Il Consiglio Provinciale di Firenze
Premesso che:
I cambiamenti
climatici in atto negli ultimi anni stanno comportando un aumento dei rischi,
idraulici e idrogeologici, che ogni anno aumentano di intensità e frequenza,
provocando perdite di vite umane, gravi danni a beni architettonici,
paesaggistici e alle attività produttive.
In Italia il
rischio idrogeologico e diffuso in maniera capillare e si presenta in modo
differente secondo l'assetto geomorfologico del territorio e la cui
trasformazione produce effetti permanenti su ambiente paesaggio.
Il rischio frane e alluvioni
interessano in sostanza tutto il territorio della Provincia di Firenze:
Su tutto il territorio provinciale sono stati segnalati innalzamenti dei livelli idrometrici del reticolo minore, e l'innesco di svariati eventi franosi. Movimenti franosi di detriti, terra e fango diffusi in modo capillare in quasi tutte le zone, ci segnalano quanto sia fragile il sulo provinciale e quanto necessiti di un serio piano di messa in sicurezza del territorio da eventi calamitosi e da rischi idrogeologici e idraulici.
Su tutto il territorio provinciale sono stati segnalati innalzamenti dei livelli idrometrici del reticolo minore, e l'innesco di svariati eventi franosi. Movimenti franosi di detriti, terra e fango diffusi in modo capillare in quasi tutte le zone, ci segnalano quanto sia fragile il sulo provinciale e quanto necessiti di un serio piano di messa in sicurezza del territorio da eventi calamitosi e da rischi idrogeologici e idraulici.
Ne è un esempio
il dossier
presentato dalla Provincia di Firenze il 21 marzo 2014 in relazione ai danni provocati dagli eventi
calamitosi di questi ultimi mesi per effetto dei quali sono state rilevate 128 criticità legate a frane o
cedimenti che hanno comportato chiusure e deviazioni su gran parte della
viabilità provinciale. Delle 128
criticità attive, 119 sono state rilevate sulle strade provinciali e 9 sulle
strade regionali in gestione alla Provincia di Firenze.
Di queste, al 28 febbraio scorso, 11 sono chiusure totali
di tratti di strada, rimaste oggi a7 dopo la riapertura di alcune di queste. La
stima realizzata dalla Direzione Viabilità provinciale per la risistemazione
complessiva viene quantificata in 22 milioni di euro di lavori complessivi (iva
esclusa), di cui circa 4,4 milioni già stanziati per gli interventi realizzati
tra febbraio e marzo 2014, mentre sono 17,5 i milioni necessari per il
completamento di tutte le criticità presenti sul territorio provinciale.
Mugello. L’area maggiormente interessata per i 53 interventi censiti nel dossier. L’intervento più costoso è quello programmato sulla Strada provinciale 107 “del Carlone” a Vaglia, dove per risistemare il completo cedimento della montagna (sia a monte che a valle della sede stradale) è richiesto un intervento dalla spesa non inferiore ai 2 milioni di euro.
Valdisieve. 9 le criticità attive nella Valdisieve. Nel dettaglio si suddividono tra i comuni di Pelago (interessata da 4 frane), Londa (3 frane) e San Godenzo (2 frane).
Mugello. L’area maggiormente interessata per i 53 interventi censiti nel dossier. L’intervento più costoso è quello programmato sulla Strada provinciale 107 “del Carlone” a Vaglia, dove per risistemare il completo cedimento della montagna (sia a monte che a valle della sede stradale) è richiesto un intervento dalla spesa non inferiore ai 2 milioni di euro.
Valdisieve. 9 le criticità attive nella Valdisieve. Nel dettaglio si suddividono tra i comuni di Pelago (interessata da 4 frane), Londa (3 frane) e San Godenzo (2 frane).
Empolese-Valdelsa. dossier censisce con 33 interventi. I comuni maggiormente interessati sono quelli di Montespertoli (7 frane), Castelfiorentino (5), Vinci, Fucecchio, Certaldo (tutti con 4 frane), Cerreto Guidi (3), Montaione (3), Gambassi Terme (2) e Montelupo Fiorentino.
Chianti-Valdarno. 31 invece gli interventi necessari alle strade provinciali e regionali del Chianti-Valdarno fiorentino. Le operazioni censite sono suddivise tra le 13 di Reggello, le 8 di Greve in Chianti, le 7 di Figline e Incisa Valdarno, 2 a Bagno a Ripoli ed una ad Impruneta.
Danni e criticità distribuite in
modo uniforme su tutto il territorio provinciale.
In Toscana il
98% dei comuni ha nelle sue aree interne un rischio idrogeologico.
I motivi per
cui il rischio idrogeologico sì e incrementato notevolmente negli ultimi anni
sono molteplici, uno dei quali è il forte cambiamento climatico degli ultimi
anni, che hanno portato a piogge sempre più concentrate e frequenti, alternate
a periodi di grande siccità.
Si verificano
cosi delle vere e proprie “bombe d'acqua” che si abbattono con intensità
eccezionale. Inoltre il rischio è fortemente condizionato dall'intervento
dell'uomo e dalle continue modificazioni del territorio che hanno, da un lato,
incrementato la possibilità di accadimento di tali fenomeni e dall'altro,
aumentato la presenza di beni esposti nelle zone ove tali eventi erano
prevedibili; al loro manifestarsi, in alcuni casi, le conseguenze sono state
catastrofiche come nel caso delle alluvioni del 25 ottobre 2011 in Lunigiana e
del 2013 in Maremma, in ultimo la frana di Panicaglia nel Mugello con case
distrutte e 11 famiglie evacuate.
Nei
precedenti decenni si sono fatte scelte che hanno creato una grave situazione,
derivate da un periodo di veloce inurbamento, di crescita degli abitati e delle
periferie metropolitane, le cui espansioni sono spesso avvenute con una
programmazione insufficiente o addirittura assente. Sul territorio nazionale l'89
per cento dei comuni sono soggetti a rischio idrogeologico e 5,8 milioni di
italiani vivono sotto tale minaccia;
L’assenza di
una cultura ambientale, intesa nella più vasta accezione del termine, nella
gestione delle trasformazioni territoriali, si manifesta nella frequenza del
verificarsi di fenomeni che minano l’integrità idrogeologica del territorio nei
suoi vari caratteri. II territorio, in quanto risorsa fisicamente limitata,
merita di essere tutelato come bene essenziale per lo sviluppo presente e
futuro è necessario quindi in tal senso una rapida inversione di tendenza, che
vincoli la pianificazione finalizzata al rispetto di limitazioni derivanti
dalle caratteristiche geomorfologiche e di pericolosità idraulica del
territorio.
Oggi
un’ingente quantità di risorse economiche è utilizzata per far fronte alle
emergenze che sono conseguenza di eventi calamitosi di natura idrogeologica. Come
noto costa molto di più curare anziché prevenire; tuttavia, per semplicità e
superficialità, si tende ad affrontare il problema solo quando esso si
manifesta. Questo senza considerare che la gestione del territorio sulle
problematiche idrogeologiche andrebbe trattata su scala di bacino, quindi a
livello molto più ampio del limite amministrativo provinciale e comunale.
E’ prioritario prevenire i disastri ed è urgente ed
indispensabile investire in opere utili. I geologi italiani da anni invocano
con noi tutti una seria politica di prevenzione.
Le grandi opere decise dal Cipe in molti casi possono
attendere. Opere condotte da general
contractors, spesso multinazionali, che subappaltano a prezzi accettati dal
mercato che prefedono forme di sfruttamento intensivo del lavoro e dei
lavoratori.
L'assenza di
un'adeguata pianificazione territoriale, da parte degli stessi enti preposti
alla gestione del territorio, ed il ricorso improprio agli oneri di
urbanizzazione, quale fonte prioritaria di finanziamento per i bilanci
comunali, hanno spesso privato il «bene suolo» del suo valore pubblico,
riducendolo ad un mero serbatoio da cui attingere risorse;
Considerato
che:
al fine di
contribuire a perseverare l’incolumità della popolazione, la Provincia può e
deve individuare congiuntamente alle autorità competenti, modalità di
intervento idonee ad abbassare la vulnerabilità del territorio e con essa il
rischio per la popolazione, sia in termini di prevenzione passiva e strutturale
sia in termini di prevenzione attiva, coinvolgendo la popolazione stessa in
attività di auto-protezione. Per quanto riguarda le attuali competenze della
Provincia e necessario procedere ad una manutenzione più accurata degli argini,
la ripulitura degli alvei e tutte le altre opere accessorie necessarie; in
terzo luogo procedere ad un migliore coordinamento degli interventi di gestione
delle emergenze a livello più ampio (Consorzi, Province e Comuni), ciò con
particolare riferimento alla apertura delle casse di espansione da parte degli
Enti responsabili; infine ma non ultimo per importanza è necessario sviluppare
e soprattutto realizzare un sistema di casse di espansione che in sequenza, a
monte e a valle delle zone più a rischio intervengano tempestivamente per
limitare al massimo i rischi di allagamento
Preso atto
che:
Le problematiche sono di livello nazionale e
oramai da tanti anni varie zone del territorio hanno subito notevoli danni
dalle alluvione che derivano soprattutto per una gestione ambientale del
territorio completamente errata sia a livello di pianificazione e di una
mancata di prevenzione. I programmi dei lavori di prevenzione, manutenzione e
riparazione degli argini molto spesso vengono ritardati notevolmente dal patto
di stabilità, per cui Consorzi di bonifica, Province, Comuni, e Regione sono
spesso in difficoltà anche per interventi urgenti. E’ necessario che lavori di
prevenzione delle alluvioni siano esentati dal patto di stabilità, e siano
realizzati nei tempi e nei modi più idonei.
Considerato
inoltre che:
Nel novembre
2012 la Commissione Ue ha inviato all'Italia un avviso motivato, secondo
passaggio nella procedura di infrazione Ue, per la non corretta applicazione
della direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 2007/60/CE del
23 ottobre 2007, relativa alla valutazione e alla gestione dei rischi di
alluvioni. In base alla direttiva tutti gli Stati membri devono svolgere, per
ciascun distretto idrografico una valutazione preliminare del rischio di
alluvioni. Compresa una descrizione delle alluvioni significative avvenute in
passato, qualora si ipotizzi che, in futuro, da eventi dello stesso tipo
possano derivare notevoli conseguenze negative; I piani di gestione del rischio
di alluvioni riguardano tutti gli aspetti della gestione del rischio di
alluvioni, e in particolare la prevenzione, la protezione e la preparazione,
comprese le previsioni di alluvioni e i sistemi di allertamento, e tengono
conto delle caratteristiche del bacino idrografico o del sottobacino
interessato.
Evidenziato che:
La Regione
Toscana ha attualmente in elaborazione il piano di gestione del rischio
alluvioni. Il lavoro è articolati in tre fasi: una prima, dedicata
alla valutazione preliminare del rischio alluvioni, già terminata, la seconda,
per l'elaborazione delle mappe della pericolosità, è quella che è già iniziata
e la fase conclusiva, la terza, prevista concludersi entro giugno 2015, in cui
verranno predisposti e attuati i veri e propri piani di gestione del rischio
alluvione. La Regione Toscana e le Autorità di Bacino nazionali, ciascuno per
la parte di territorio di loro competenza, in coordinamento con il Ministero
dell'ambiente e il Dipartimento nazionale della Protezione civile, stanno
organizzando specifici incontri di informazione e consultazione pubblica per
recepire contributi e osservazioni utili alla elaborazione dei piani. Gli
incontri sono principalmente rivolti alle Amministrazioni, Enti locali, Associazioni
imprenditoriali, ambientaliste, ecc. ma i cittadini possono contribuire anche
tramite la compilazione dell'apposito questionario on-line.
I criteri
fondamentali da cui si parte sono: la valorizzazione del lavoro svolto per la
definizione della pericolosità nei PAI (Piani di assetto Idrogeologico),
l'adeguamento delle mappe della pericolosità e la definizione di eventuali
nuove aree su cui definire la pericolosità e il rischio".
Il materiale prodotto in questa seconda fase,
prima di essere consegnato al Ministero dell'Ambiente, verrà illustrato ai
cittadini in incontri pubblici. Una volta terminata anche la terza fase negli
anni seguenti e fino al 2021, la Regione si occuperà di effettuare i necessari
aggiornamenti.
Svolgere un
vero e proprio processo decisionale non e un’operazione semplice e immediata
poiché essa richiede soprattutto conoscenza, informazione e una corretta
competenza per la diffusione e divulgazione attraverso gli opportuni canali,
come i forum, i seminari, i dibattiti e i convegni.
In un
recentissimo progetto "Rischio idrogeologico e calamità" che
Legambiente, la Regione Toscana e Cesvot, hanno realizzato con il
coinvolgimento di Giovanisi, sono stati proposti una serie di possibili
interventi di mitigazione del rischio idrogeologico.
Gli
interventi proposti nello studio sono tutti completamente condivisibili.
Tali
possibili soluzioni del problema del rischio idrogeologico ai fini della
mitigazione saranno possibili solo a condizione che l’opinione pubblica e gli
amministratori prendano atto e pongano in essere alcune linee comportamentali
ormai consolidate e irrinunciabili:
-pianificare
a scala di bacino
Sviluppare
una visione d’insieme che parta dal concetto di bacino e sviluppi azioni
condivise su grande scala. Pianificare a scala di bacino deve diventare la
consuetudine per le amministrazioni e gli enti pubblici, affinché i nostri
fiumi e le popolazione che vivono lungo di essi, siano protetti e tutelati.
-Restituire
al corso d’acqua le aree di pertinenza fluviale e favorire la vegetazione
riparia.
Per una
corretta gestione idraulica ed ambientale, particolare importanza dovrebbe
essere attribuita alle zone di naturale espansione dei corsi d’acqua. Infatti,
contrariamente al pensiero comune, queste aree possono avere riflessi
fortemente positivi per il rallentamento del deflusso idrico, nonché per le
notevoli implicazioni ecologiche e paesaggistiche; sono quindi soprattutto
queste zone a richiedere il mantenimento o la ricostruzione di ecosistemi
vicini alla naturalità. Pertanto, verificatane la compatibilità idraulica,
nella progettazione degli interventi dovrà assumersi quale aspetto vincolante
la conservazione delle caratteristiche di naturalità dell’alveo fluviale, degli
ecosistemi e delle fasce verdi di riparia, il rispetto delle aree di naturale
espansione e relative zone umide connesse.
-Manutenere
le opere idrauliche.
Laddove non e
possibile ri-naturalizzare il corso d’acqua, per la presenza di agglomerati
urbani o industriali, risulta di fondamentale importanza garantire la
manutenzione, il controllo e il buon esercizio di tutte le opere idrauliche con
particolare riferimento alle arginature che, nel caso dell’Ombrone, sono state
in buona parte alzate in epoca medievale. A tal proposito, i calcoli dei tempi
di ritorno della pericolosità idraulica sono stabiliti presupponendo che le
arginature mantengano una buona funzionalità anche in occasione di eventi di
piena straordinari. In più di un caso, l’aumento repentino del livello dei
fiumi connesso a tali eventi, ha causato la rottura degli argini e le zone
limitrofe, classificate a basso rischio idrogeologico, sono state allagate.
-Delocalizzare
beni esposti a rischio.
“Spostare” i
beni esposti in aree non soggette a possibili inondazioni e una delle soluzioni
apparentemente
più difficili da percorrere ma, in molti casi, più convenienti e sostenibili a
lungo termine. Tale pratica e oggi scarsamente applicata: anche in caso di
edifici costruiti palesemente in posti sbagliati, si preferisce lasciarli li e
proteggerli strenuamente con argini. Questa strategia richiede spesso
l’investimento di denaro pubblico per difendere beni privati di valore spesso
inferiore all’investimento sostenuto, con le aggravanti di artificializzare il
corso d’acqua e di incrementare il rischio a valle.
-Laminare i
deflussi nelle aree urbane.
La gestione
delle acque di pioggia e uno dei grandi problemi ambientali delle città, sia in
termini di aumento del rischio idraulico (accelerazione ed incremento dei
deflussi legati all’aumento delle superfici impermeabilizzate), sia per le
ricadute sulla qualità delle acque superficiali (attivazione degli scolmatori
di piena della rete fognaria).
-Prevenire i
processi erosivi ed incentivare coltivazioni che consolidino i versanti.
Monitorare i
processi erosivi e gravitativi alla luce del cambiamento climatico oramai in
atto, in modo tale da scongiurare fenomeni franosi. Incentivare e diffondere la
cultura della tutela dei versanti, si debbano recuperare tecniche di
coltivazione che contrastino il ruscellamento e favoriscano la tenuta dei
versanti.
- Utilizzare
tecniche dell'ingegneria naturalistica
Favorire
l’uso di tecniche di ingegneria naturalistica opportunamente progettate e
dimensionate al bacino idrografico di riferimento. Il consolidamento di
versanti instabili e franosi che minacciano insediamenti o infrastrutture
essenziali con l’utilizzo dell’ingegneria naturalistica, ridurrebbe anche i
successivi costi di manutenzione garantendo una migliore tenuta dei versanti
nel tempo.
Un altro intervento
fondamentale da perseguire, in linea con la proposta di legge della Giunta
della Regione Toscana n. 282 del 08.10.2013 "Norme per il Governo del
Territorio", è quello di limitare al massimo l'impermeabilizzazione e
la cementificazione di nuovi terreni, limitando nuovi insediamenti e cercando
di privilegiare la trasformazione, la ristrutturazione e il recupero del
patrimonio edilizio esistente, inoltre nella stessa proposta si prevedono norme
con regole chiare per la prevenzione e mitigazione dei rischi idrogeologico e
sismico da inserire nella pianificazione territoriale.
Visto che
la regione ha
riordinato recentemente i consorzi di bonifica, riducendoli da 23 a 6 e che in
data 30.11.2013 si sono tenute le elezioni per la nomina dei rappresentanti cittadini
dei nuovi consigli.
Tali nuovi
consorzi di bonifica sono entrati in funzione i primi mesi del 2014.
Ritenuto che
Da tutto
quanto sopra riportato, è veramente urgente provvedere da parte della Provincia
di Firenze e delle autorità competenti in materia.
Impegna il Presidente della Giunta Provinciale
Ente
gestore della tutela della sicurezza del territorio e della manutenzione delle
strade, dei corsi d’acqua
a considerare la manutenzione del territorio e la difesa idrogeologica una
priorità per il Paese, in quanto finalizzata a garantire la sicurezza dei
cittadini e a farsi promotrice, insieme
alla Regione Toscana che ha elaborato il piano di
gestione del rischio alluvioni,
delle
seguenti iniziative:
- chiedere al
Governo di derogare al patto di stabilità interno.
- Acquisito
che i programmi dei lavori di
prevenzione, manutenzione e riparazione degli argini molto spesso vengono
ritardati notevolmente dall’impossibilità di reperire risorse economiche e finanziarie per l’esistenza della sciagurata normativa sul
rispetto del patto di stabilità interno degli enti pubblici, che impedisce
l'utilizzazione delle risorse giacenti nella casse degli enti stessi, per cui la Provincia, Consorzi di bonifica, Comuni, e Regione sono spesso in difficoltà
anche per interventi urgenti, per le spese relative ad investimenti per
la messa in sicurezza del territorio e per le opere di mitigazione del rischio.
- Di
prevedere inoltre incentivi fiscali per le imprese che operano nell’ambito
della mitigazione dei rischi e nelle attività di prevenzione di protezione
civile, di ampliare il finanziamento del Fondo nazionale e ripristinare il
finanziamento del Fondo regionale di Protezione Civile; senza dover mettere questi
interventi in competizione con altri investimenti egualmente importanti.
- Ad adottare politiche che,
contrastando il fenomeno dell'abbandono dei terreni, del disboscamento e,
quindi, dell'improduttività del terreno stesso, riconoscano il valore
strategico dell'agricoltura come presidio del territorio;
-
chiedere al Governo di ampliare la sfera di azione del
volontariato di protezione civile anche per le
attività di prevenzione organizzate;
-
chiedere alla Regione Toscana di assegnare agli
investimenti per la messa in sicurezza del territorio e alle attività di
risanamento e prevenzione del rischio alluvioni un budget annuale di ca. 0,5% (50 Milioni €/anno) del bilancio
regionale;
-
coinvolgere la comunità locale sulle problematiche legate ai rischi presenti sul territorio
comunale e sulle misure da adottare per prevenirli, per auto-proteggersi e per
ridurre l’impatto delle catastrofi naturali sulla popolazione e sui beni;
-
aderire alla Campagna “Città resilienti” promossa da ANCI sulla base del progetto “Making cities
resilient” delle Nazioni Unite, avviato nell’ambito della “Strategia
internazionale di riduzione dell’impatto delle catastrofi naturali”;
-
aderire alla proposta dell’ANCI di istituire la
“Giornata nazionale della protezione civile” da
realizzare in tutti i Comuni italiani con il coinvolgimento della popolazione.
Il presente
atto sarà trasmesso agli Organi istituzionali competenti, al fine di sollecitare l’adozione, ognuno per la propria
competenza, delle necessarie e doverose misure per la messa in sicurezza del
territorio e a tutela e salvaguardia dell’incolumità pubblica.
Andrea Calò Lorenzo
Verdi
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