Il proletariato e l’offensiva reazionaria borghese
Il problema che i circoli imperialisti si stanno ponendo è il seguente: come
continuare a saccheggiare la classe operaia e le masse popolari prevenendo lo
sviluppo di un movimento rivoluzionario?
La risposta è: utilizzando il malcontento esistente, specialmente quello fra
la piccola borghesia, per ricondurlo in un alveo diretto da forze di destra e
di estrema destra, così da rafforzare la dittatura del capitale finanziario e
reprimere i movimenti della classe operaia.
Quanto successo il 9 dicembre scorso a Torino, città impoverita e massacrata
dalla crisi capitalistica, è stato un episodio emblematico.
Migliaia di commercianti, agricoltori, trasportatori e artigiani, colpiti
dalla crisi, assieme a gruppi di studenti e di elementi sociali spostati,
hanno dato vita a una protesta per il taglio delle tasse (che molti piccoli e
medi borghesi evadono) e i sussidi. Elemento unificante a livello politico la
richiesta di dimissioni del governo, la critica alla “casta” e ai sindacati in
quanto organizzazione dei lavoratori (non ai vertici sindacali stravenduti),
un confuso rifiuto dell’euro e l’odio verso i migranti, classico caprio
espiatorio.
Fra gli organizzatori della protesta, mimetizzati, vi erano numerosi fascisti
e teppisti, che dietro la loro lurida demagogia sociale coltivano il progetto
di un governo retto da militari o ispirato a quello ultrareazionario di Orban
in Ungheria. A sventolare, assieme ai tricolori, la rivendicazione del
monopolio politico reazionario: “l’uomo forte”.
Alcuni fenomeni vanno registrati: una “strana” latitanza delle cosiddette
forze dell’ordine; la convergenza fra leghisti e fascisti; l’assenza nelle
proteste del M5S, che si dimostra un contenitore elettorale inutilizzabile
quando vi sono movimenti di piazza, comunque pericoloso perché fa da
battistrada al populismo di estrema destra.
Il carattere fondamentale di un movimento come quello “dell’Immacolata”,
seppure non omogeneo, è reazionario. Lo spazio per la sua discesa in campo gli
è stato offerto dall’assenza nella scena politica della classe operaia
organizzata, divisa e paralizzata dalla politica riformista e opportunista di
scissione e di collaborazione di classe con la borghesia, con l’UE
imperialista e i suoi governi.
La massa di manovra piccolo-borghese fa gola ai gruppi più reazionari della
borghesia, che sentono di non poter più governare con i vecchi metodi e forme
di governo. E’ dunque un fenomeno pericoloso, da non sottovalutare nelle
attuali condizioni di instabilità economica e politica.
I legami organici fra capitale finanziario e fascismo sono noti. La destra e
l’estrema destra sono la carta che l’oligarchia si appresta a giocare per
rimpiazzare i liberal-riformisti in un contesto di aggravamento e
prolungamento della crisi.
Una carta per premere sulle controriforme istituzionali (il recente discorso
di Napolitano ne è una riprova), per recuperare lo scontento dilagante in
funzione di una politica ancor più antioperaia (es. distruzione dei CCNL
dietro la bandiera della “libertà del lavoro”), sciovinista e guerrafondaia,
per dividere ancor più il proletariato.
E’ completamente fuori strada chi, dopo aver appoggiato il M5S, ora appoggia e
partecipa a movimenti di questi tipo per cercare di “spostarli” a sinistra.
Sono posizioni pericolose che contribuiscono solo a rallentare la vigilanza
nei confronti del pericolo di destra, a ostacolare la mobilitazione del
proletariato nella lotta contro l’offensiva reazionaria, e che rischiano di
gettare nelle braccia della reazione più nera i suoi settori arretrati.
La natura di questi fenomeni è stata spiegata da Marx e Engels ed è tuttora
valida: "I ceti medi, il piccolo industriale, il piccolo negoziante,
l'artigiano, il contadino, tutti costoro combattono la borghesia per salvare
dalla rovina l’esistenza loro di ceti medi. Non sono dunque rivoluzionari, ma
conservatori. Ancora più, essi sono reazionari, essi tentano di far girare
all'indietro la ruota della storia. Se sono rivoluzionari, lo sono in vista
del loro imminente passaggio al proletariato; cioè non difendono i loro
interessi presenti, ma i loro interessi futuri, abbandonando il proprio modo
di vedere per adottare quello del proletariato” (Manifesto del partito
comunista).
Il successo nella battaglia contro la reazione e il fascismo dipende dalla
riorganizzazione del nostro campo, forgiando il fronte unico proletario e,
sulla sua base, il fronte popolare, due fattori di grande importanza nella
situazione attuale.
La ripresa dell’iniziativa operaia nelle fabbriche e nelle strade, l’azione
unitaria contro l’offensiva del capitale e dei suoi governi, la realizzazione
di organismi di fronte unico dal basso (consigli, comitati unitari, etc.), la
difesa dagli attacchi del fascismo e della reazione alle organizzazioni dei
lavoratori, sono la terapia per prevenire e combattere l’influenza
reazionaria.
Solo costruendo un compatto blocco di forze che lotti contro l’offensiva del
capitale finanziario e dei suoi complici, si potrà paralizzare l’influenza
dell’estrema destra sulla piccola borghesia e sulla gioventù, si eserciterà
effettivamente una capacità di attrazione verso settori vittime della crisi
capitalistica, guadagnando alleati preziosi nella lotta contro il capitale e
per il socialismo.
La lotta contro il pericolo di destra, contro il fascismo vecchio e nuovo, è
un aspetto della lotta per approfondire la crisi della borghesia, una classe
che ha esaurito la sua funzione storica e deve essere estromessa dal potere
politico da un movimento rivoluzionario di massa diretto dal proletariato, la
classe più rivoluzionaria.
Lo sviluppo di questa linea presuppone l’esistenza di un forte e combattivo
partito rivoluzionario, marxista-leninista, che diriga correttamente la lotta
del proletariato e dei suoi alleati per conquistare la società organizzata
razionalmente dai produttori associati.
E’ il compito principale, in cui dobbiamo persistere per darvi soluzione.
17 dicembre 2013 Piattaforma Comunista
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