibile è suonato anche il “voto utile” per Vendola. Sinistra Ecologia e Libertà è nata monca nel capoluogo regionale: Renzi è stato appoggiato da SEL alle ultime comunali, eleggendo un consigliere comunale, che ancora oggi appoggia la giunta  “che la destra invidia”. Allo stesso tempo, un consigliere comunale eletto nella lista Verdi-Spini (Valdo) è oggi invece parte organica di SEL. Il partito di Vendola è quindi oggi dichiaratamente all’opposizione nel Comune di Firenze ma questo non è esattamente cristallino nella visione diffusa della politica cittadina.
Poche settimane prima delle primarie, il decennale del Social Forum Europeo aveva già amareggiato l’ambiente che si ostina a voler costruire “un mondo diverso”. L’esito di Firenze 10+10 ha evidenziato le sconfitte maturate in questo decennio.
Nonostante questo la sala della riunione di Cambiare si può Firenze è piena. Non aleggiano illusioni. Il percorso sarà brevissimo, viene detto subito. Si è scelto infatti di lanciare una campagna, anziché un appello. La scopo è preciso: creare una presenza elettorale alternativa tanto alla coalizione Italia Bene Comune (PD-SEL-PSI) quanto al Movimento 5 Stelle. In questa fase si preferisce chiarire i problemi, più che indicare le soluzioni. Nessuno sottovaluta il riscontro positivo che c’è stato, anche in termini di personalità che si sono dichiarate interessate. Il dibattito mediatico spesso si concentra sull’interpretazione di ogni singola frase di De Magistris e di Ingroia: un fatto così importante, in termini di visibilità, diventa un limite se non matura un percorso popolare intorno alla campagna. In termini rapidissimi occorre definire il progetto e capire come articolarlo sui territori.
C’è da chiarire se sposare un’identità fortemente di opposizione o rimanere sul filo del rasoio rispetto al centrosinistra. C’è da chiarire se caratterizzarsi principalmente sulla contrarietà alle politiche di Monti o preferire una serie di richieste di governo da far pesare nel prossimo parlamento, anche senza far parte del prossimo esecutivo.
La “grammatica dell’alternativa” ha uno spazio in cui nascere e crescere. Si trova però a muoversi in un contesto destrutturato.
Il 2013 è la linea insuperabile. Cambiare si può ma il tempo è poco, soprattutto nella città in cui la sinistra si ritrova senza grandi motivi di speranza, divisa e rancorosa. Non è un caso che molti dei promotori siano fiorentini e che ci siano qui protagonisti di storie diverse, talvolta opposte (tatticamente). L’appuntamento è per sabato 1 dicembre, a Roma, per gli stati generali nazionali dell’appello Cambiare si può“Dalla polvere si può ripartire”, per citare Andrea Bagni (uno dei promotori). Resta da capire cosa sarà. I cartelli elettorali non sono mai andati lontano, soprattutto nell'ultimo periodo.

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