Contratti, via libera all'accordo unitario
Sì di Cgil dopo due anni si intese separateSiglato il documento, dalle
nuove regole per la rappresentanza sindacale alle garanzie di
efficacia per gli accordi contrattuali firmati dalla maggioranza dei
rappresentanti dei lavoratori, a una sostanziale possibilità di
deroghe a livello aziendale al quadro dei contratti nazionali.
Marcegaglia: "La fine della separatezza". Camusso: "Si apre una fase
nuova". La Fiom: "Cedimento gravissimo"
ROMA - Accordo unitario sui contratti e la rappresentanza sindacale.
L'ok all'intesa interconfederale è arrivato da Confindustria, Cgil,
Cisl e Uil, dopo sei ore di trattativa. Con il sì, anche, della Cgil,
dopo gli accordi separati degli ultimi due anni. "Grazie a Raffaele
Bonanni, Luigi Angeletti, Susanna Camusso ed Emma Marcegaglia. Grazie
per quello che hanno fatto oggi nell'interesse del nostro Paese", è
stato il commento del ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Al
tavolo anche la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, con il
vicepresidente con delega alle relazioni industriali Alberto
Bombassei.
Si è lavorato su un documento articolato in 9 punti: dalle nuove
regole per la rappresentanza sindacale, alle garanzie di efficacia per
gli accordi contrattuali firmati dalla maggioranza dei rappresentanti
dei lavoratori, ad una sostanziale possibilità di deroghe a livello
aziendale (termine che comunque non compare esplicitamente nel testo
della bozza), al quadro dei contratti nazionali. L'accordo, ha
spiegato Marcegaglia, "non sostituisce l'altro, quello del 2009", che
non fu firmato dalla Cgil; "questo ragiona su altri temi, come la
rappresentanza e l'efficacia erga omnes dei contratti aziendali".
L'accordo "chiude una stagione di separatezza tra di noi. Sono molto
soddisfatta. La volontà è di riandare avanti tutti insieme", ha detto
Marcegaglia. Di analogo avviso Camusso, secondo la quale "abbiamo
superato una stagione di divisione
conseguente, anche, alla ristrutturazione della contrattazione. Cgil,
Cisl e Uil - ha aggiunto - hanno definito norme di democrazia e di
coinvolgimento dei lavoratori nell'attuazione degli accordi superando
una lunga stagione di incertezze. Abbiamo dato un contributo a
rimettere il valore del lavoro e la centralità della contrattazione
all'attenzione del nostro Paese e dei lavoratori".
Per il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, "in un Paese dal
pluralismo sindacale accentuato e dalle relazioni industriali intense
è essenziale che le grandi organizzazioni dell'industria abbiano
raggiunto un accordo sul sistema delle regole comuni. E' interesse di
tutti che le parti definiscano tra di loro, senza cercare soluzioni
attraverso la via giudiziaria, le regole in base alle quali gli
accordi possono essere sottoscritti anche a maggioranza e
ciononostante applicarsi a tutti senza conflitti né incertezze. E ciò
è in particolare importante per i contratti aziendali ai quali dovrà
essere sempre più riconosciuta la capacità di regolare tutti gli
aspetti del lavoro e della produzione con il connesso aumento
detassato dei salari".
L'incontro fra i rappresentanti delle imprese e i sindacati aveva
preso il via nel pomeriggio nella Foresteria di Confindustria. Prima
della riunione i segretari generali di Cisl e Uil avevano espresso
ottimismo sulla possibilità di un accordo unitario. "In un momento di
crisi - aveva detto Bonanni - credo sia importante questo accordo, che
avrà anche un valore economico perché si danno certezze alle imprese
sulle intese che si fanno. Spero che il tavolo rappresenti una svolta
per tutti". Angeletti aveva affermato che c'erano "buone aspettative",
mentre il leader della Cgil Camusso si era limitata a chiosare con un
"chi vivrà, vedrà". Il no della Fiom, legato anche all'intreccio tra i
temi sul tavolo e lo scontro con Fiat, non ha modificato la posizione
della Cgil. E dopo l'accordo Giorgio Cremaschi parla di "un accordo
che estende a tutti i lavoratori il modello Fiat, un cedimento
gravissimo della Cgil che contrasteremo in Cgil, nelle fabbriche e nel
Paese".
Dopo la riforma del modello contrattuale del 2009, non firmata dalla
Cgil, e gli accordi separati con Fiat che hanno aperto uno scontro con
la Fiom, si è puntato alla svolta del ritorno a un'intesa unitaria.
Ieri Camusso aveva chiesto al direttivo della Cgil un mandato a
proseguire la trattativa ed eventualmente a chiudere un accordo. Secco
il no della Fiom-Cgil in un acceso dibattito interno al sindacato di
Corso Italia.
"Per la Cgil - ha detto oggi il leader dei metalmeccanici Cgil,
Maurizio Landini - non è possibile firmare un accordo che non preveda
un voto dei lavoratori sui contratti nazionali e sugli accordi
aziendali. E non è neppure accettabile un sistema di deroghe al
contratto nazionale, tantomeno una violazione del diritto di
sciopero". Il no della Fiom è legato anche alla sovrapposizione tra
alcuni punti del possibile accordo sui contratti e quelli al centro
dello scontro con Fiat dopo gli accordi separati per gli stabilimenti
di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco, ed al rischio di interferenze
con il ricorso giudiziario presentato dal sindacato dei metalmeccanici
Cgil contro il Lingotto al Tribunale di Torino. La stessa Fiat ieri
aveva auspicato una intesa al tavolo sui contratti anche per garantire
"piena operativita" ai tre accordi firmati con il no della Fiom.
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