http://www.cronachediordinariorazzismo.org/2013/05/rifiutare-costa-presentato-il-dossier-costi-disumani/
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IMMIGRAZIONE
Immigrati irregolari: spesi oltre 1,6 miliardi per le "politiche del rifiuto"
Il rapporto “Costi Disumani” di Lunaria calcola la cifra dal 2005 al 2012 sommando gli stanziamenti di Stato italiano e Ue. A fronte delle ingenti risorse, su oltre 500 mila irregolari solo il 39 per cento sono stati allontanati dal territorio nazionale
Roma – La spesa pubblica per il capitolo del contrasto all’immigrazione irregolare, dal 2005 al 2012, ammonta ad almeno un miliardo e 668 milioni di euro, di cui 1,3 miliardi stanziati dallo Stato italiano e 281,3 milioni dall’Unione Europea. A tirare le somme non è la pubblica amministrazione, ma l’associazione Lunaria, che ha redatto il rapporto “Costi disumani” con il supporto di Open Society Foundations. Dalla ricerca emerge la scarsa trasparenza e “reticenza delle autorità competenti, in particolare il ministero dell’Interno, a fornire dati e informazioni a soggetti terzi”. Anche a causa della frammentazione delle fonti di finanziamento è difficile avere un quadro chiaro della situazione.
A queste risorse devono infatti aggiungersi quelle per il funzionamento dell’agenzia europea per il controllo delle frontiere, Frontex, per le quali non è possibile stimare la quota direttamente connessa con le attività di contrasto promosse dall’Italia. A fronte dell’ingente spesa pubblica, i risultati delle “politiche del rifiuto” sono limitati e inefficaci. Il Rapporto si basa sull’esame di documenti ufficiali italiani, comunitari e internazionali, di testi e rapporti pubblicati da centri studi e organizzazioni della società civile nazionale ed europea. Si tratta della prima parte di una ricerca che si propone di operare un confronto tra le risorse pubbliche investite per il contrasto e quelle stanziate per promuovere interventi di accoglienza e di inclusione. Questa seconda parte sarà oggetto di un secondo rapporto, non ancora pubblicato.
Di questi costi, la quota più grossa, oltre un miliardo, è destinata ai centri di accoglienza e ai centri di detenzione amministrativa per migranti. In particolare i Centri di identificazione e di espulsione non sono efficaci per il contrasto all’immigrazione irregolare ed espongono i migranti a gravi violazioni dei diritti umani “che non sono accettabili in uno Stato di diritto”. Pertanto è urgente chiudere i Cie, conclude il rapporto. Lunaria ribadisce così la richiesta già fatta da molte Ong e associazioni della società civile sul sistema della detenzione amministrativa dei migranti irregolari. Il Rendiconto Generale dello Stato non consente di scorporare i costi relativi al funzionamento dei Centri di Identificazione ed Espulsione da quelli relativi al complesso del sistema di accoglienza degli immigrati irregolari ma la consultazione degli avvisi pubblici per l’affidamento della gestione, alcuni dati pubblicati dalla Corte dei Conti e la consultazione degli atti parlamentari porta a stimare una spesa minima annuale pari ad almeno 55 milioni di euro. Numeri alla mano, i Cie sono ben lontani dall’aver prodotto i risultati attesi: su 169.126 persone “transitate” nei centri tra il 1998 e il 2012, sono state soltanto 78.081 (il 46,2 per cento del totale) quelle effettivamente rimpatriate.
Il resto delle risorse sono state usate per il controllo delle frontiere esterne, per lo sviluppo dei sistemi tecnologici finalizzati a migliorare le attività di sorveglianza e di identificazione, per la realizzazione dei programmi di rimpatrio, per la gestione dell’intero sistema dei centri di accoglienza degli immigrati irregolari, per la cooperazione con i paesi terzi in materia di contrasto ai migranti.
Ma l’obiettivo del contrasto dell’immigrazione irregolare non è stato raggiunto, come dimostra il dato che tra il 1986 e il 2009 più di un milione e seicentomila persone straniere (1.661.291) sono state regolarizzate con le sanatorie. I migranti rintracciati in Italia in posizione irregolare sono stati 540.389 tra il 2005 e il 2011, con una tendenza decrescente nel corso del tempo: erano 119.923 nel 2005, sono diventati 47.152, meno della metà, nel 2011. E tra il 2005 e il 2011 i migranti che non hanno ottemperato all’espulsione sono stati il 60,3 per cento, pari a 325.806 persone, mentre i respinti alla frontiera sono stati il 13,6 per cento (73.563 persone), gli allontanati sono stati pari al 26,1 per cento (141.020). Nel complesso, quindi, coloro i quali sono stati allontanati dal territorio nazionale (tramite respingimenti alle frontiere e provvedimenti di espulsione) rappresentano il 39,7 per cento del totale dei migranti rintracciati in posizione irregolare. Tale incidenza, progressivamente decrescente tra il 2005 e il 2008, torna a crescere dal 2009, raggiungendo il 53,4 per cento nel 2011, anno della cosiddetta “emergenza Nord-Africa”. Infine, nel 2012 sono state oltre 134 mila le domande di emersione presentate, a soli tre anni di distanza dalla sanatoria precedente. (rc)
Immigrati, i costi del rifiutodi Roberta Carlini
La politica del "rispediamoli tutti a casa" pesa sui conti pubblici: 1 miliardo e 600 milioni in dieci anni, tra controlli alle frontiere, centri di espulsione, rimpatri e burocrazia. E in più non funziona, dati alla mano
(30 maggio 2013)
I diritti umani non hanno prezzo, e non è con calcoli economici che potremo salvarli. Però qualche conto può aiutare, soprattutto in tempi di austerity e spending review, per sostenere le ragioni che si oppongono alle "politiche del rifiuto".
E' quel che ha fatto l'associazione Lunaria con un rapporto che, anno dopo anno e spesa dopo spesa, fa i conti in tasca alle politiche di contrasto all'immigrazione irregolare. Arrivando in poco più di un decennio a una cifra considerevole: 1 miliardo e seicento milioni di euro, la gran parte dei quali a carico delle casse nazionali.
Numeri che vanno confrontati poi con quelli degli immigrati respinti e rimpatriati, quelli dei regolarizzati e quelli (stimati) dei "senza documenti": per verificare, dati alla mano, l'inefficacia di tale spesa. E dunque il fallimento di politiche dell'immigrazione basate su un impianto tutto repressivo.
Il Rapporto, presentato e discusso il 30 maggio a Roma, ripercorre i capitoli principali di una spesa pubblica che è tra le più invocate (in nome della sicurezza) ma tra le meno controllate.
Se un sindaco apre le liste per l'assegnazione delle case popolari ai cittadini stranieri si scatenano polemiche infinite, e le politiche di inclusione sono tacciate di buonismo, ma pochi sono andati a guardare tra gli sprechi e i costi delle politiche di esclusione. Politiche che fanno capo a molteplici centri di spesa e vari fondi, nazionali, comunitari e cofinanziati. I ricercatori di Lunaria sono andati dunque a spulciarli uno per uno.
C'è il Fondo Europeo per le frontiere esterne, i cui stanziamenti vanno soprattutto a beneficio dei controlli costieri (dalla sorveglianza all'acquisto di materiali ai sistemi tecnologici, al coordinamento delle informazioni: 331 milioni di euro, dal 2007 al 2012); un Pon (Programma Operativo Nazionale) specificamente dedicato alla sicurezza del Mezzogiorno (111 milioni di euro dal 2000 al 2006, per Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia: anche qui, si parla di supporto alle attività delle forze dell'ordine per cercare e identificare i migranti); il Fondo europeo per i rimpatri, che finanzia i programmi per rispedire in patria i migranti catturati (circa 61 milioni di euro, 2008-2012); un bel pacchetto di stanziamenti per la Cooperazione con i paesi di origine (151 milioni, anni 2005-2012).
E poi c'è il grosso della spesa, quella per i Centri di identificazione ed espulsione e altre strutture simili. Strutture carcerarie, di fatto; sorvegliate dalle forze dell'ordine, da cui non ci si può allontanare. E nelle quali si può stare fino a 18 mesi (inizialmente era stato fissato un massimo di 30 giorni).
Vanno pagate le strutture, il personale, il vitto, la manutenzione, la sorveglianza... Il tutto è costato, finora, 143,8 milioni di euro all'anno. Il conto complessivo si può vedere nella tabella: 1 miliardo 668 milioni, di cui 281 a carico delle risorse comunitarie e il resto della spesa pubblica nazionale. Ed è una stima per difetto, dato che di alcune spese non è stato possibile ottenere una rendicontazione precisa.
A fronte di tutto ciò, c'è la sostanziale inefficacia delle politiche di contrasto, di tutto l'apparato del rifiuto che va dalle coste agli invivibili Cie. Dal '98 al 2012, si legge nel Rapporto, meno della metà delle 169.126 persone transitate nei Cie sono state effettivamente rimpatriate: 78.081, il 46,2 per cento del totale.
Mentre gli enormi flussi di emersione dall'immigrazione irregolare, in occasione delle varie sanatorie, mostrano che ben più grande è la dimensione dell'immigrazione: dal 1986 al 2009, i provvedimenti di emersione hanno portato alla regolarizzazione di 1.661.291 persone, tutti migranti regolarizzati in seguito al loro arrivo in Italia.
Di contro, ci sono i numeri - non piccoli, ma assai minori - di quanti sono stati rintracciati dalle autorità di pubblica sicurezza in posizione irregolare, prima di poter usufruire di una sanatoria o nei periodi di attesa tra una sanatoria e l'altra: 540.389 persone, dal 2005 al 2011, il 60,3% delle quali non hanno obbedito all'ordine di allontanamento.
Con tutta evidenza, non basta pensare a una "spending review". Bisogna riflettere su tutto l'impianto delle politiche dell'immigrazione e della legge Bossi-Fini. Confrontando i costi delle politiche del rifiuto con quelli delle politiche di inclusione: i quali saranno oggetto di un prossimo rapporto, già messo in cantiere da Lunaria.
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