giovedì 29 marzo 2012

Dal Basso per un consenso condiviso


Dal Basso per un consenso condiviso (intervento di Monica Sgherri oggi su “Asilo Politico” inserto del Nuovo Corriere di Firenze di giovedì 29 marzo 2012)

La controriforma che continua ad abbattersi sul nostro paese, sotto la copertura di un governo tecnico, punta a cancellare  lo stato sociale che abbiamo conosciuto. Niente sul reperimento delle risorse laddove ci sono (patrimoniale) e per il rilancio degli investimenti e creazione di lavoro. A politiche antipopolari e di parte che divaricano la forbice sociale servono governi sempre più “autoritari”. E da anni la rappresentanza subisce contrazioni.  Da una parte quindi demolire diritti e stato sociale e dall’altra riconsegnare la rappresentanza a una élite.

A questo si aggiunga che il diritto al voto non è per tutti e viene negato a causa dell’origine, anche a chi è nato e cresciuto in Italia. In nome della stabilità il proporzionale è stato progressivamente stravolto, prima con il premio di maggioranza, ora con l’innalzamento delle soglie di sbarramento! Ossia meno rappresentanti e meno pluralismo, a partire, come sempre, da quello di genere!
A questo si aggiunge la semplificazione burocratica, la velocizzazione delle decisioni, anche in deroga alle procedure, consegnandoci uno scenario nuove che rischia di degenerare in forme di “democrazia autoritaria”.
In contrasto a questa tendenza è cresciuto, dal basso, un nuovo protagonismo diretto che si concretizza nel proliferare di comitati locali. Troppo facile liquidare questo fenomeno con la sindrome di Nimby. Davanti alla crisi della rappresentatività delle istituzioni dei partiti, alla deregulation sui territori sono spesso di fatto queste realtà che custodiscono e difendono le regole e l’interesse generale. Oltre questi e più in generale, è cresciuto un movimento che rifletteva sulla partecipazione diretta – una delle due gambe, con la rappresentanza istituzionale, di una democrazia solida - come risposta alla crisi della rappresentanza e delle istituzioni. Cogliendo questo humus la Regione approvò nel 2007 la legge sulla partecipazione: esempio rilevante ed innovativo nel panorama legislativo non solo nazionale, in quanto traduce in norma che “la partecipazione alla elaborazione e alla formazione delle politiche regionali e locali è un diritto: la presente legge promuove forme e strumenti di partecipazione democratica che rendano effettivo questo diritto”.
La legge prevedeva una clausola di dissolvenza al 31 dicembre 2012. entro tale data il Consiglio regionale dovrà “promuovere e svolgere percorsi partecipativi per  la - sua - la valutazione conferma o modifica”.
Interrogandoci certo sui suoi limiti e risultati, va indicata la partecipazione come strumento di consenso elaborazione di una condivisione che la politica non ha su scelte strategiche ma discutibili, e senza cadere nel trabocchetto per cui i percorsi partecipativi, la vitalità della società toscana e dei suoi comitati avrebbero la responsabilità del fermo di tante infrastrutture. Si tratta di decidere in quale solco la Toscana vuole inserirsi: se passivamente adattarsi alla controriforma in atto, avallando le ricette che l’hanno prodotta o se, al contrario, vuole continuare a misurarsi sul terreno del rafforzamento della democrazia intesa come inclusione di tutte e tutti alla cosa pubblica. Come Toscana possiamo aspirare a continuare a valorizzare il nostro tessuto civico e sociale, il protagonismo delle nostre popolazioni, la vitalità delle nostre istituzioni, e la partecipazione può diventare un tassello essenziale di difesa della democrazia. Un contributo a tutto ciò può venire certo dall’appuntamento – “Partecipazione e democrazia..Osservazioni e proposte verso la revisione della Legge regionale sulla partecipazione” – dal noi organizzato per sabato pomeriggio prossimo presso il Consiglio Regionale.

Monica Sgherri
Capogruppo Federazione della Sinistra-Verdi, Regione Toscana


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