sabato 29 settembre 2012

Lettera aperta agli operai della Alcoa


Lettera aperta agli operai della Alcoa

 
 
 
Operai dell'Alcoa, vi scriviamo questa lettera perché lunedì 10 settembre, quando avete fatto la vostra manifestazione a Roma, e noi eravamo in piazza per essere al vostro fianco, ci è stato veramente difficile discutere, parlare, entrare in contatto con voi, in una parola ci è stato impossibile esercitare quella solidarietà attiva della quale ci facciamo promotori e che vorremmo esistesse tra tutti i settori della nostra classe sociale.
Operai dell'Alcoa, vi scriviamo perché, cercando di stare con voi e tra voi in piazza, abbiamo notato come in molti ritenessero negativa la nostra presenza, quasi come se il nemico fossimo noi comunisti e non il Sistema in crisi o i padroni che prima ci assumono, poi ci sfruttano ed, infine, ci gettano in mezzo ad una strada o, ancora, lo Stato che difende sempre e solo i loro interessi.
E’ intervenuta la Digos a dirci che non dovevamo darvi nemmeno un volantino ripetendo come un disco rotto:
"Gli operai hanno paura degli infiltrati, gli operai hanno paura della violenza, non vogliono essere strumentalizzati, vogliono che vi allontaniate, non vogliono i vostri volantini."
Quelle frasi dovevano averle ripetute tante e tante volte nei giorni precedenti, così come tv, radio, giornali e internet avevano martellato:
"ALCOA, trovato un falso pacco bomba, non è un buon segnale, vi è il pericolo di infiltrazioni e violenza, allerta."
E certo l'ingente ed apparentemente inspiegabile dispiegamento di P.S. sbandierato ad arte dai media nei giorni precedenti (1000 agenti per 500 manifestanti) contribuiva ad alimentare il clima di tensione e, con esso, il vostro isolamento. Così loro devono essere riusciti a convincere molti di voi, forse la maggioranza, che era importante – al fine di una risoluzione positiva della vertenza – isolarvi da tutto e tutti, vi hanno forse convinto che la vostra lotta non ha nulla a che fare con le altre migliaia di situazioni dove operai, lavoratori, precari, in tutto lo Stivale, stanno perdendo il posto, o lo hanno già perso.
Operai dell'Alcoa, siamo amareggiati. Siamo amareggiati, perché - anche se vorremmo sbagliarci - abbiamo avuto l'impressione che molti di voi, almeno, davano credito ai giornalisti, ai politicanti, ai sindacalisti, ad un minoranza di estremisti di destra che era tra le vostra file, alla Digos... tutti rappresentanti degli interessi della classe avversa, dei capitalisti che vivono del nostro sfruttamento, quelli che hanno ridotto la vostra terra, il Sulcis, e l'intero pianeta ad in luogo dove noi proletari siamo solamente carne da sfruttamento o poveracci da compatire e avvelenare nell'inquinamento e nel cemento.
Ma, operai dell'Alcoa, forse a qualcuno di voi qualche dubbio è saltato in mente quando, a notte inoltrata, vi siete imbarcati sulla nave del ritorno con la sola, misera, promessa che gli impianti verranno spenti un po' più lentamente. E tornati a Cagliari avete, disperati, occupato per qualche ora il traghetto.
Operai dell'Alcoa, adesso che siete tornati a casa con l'ennesima fregatura in tasca, continuerete a salire sulle ciminiere? A fare scioperi della fame? A tagliarvi davanti alle telecamere, in modo da fornire materiale per un giornalismo di tipo cronaca-scandalistica? A cercare un occhio pietoso ma potente che si posi su di voi?
Noi speriamo che cambierete presto strada, che scegliate presto di passare alla via dell'orgoglio di classe e della lotta aperta, perché il vostro dramma occupazionale non merita, non deve e non può essere un fatto di cronaca al TG della sera davanti al quale i borghesi parlottano ingozzandosi.
Voi dovete, al contrario, diventare per loro un incubo perché sono loro, il loro Sistema, i loro profitti, ad avervi gettato in questa condizione. Perché loro inizino ad avere paura, voi dovete uscire dall'isolamento, diventare uno sprone alla lotta vera, unita e solidale, un esempio al quale unirsi per tutti noi, per le migliaia di lavoratrici e lavoratori che vivono le vostre stesse, se non peggiori, condizioni.
Operai Alcoa, ci permettiamo di essere franchi: lo Stato, il governo o il sindacato non hanno nessun interesse a trovare una soluzione e se qualcuno rileverà la vostra azienda lo farà licenziando moltissimi di voi e peggiorando la condizione dei superstitiLoro, tra lenzuola di seta, continueranno a dormire sonni tranquilli fino a che riusciranno a tenervi isolati da noi, dagli altri proletari, dagli altri lavoratori che in voi potrebbero trovare un punto di convergenza, un punto di riferimento. Perché moltissimi lavoratori, precari, disoccupati guardano con speranza alla vostra lotta, alla lotta degli operai Alcoa. L'unico modo per affrontare la vostra vertenza seriamente, oltre le illusioni, è mettere in campo un rapporto di forza tale da superare l'isolamento, per dare vita ad una vera lotta di classe, la sola che possa, realisticamente, obbligare oggi i padroni a fare i conti con voi e che poss a finalmente, domani, mettere in discussione questo loro inumano modo di produzione.
Speriamo che queste righe possano contribuire alla vostra riflessione, a maturare quel fatidico salto di qualità del quale tutti noi abbiamo bisogno.
Lavoratori del Partito Comunista Internazionalista
 
batcom@leftcom.org

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