mercoledì 26 settembre 2012

CGIL: lettera di sostegno ai referendum sul lavoro


REFERENDUM
SI SCRIVE LAVORO SI LEGGE DEMOCRAZIA

L'attacco al contratto nazionale e all'articolo 18 dello statuto dei lavoratori va inserito all'interno di un processo ormai trentennale volto alla completa destrutturazione dei diritti e delle tutele dei lavoratori. Con le modifiche alla legislazione sul lavoro varate dai Governi Berlusconi- Monti, tra l'altro senza nessun accordo con le parti sociali, si sono andate a smontare le principali difese sia individuali che collettive per chi lavora, alterando irrimediabilmente i rapporti di forza all'interno dei luoghi di lavoro. Tale processo è stato definito giustamente una lotta di classe al contrario. Tutto questo sta avvenendo a tappe forzate sotto la direzione e supervisione di tutto l'establishment economico e finanziario europeo.


Chi guida questa restaurazione sociale usa politicamente la crisi con il solo obiettivo di salvaguardare i profitti agendo su diritti e salari dei lavoratori e ponendo quindi le basi per una nuova fase di accumulazione del capitale. All'interno del nuovo ordine ai rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori viene assegnato un ruolo marginale e subalterno.
Le "non-trattative" sulla riforma del sistema contrattuale, sulla riforma delle pensioni e sul mercato del lavoro sono a testimoniarci la svolta verso una nuova pratica autoritaria nelle relazioni sociali.
Per questo i quesiti depositati l'11 di Settembre in Cassazione da vari soggetti sociali e politici, inerenti l'abrogazione dell'articolo 8 dell'ultima manovra del Governo Berlusconi e la reitroduzione dell'articolo 18 nella forma originaria possono rappresentare un punto di rottura di tutto quel sistema fatto di equilibrismi politico-sindacali raggiunti, però, senza i lavoratori.
Certamente il referendum non è lo strumento più consono ed efficace nella regolamentazione delle relazioni e dei rapporti sociali, ma oggi lo diventa in quanto il lavoro, oltre a non trovare alcuna rappresentanza politica, non è più considerato un soggetto portatore di interessi autonomi all'interno della mediazione sociale.
Siamo altresì consapevoli che la difesa del contratto nazionale e dell'articolo 18 non parlano alla generalità del disperso mondo del lavoro, non parlano ai giovani disoccupati, ai precari, ma questi, essendo  tra i più importanti capisaldi della civiltà del lavoro, rappresentano tuttavia la chiave di volta verso la riunificazione del mondo del lavoro, attraverso la conquista di nuovi diritti e per una più sostenibile organizzazione del lavoro.
Per questo Noi lavoratrici e lavoratori, delegate e delegati, pensionate e pensionati della CGIL, che già avevamo promosso l'assemblea del 26 Giugno in CdL sulla controriforma del mercato del lavoro, auspichiamo che anche nel territorio fiorentino prenda forma un comitato referendario unitario e ampio, che partendo dai soggetti depositari dei quesiti coinvolga il maggior numero di realtà politiche, sociali e lavorative. Ci rendiamo fin da ora a completa disposizione del nascente comitato referendario, portando la nostra passione e la nostra voglia di essere protagonisti in una battaglia che sentiamo comune, con l'auspicio altresì che la Camera del Lavoro, con la sua storia ultracentenaria fatta di lotte sempre al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori fiorentini, possa diventare anch'essa attrice protagonista di questa difficile, ma necessaria campagna.


                

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