domenica 21 ottobre 2012

Einaudi e Calamandrei sull'orario nella scuola pubblica


Luigi Einaudi (1913)

“LA CRISI SCOLASTICA E LA SUPERSTIZIONE DEGLI ORARI LUNGHI.

… Da vent'anni a questa parte le ore di fiato messe sul mercato dai
professori secondari sono andate spaventosamente aumentando. Specie nelle
grandi città, dalle 10 a 12 ore settimanali, che erano i massimi di un
tempo, si è giunti, a furia di orari normali prolungati e di classi
aggiunte, alle 15, alle 20, alle 25 e anche alle 30 e più ore per
settimana. Tutto ciò può sembrare ragionevole solo ai burocrati che
passano 7 od 8 ore del giorno all'ufficio, seduti ad emarginare pratiche.
A costoro può sembrare che i professori con le loro 20-30 ore di lezione
per settimana e colle vacanze, lunghe e brevi, siano dei perditempo. Chi
guarda invece alla realtà dei risultati intellettuali e morali della
scuola deve riconoscere che ness una jattura può essere più grande di
questa. La merce «fiato» perde in qualità tutto ciò che guadagna in
quantità. Chi ha vissuto nella scuola sa che non si può vendere
impunemente fiato per 20 ore alla settimana, tanto meno per 30 ore. La
scuola, a volerla fare sul serio, con intenti educativi, logora. Appena si
supera un certo segno, è inevitabile che l'insegnante cerchi di perdere il
tempo, pur di far passare le ore. Buona parte dell'orario viene perduto in
minuti di attesa e di uscita, in appelli, in interrogazioni stracche, in
compiti da farsi in scuola, ecc., ecc. Nasce una complicità dolorosa ma
fatale tra insegnanti e scolari a far passare il tempo, pur di far
l'orario prescritto dai regolamenti e di esaurire quelle cose senza senso
che sono i programmi. La scuola diventa un locale, dove sta seduto un uomo
incaricato di tenere a bada per tante ore al giorno i ragazzi dai 10 ai 18
anni di età ed un ufficio il quale rilascia alla fine del corso dei
diplomi stampati. Scolari svogliati, genitori irritati di dover pagare le
tasse, insegnanti malcontenti; ecco il quadro della scuola secondaria
d'oggi in Italia.
Non dico che la colpa di tutto ciò siano gli orari lunghi; ma certo gli
orari lunghi sono l'esponente e nello stesso tempo un'aggravante di tutta
una falsa concezione della missione della scuola media …".
(Dal Corriere della Sera, 21 aprile 1913).

 “SCUOLA EDUCATIVA O SCUOLA CALEIDOSCOPIO? (A proposito del disegno di
legge Credaro)

… A me sembra che 18 ore di lezione alla settimana sia il massimo che
possa fare un insegnante, il quale voglia far scuola sul serio, e quindi
prepararsi alla lezione e correggere i compiti coscienziosamente ed
attendere ai gabinetti di fì sica o chimica; il quale, sopra tutto, voglia
studiare. Se il legislatore voleva davvero provvedere al bene della scuola
doveva aumentare gli stipendi, come fece; ma insieme vietare in modo
assoluto agli insegnanti di far lezione oltre le 18 ore settimanali in
istituti sì pubblici che privati; non solo, ma doveva proibire
assolutamente di dare ripetizioni private a scolari proprii od altrui.
Meglio costringere all'ozio assoluto l'insegnante protervo nel non voler
prendere un libro in mano, che costringerlo o permettergli di sfibrarsi in
un lavoro di vociferazione, che può essere giudicato leggero solo da chi
non ha l'abitudine dell'insegnamento …”.

 http://www.archive.org/stream/gliidealidiuneco00eina/gliidealidiuneco00eina_djvu.txt

...........................................................................

Piero Calamandrei (1950)

"Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata" (Pietro
Calamandrei, 1950)...

Ci siano pure scuole di partito o scuole di chiesa. Ma lo Stato le deve
sorvegliare, le deve regolare; le deve tenere nei loro limiti e deve
riuscire a far meglio di loro. La scuola di Stato, insomma, deve essere
una garanzia, perché non si scivoli in quello che sarebbe la fine della
scuola e forse la fine della democrazia e della libertà, cioè nella scuola
di partito.
Come si fa a istituire in un paese la scuola di partito? Si può fare in
due modi. Uno è quello del totalitarismo aperto, confessato. Lo abbiamo
esperimentato, ahimè. Credo che tutti qui ve ne ricordiate, quantunque
molta gente non se ne ricordi più. Lo abbiamo sperimentato s otto il
fascismo. Tutte le scuole diventano scuole di Stato: la scuola privata non
è più permessa, ma lo Stato diventa un partito e quindi tutte le scuole
sono scuole di Stato, ma per questo sono anche scuole di partito. Ma c'è
un'altra forma per arrivare a trasformare la scuola di Stato in scuola di
partito o di setta. Il totalitarismo subdolo, indiretto, torpido, come
certe polmoniti torpide che vengono senza febbre, ma che sono
pericolosissime... Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un
partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole
rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol
fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i
manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora,
che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di
Stato in scuol e di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il
difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole
c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito
dominante segue un'altra strada (è tutta un'ipotesi teorica,
intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle,
ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole
private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel
partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole
private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare
i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice
di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si
propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare
i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A
"quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si
riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il
partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato
in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la
prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno
questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa
in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che
vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non
controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non
hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano
burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto.
Dare alle scuole private denaro pubblico"
(dal discorso al III Congresso dell'Associazione a difesa della scuola
nazionale, Roma, 11 febbraio 1950)

http://www.idocentiscapigliati.com/2010/10/cosi-la-scuola-privata-diventa-una.html

1 commento:

  1. Illuminante il commento di Einaudi, ancor'oggi attualissimo.
    Franco Colono

    RispondiElimina

ShareThis

Ultimo numero:

ViceVersa n.35

Post più popolari