Tav, in Val di Susa 2000 poliziotti per difendere le ruspe e caricare i cittadini
Manifestanti no tav sgomberati, lavori preliminari della Torino-Lione al via. Ma gli scontri di stamane in val di Susa hanno lasciato sul campo un pesante bilancio di contusi (almeno 25 agenti e 4 attivisti) e un inevitabile strascico di polemiche. Il blitz delle forze dell'ordine è scattato poco prima delle 8, ma la 'battaglià per espugnare il presidio della Maddalena di Chiomonte è stata dura: preceduti dalla draga incaricata di rimuovere le barriere costruite con traversine, guard rail e cavi elettrici, i poliziotti hanno risposto con i lacrimogeni a un fitto lancio di pietre, petardi e oggetti contundenti: i militanti no tav hanno alzato anche "barricate di fuoco", roghi generati da balle di fieno posizionate sulla strada dell'Avanà, intrise di olio e nafta. Ben presto l'aria è diventata irrespirabile, mentre i mezzi delle aziende incaricate di avviare i lavori del cantiere e gli operai a bordo venivano accolti al grido di "vergogna, vergogna". "Lo Stato non può assolutamente arrendersi di fronte a dei protestatari: la Tav è considerata una priorità", ha commentato il ministro per le Infrastrutture, Altero Matteoli; sulla stessa lunghezza d'onda il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, convinta che "un paese civile e democratico come l'Italia" non possa permettersi "la permanenza di un presidio come quello del villaggio Maddalena, al di fuori della legalità". "Con la Tav bisogna andare avanti", ha ribadito il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini: "non si può arrestare un'opera fondamentale per l'economia del Nord". Per Antonio Di Pietro (Idv) "le infrastrutture e l'intermodalità sono fondamentali per lo sviluppo, ma non si costruiscono con i manganelli. Noi - ha aggiunto - siamo senza se e senza ma per il rispetto dei diritti dell'uomo e delle popolazioni". "Inaccettabile l'idea che al dissenso legittimo delle popolazioni si debba rispondere con la violenza, con la repressione", ha attaccato il governatore della Puglia, Nichi Vendola (Sel). Amaro il sindaco di Chiomonte, Renzo Pinard: "pensare che si potesse risolvere questa situazione con il dialogo significava essere eccessivamente ottimisti: i margini di trattativa erano inesistenti".
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