venerdì 7 febbraio 2014

Vertenza Granarolo

Non ci sono riusciti i padroni, il governo, i partiti borghesi, di maggioranza e opposizione, conniventi in parlamento, né le forze dell’ordine: nessuna imposizione padronale è stata in grado di arginare la lotta degli operai della logistica alla Granarolo. Al settore dove la lotta di classe diventa più aspra e il proletariato preme con più urgenza, la risposta dei padroni e lo Stato dei padroni, diventano feroci ed ecco la rappresaglia materializzarsi nelle campagne di criminalizzazione e isolamento, licenziamenti per ritorsione, arresti e violenze da parte della polizia e non da ultimo, episodio da non poter dimenticare, l’agguato e il pestaggio ad un compagno del SI COBAS. Questo disagio, una siffatta ingiustizia e tanta arroganza, avvengono nell'assordante silenzio dei sindacati confederali, quando non vi è un vero e proprio appoggio da parte loro, alle politiche di sfruttamento, partecipando, senza neanche preoccuparsi troppo di imbastire una sorta di alibi al sistema schiavistico delle cooperative. La verità è che il capitale, anche se per motivi di concorrenza può avere rapporti conflittuali tra i propri esponenti, quando ha bisogno di far fronte comune contro i lavoratori, si ricompatta velocemente e a esempio di ciò è nota la dichiarazione del vicepresidente di Unindustria Bologna, Kerkoc che chiama a raccolta la violenza dello Stato, quando ha sostenuto: ”Purtroppo Bologna è soltanto una delle numerose piazze italiane dove l’azione di un gruppo di manifestanti del settore facchinaggio sta mettendo a repentaglio l’attività di intere imprese attraverso azioni violente e di sabotaggio che non possono essere tollerate oltre e che non fanno parte della cultura del nostro territorio basata su relazioni sindacali responsabili e costruite negli anni attraverso il dialogo, che non significa confusione dei ruoli.”. I compagni invece non si fermano, la lotta non si arresta, anzi, procede con maggior determinazione, unendo sempre di più i lavoratori e rafforzando la dialettica forte con il movimento proletario e di lotta, perché Granarolo è solo un tassello in quell'universo che è la più complessiva lotta della classe lavoratrice, dell'intera classe lavoratrice che resiste e trova verità in ogni singolo conflitto e su scala nazionale. L’infamia padronale e istituzionale che qualche settimana fa si è consumata davanti ai cancelli della Granarolo, non deve più accadere: i lavoratori delle cooperative che richiedevano la reintegrazione al lavoro degli operai licenziati, come stabilito nell’Accordo del luglio 2013, sono stati caricati con ferocia dalla polizia e tutto ciò solo perché si erano posti davanti agli ingressi, per rivendicare il diritto che con l’inganno è stato disatteso. Sabato 1 novembre con questi lavoratori, con i compagni di tutte le realtà antagoniste e con il sostegno di tanti operai provenienti da altre realtà di sfruttamento, il PCL, ha manifestato nel centro di Bologna, dimostrando che non si ha alcuna intenzione di piegarsi alla violenza di Stato, spalleggiata, coperta dalle istituzioni, dai mass media, dalla burocrazia dei confederali e alla mercé della potente Lega delle Cooperative, espressione del potere finanziario del PD. Ciò che si consuma ai danni degli operai delle cooperative, oramai da mesi, accade con uguale tragicità in numerose aziende, medie e grandi: un esempio è la multinazionale svedese Electrolux che ha stabilito che la produzione in Italia, non è competitiva come in Polonia e prevede un “piano industriale” che include numerosi licenziamenti e la riduzione di almeno il 40% del “costo del lavoro”, condizione essenziale e imprescindibile per rimanere nel nostro Paese. Questa azienda ha trovato uno sponsor nel ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, che come il suo capo Letta, con la benedizione del PD, forza politica borghese, da sempre legata agli interessi dei capitalisti, ha pensato bene di convocare azienda e sindacati alla ricerca di un accordo che renda l’Electrolux competitiva sulla pelle degli operai. A Bologna il PCL era presente per ribadire il proprio impegno nella difesa dei compagni sfruttati, minacciati per il salario, per il rinnovo del contratto e nel diritto di sciopero e per dimostrare, come è accaduto Sabato che la piazza è capace di radicalizzare le istanze e di portarle avanti, indifferente a tutte le sirene, colme di menzogna, delle logiche padronali, alla crudeltà dell’austerità, allo smantellamento della giurisprudenza del diritto al lavoro, senza temere la repressione, convinto e determinato nel suo percorso di lotta, sempre al fianco della classe lavoratrice. Il PCL sa di non essere solo e forte delle proprie ragioni traccerà la sua strada con determinazione. 

PCL Firenze





Partito Comunista dei Lavoratori - Empoli

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