Donne: quote rosa o reali diritti?
Lunedì 12 maggio, h 21, Arci di Novoli
via di Novoli 8, Firenze
Organizza: FalceMartello
In una fase di particolare attacco alle condizioni di tutti ilavoratori,
la discriminazione delle donne è legata ad una
politica che mira ad indebolire lʼunità e il
potere contrattuale dei lavoratori. Disoccupazione,
precarietà, diseguaglianza salariale, i recenti dati Istat
fotografano una situazione drammatica. Al sud il divario di
genere si trasforma in un abisso: vedi tabella. Il lavoro delle
donne è in gran parte precario, con retribuzioni inferiori a
parità di mansioni, ed è in gran parte un lavoro part-time: il
19,2% del part-time è rappresentato dagli uomini contro un
80,7% di donne.
Il pesante attacco allo stato sociale si ripercuote
in particolare sulle donne, alle quali è
affi dato in gran parte il lavoro di cura. Lavorano quasi cinque
ore e mezzo al giorno tra le mura domestiche. Lʼassistenza agli
anziani e ai bambini è quasi tutta a carico loro. Inoltre negli
ultimi anni si è quadruplicato il tasso di percentuale di donne
costrette ad abbandonare il lavoro con lʼavvento di una gravidanza.
Lʼinconciliabilità della maternità con il lavoro è aggravata
dalla scarsa presenza dei servizi sociali, e dalla negazione
del diritto stesso della maternità, considerata dai datori di lavoro
un rischio per i loro profi tti, fi no ad arrivare alle cosiddette
“dimissioni in bianco”.
La violenza fi sica è la condanna più aberrante
del sistema capitalistico verso le
donne. Con lʼaggravarsi della crisi economica e lʼaumento
della disoccupazione, i casi di violenza sulle donne sono aumentati.
Con la perdita del lavoro, i salari bassi, i turni massacrant,
la famiglia diventa ancora più valvola di sfogo delle
frustrazioni degli uomini e dei loro “fallimenti”. In Italia dal
2006 al 2013, sono state uccise 1.042 donne, con un picco di
134 lo scorso anno. La prima causa di morte per le donne italiane
tra i 16 e i 44 anni, infatti, è lʼomicidio da parte del coniuge,
ex coniuge o ex fi danzato. Nel nostro paese, secondo i dati
Istat del 2012, oltre 14 milioni di donne hanno subito violenza
fi sica, sessuale o psicologica nel corso della loro vita. Molte
volte le donne non hanno punti di riferimento a cui rivolgersi
in un paese in cui lo stato sociale non è in grado di garantire
loro un aiuto.
Le quote rosa non sono la soluzione: servono
a far fi nta di affrontare un problema garantendo posti
ad alcune donne, le quali, in virtù dei propri privilegi di classe
dominante, non esitano ad affossare diritti e conquiste dei lavoratori.
Una donna può garantire i nostri diritti di lavoratrici,
disoccupate, studentesse, solo per il fatto di essere donna, pur
appartenendo a un ceto di privilegiati? Dal Ministero della pubblica
istruzione sono passate Letizia Moratti, Mariastella Gelmini,
Maria Chiara Carrozza e Stefania Giannini,: praticamente chi
ha raso al suolo quel poco che rimaneva della scuola pubblica
e spianato il terreno allʼautonomia scolastica e alle scuole private.
Al Ministero della salute abbiamo anche qui una donna,
Beatrice Lorenzin, antiabortista di ferro; per non parlare della
Fornero e della sua riforma delle pensioni, o delle politiche rivendicate
dallʼex presidente di Confi ndustria Marcegaglia.
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