venerdì 20 dicembre 2013

[BC Informa] UN PAIO DI CONSIDERAZIONI SULL'USO DEI FORCONI

-------- 2013-12-15 - UN PAIO DI CONSIDERAZIONI SULL'USO DEI FORCONI
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BCinforma - Newsletter del P.C. Internazionalista (Battaglia Comunista)

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-------- UN PAIO DI CONSIDERAZIONI SULL'USO DEI FORCONI
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Il movimento dei Forconi, recentemente ribattezzato del 9 dicembre, lo
definiamo inizialmente per quello che non e`. Non e` un movimento proletario
anche se frange di classe sono presenti. Non e` un momento di lotta
insurrezionale perche` fa riferimento alla nazione e alla Costituzione. Tanto
meno e` un movimento rivoluzionario, nel senso di proporre un qualunque
sovvertimento dei valori economici capitalistici e di quelli sociali
borghesi.

Quella dei Forconi e` semplicemente una protesta forte, da nord a sud
passando per le disastrate terre del centro Italia, interclassista,
trasversale a molte categorie del mondo del lavoro - dipendente e, non certo
da ultimo, autonomo - politicamente informe e organizzativamente spontanea
con tutti i limiti del caso. In sintesi e` una protesta che e` figlia della
crisi, del tessuto economico italiano e di altre cose che andremo ad elencare
con un minimo d'ordine.

La sua composizione di classe e` spuria, c'e` dentro di tutto, dai
trasportatori (padroncini e dipendenti) agli auto-ferrotranvieri, ai
contadini del nord est e della Sicilia con l'aggiunta di studenti nella
grandi citta`, di giovani cassa integrati, precari e disoccupati. La
componente maggioritaria e` prevalentemente rappresentata da una piccola
borghesia in avanzato stato di proletarizzazione, da piccole frange di
proletariato giovanile e da studenti. La crisi ha distrutto il tessuto
sociale, ha fatto chiudere centinaia di migliaia di fabbriche, di piccole e
piccolissime imprese, la disoccupazione e` arrivata al 12,5%, al 41% quella
giovanile. Le banche continuano a investire nella speculazione senza dare
ossigeno alla macchina dello sfruttamento capitalistico. Nove milioni di
proletari vivono sotto la soglia della poverta` ed e` quindi normale, anche
se con grande ritardo e poca intensita`, che qualcosa si muova. Si potrebbe
recriminare che le masse proletarie stiano, per il momento, segnando il
passo, che il movimento in realta` e` meno consistente di quanto appaia e che
la sua matrice sia prevalentemente piccolo borghese. Vero, parzialmente vero,
discutibile a seconda della sponda di riferimento, ma due cose sono da
sottolineare.

La prima e` che, sulla spinta del perdurare della crisi, qualche movimento
tellurico e` stato prodotto. Questo al momento passa il convento, i movimenti
puri di classe non sono mai esistiti, inutile invocarli, molto meglio
analizzare quanto avviene sul campo per trarne qualche indicazione. I
movimenti tellurici sono la conseguenza, oltre che della devastante
situazione economica, di una crisi della rappresentanza politica, sia di
destra che di sinistra. Nelle piazze sono scesi i disillusi della politica
della Lega, del Pd e di Sel. Si dichiarano apartitici, non ideologici, anche
se fanno l'occhiolino a quelle forze che si presentano piu` agguerrite sul
terreno del radical riformismo borghese. Ne fanno testo alcuni slogan
distribuiti per mezzo di volantini nella giornata di mercoledi` 11/12 in
tutte le zone d'Italia, dove il Movimento 9 dicembre e` stato in grado di
mettere in campo la sua organizzazione: "Questa Italia si ribella e scende
nelle strade e nelle piazze contro il Far West della globalizzazione che ha
sterminato il lavoro degli italiani. Contro questo modello d'Europa, per
riprenderci la sovranita` popolare e monetaria, per riappropriarci della
democrazia, per il rispetto della Costituzione, contro un governo di
nominati, per difendere la nostra dignita`". Si chiude con un ecumenico
"siamo tutti cittadini italiani". Il che, se da un lato rappresenta meglio di
ogni analisi il carattere interclassista, nazionalista e conservatore del
"movimento", dall'alto mette in evidenza il pericolo che esso possa generare,
oltre alla disaffezione nei confronti della politica, la messa in crisi della
pace sociale, non per volonta` sua ma per "naturale" esondazione delle
ragioni della protesta, e magari con una componente di classe in piu`.

La seconda e` che, indipendentemente dalla composizione di classe del
movimento, dal suo attuale livello di proposta politica, se non c'e` una pur
piccola bussola di orientamento politico proletario, non solo le componenti
sociali della protesta non compiranno mai un passo in avanti, nemmeno sul
terreno dal quale sono nati e destinati a rimanere, quello dell'idealismo
riformista e rivendicativo, pur "contaminato" dal germe della lotta dura, ma
correranno il rischio di essere fagocitati dal piu` becero populismo di
destra o di sedicente sinistra, o di dichiarato promiscuo qualunquismo. Non a
caso e` visibile l'interesse politico dei gruppi neofascisti, presenti in
forza alle manifestazioni, spesso sotto le vesti delle tifoserie (FN, Casa
Pound, Fiamma Tricolore) e dei grillini accomunati dallo slogan "tutti a
casa" e dalla assoluta mancanza di un programma politico che non sia quello
della conservazione democratica o della gestione "forte" del potere senza,
ovviamente, un accenno alle cause della crisi, all'anticapitalismo e a una
prospettiva rivoluzionaria che ponga il problema di una alternativa sociale
nel modo di produrre e di consumare.

Oggi in piazza c'e` un movimento spurio con un bagaglio ideologico piccolo
borghese - verso cui le forze dell'ordine borghese hanno avuto un
atteggiamento "particolare" - domani si potrebbe presentare una ripresa della
lotta di classe a prevalenza proletaria, ma altrettanto debole da un punto di
vista della strategia politica. In ogni caso e` piu` che mai all'ordine del
giorno il rafforzamento del partito di classe, delle messa in campo di una
strategia rivoluzionaria che, partendo dalla situazione reale, e non da
quella che si preferirebbe avere, sappia dare un obiettivo, una strategia
politica e una tattica conseguente. Altrimenti qualsiasi movimento, anche il
piu` radicale, e` destinato al fallimento, o perche` risucchiato all'interno
degli stessi meccanismi borghesi che lo hanno generato, o perche` velleitario
sul terreno degli impossibili obiettivi riformistici che si e` confusamente
dato.

Solo la ripresa della lotta di classe, solo il rafforzamento del partito
rivoluzionario possono tentare di dare una soluzione all'attuale crisi del
capitalismo, sia nella versione domestica che in quella internazionale. In
caso contrario sara` sempre il vessillo tricolore a sventolare nelle
manifestazioni, come in questi giorni, e mai un drappo rosso che aggreghi la
sana rabbia proletaria.

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-------- BATTAGLIA COMUNISTA #11-12
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 * Fame, sudore e lacrime - Aspettando la ripresa che (forse) verra`...
 * Escalation dell'estrema destra - Prove di repressione preventiva?
 * L'uccisione di Killah P in Grecia
 * Il capitalismo USA ha superato il rischio default, ma non i suoi problemi
   economici e sociali
 * Alla scoperta di sane ge­stioni del capitalismo
 * Lampedusa - L'ennesima tragedia in mare
 * Considerazioni sui cortei del 18 e 19 ottobre
 * Attivita` - Dibattito sul pro­cesso rivoluzionario

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