Fusioni di Comuni. Sgherri: “Si a valorizzazione di entità unitarie, no a meri matrimoni di interessi.”
Firenze, 28 maggio. Non ci piacciono i matrimoni di solo interesse. Non ci convince quindi come sono state portate avanti le proposte di fusione di Comuni che sono giunte oggi in aula: non ci piacciono infatti quelle – come in questi casi, penso ad esempio alla fusione di due comuni della Lunigiana – che appaiono avanzate appunto da meri motivi di interessi – come la sospensione temporanea dei vincoli del patto di stabilità -.
Il tema oggi del dimensionamento appropriato, capace di rispondere alle necessità di natura economica e delle doverose economie di scala (minori costi della burocrazia con la non duplicazione delle funzioni apicali), del dimensionamento demografico adeguato ad avere consoni servizi, avrebbe potuto essere raggiunto se si fossero individuate, a partire dal livello regionale, le soluzioni ottimali da confrontare e condividere con i Comuni stessi. Nel merito infatti – proprio nell’ottica di condividere lo strumento della fusione se adeguatamente individuato per i territori –può convincere l’esempio di un comune unico della montagna pistoiese e poteva convincere uno unico del Mugello in quanto valorizzano le radici culturali e storiche unitarie; così non può essere invece per la fusione di due soli Comuni. E non è nemmeno pensabile che il processo di fusione armonico, con gli obbiettivi suddetti, possa giungere a pezzi, cioè cammin facendo: una riforma quindi sciupata i cui esiti appaiono scontati.
La Capogruppo Monica Sgherri
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