martedì 1 novembre 2011

Lavoro precario al Comune di Milano: diciamo basta!


Lavoro precario al Comune di Milano: diciamo basta!StampaE-mail
Scritto da Sonia Previato  

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Il Comune di Milano è la principale azienda della città, 15.500 dipendenti, a cui vanno aggiunti gli indiretti, ovvero i dipendenti delle municipalizzate e delle società controllate dal Comune.
Tutelare il futuro delle giovani generazioni, a partire dalla soluzione della grave piaga della precarietà è stato uno dei temi centrali del candidato sindaco Pisapia. Ha persino sottoscritto un “contratto” con San Precario nel quale si impegnava alla stabilizzazione del lavoratori precari del Comune. Oggi i precari stanno tutti perdendo il posto di lavoro e quel contratto è solo carta straccia. Abbiamo intervistato due di loro che sono fra i promotori  del comitato precari. I loro nomi sono S. e M. perché al Comune di Milano è meglio non dare nell’occhio, soprattutto dopo la pubblicazione del dossier sui consulenti esterni. Il dossier non può essere smentito, basandosi sui dati del Comune stesso, tuttavia dà molto fastidio.
Come è nato il comitato precari del Comune di Milano?
S. Il Comitato nasce con la “Mascherata” a maggio dell’anno scorso, per la verità l’unico mascherato ero io, ma insomma c’era l’effetto scenico del chiedere la carità, ma in forma di rivendicazione. È nato tutto con la campagna per Pisapia, quella campagna è stata uno stimolo ad organizzarsi, perché ci si sentiva in un grande flusso di entusiasmo e di grande cambiamento. Quale momento migliore per parlare della condizione del lavoro precario?
Da qui è nata la necessità di darsi un coordinamento maggiore per far emergere le problematiche dei lavoratori precari del Comune di Milano. Lo sciopero del 6 settembre scorso è stata una ulteriore occasione per incontrarsi.
Quali sono le vostre richieste?
M. Chiediamo la stabilizzazione. Non è giusto che centinaia di lavoratrici e lavoratori che hanno lavorato per anni, e stiamo parlando anche di 8 - 10 anni per il Comune, lavoratrici che magari hanno una famiglia, donne sole con figli, vengano mandate a casa come se nulla fosse. A partire da maggio scorso i contratti in scadenza non vengono più rinnovati. Siamo consapevoli che c’è la crisi, che la Giunta ha ereditato un buco di bilancio, tuttavia questo comportamento non è accettabile. Sabato scorso davanti all’iniziativa a sostegno di Pisapia, l’avvocato Marco Dal Toso ci ha detto che noi precari siamo solo 625 e che magari ci si può sistemare nella nuova società di Expo2015. A parte il fatto che siamo molti di più e che la cosa può mettere in difficoltà i servizi stessi del Comune, una volta che Expo finisce, cosa facciamo? Siamo punto a capo.
Sabato scorso c’era la “due giorni per Milano” alla presenza del sindaco e voi avete distribuito all’ingresso un dossier, di che si tratta?
M. Ci dicono che non ci sono i soldi e abbiamo cercato di raccogliere informazioni. A tutti i dipendenti comunali è arrivato il video messaggio del Direttore Generale Davide Corritore che assicurava che la nuova Giunta non si sarebbe comportata come la precedente pagando cifre esorbitanti per consulenze esterne e si sarebbe avvalsa delle competenze interne. Ebbene non è stato così. Gli articolo 90 (secondo il Testo Unico Enti Locali sono i contratti a tempo determinato assunti fuori graduatoria per incarichi di ‘fiducia’) al momento sono ben 43 e la Giunta ha speso per questi contratti ben 2milioni e 270mila euro.
E su questa spesa ci sarebbe pure un illecito perché la legge dice che se non c’è il pareggio di bilancio non si possono attivare collaborazioni esterne.
Questo è molto grave, perché non se ne parla?
M. Il nostro dossier è circolato molto, online su molti siti e blog di sinistra, certo nessun giornale nazionale lo ha pubblicato, ed è chiaro che le forze di sinistra preferiscono parlare d’altro. Dicono che la destra può strumentalizzare la cosa, ma visto che la destra è contro la nostra stabilizzazione, più di tanto non può dire. Maurizio Baruffi ci ha detto che dobbiamo togliere i nomi dal dossier, d’altra parte lui è uno che prende una delle fette più grosse.
S. Il fatto è che molti di noi sono stati in prima linea nella campagna elettorale per Pisapia e vedere queste cose, fa molto male, vedere un ex compagno di Dp che si becca 162mila euro l’anno, mentre i lavoratori a tempo indeterminato con l’inquadramento medio prevalente guadagnano poco più di 19mila euro e in più si mandano i precari a casa perché non ci sono soldi: obiettivamente questa roba fa incazzare! Se non vogliono che da questa demoralizzazione la gente vada a votare a  destra (e magari molto a destra), devono cambiare registro.
Comunque, nonostante tutto, resta il fatto che siamo riusciti ad ottenere un incontro solo dopo che abbiamo iniziato a distribuire il dossier, prima li avevamo inondati di mail, ma stranamente non le avevano viste.
Come sono andati questi incontri, vi hanno dato qualche spiraglio?
S. All’ultimo incontro c’era l’assessore Bisconti, che fra le precedenti esperienze è stata anche responsabile risorse umane Nestlè, e Paolo Limonta che coordina i comitati cittadini. Ci hanno promesso di fare il possibile, ci hanno detto che verificano i vincoli imposti dal patto di stabilità, che ci vuole un accordo sindacale. Alla fine non è uscito nulla di concreto e soprattutto ci hanno messo in attesa degli eventi, con la scusa che è colpa del governo.
Ma a questi incontri voi avete presentato delle richieste precise?
M. Sì, abbiamo presentato una piattaforma di 12 punti. I primi tre sappiamo essere molto difficili da raggiungere perché riguardano una proposta di tetto massimo per gli stipendi delle figure amministrative dirigenti, la riduzione dell’80% di queste posizioni apicali e lo stop agli incarichi esterni. Poi abbiamo fatto delle proposte su dove andare a prendere i soldi per garantire la nostra stabilizzazione. Per esempio facendo pagare le pratiche edilizie (Comunicazione Inizio Attività Edilizia Libera) oggi gratuite e soprattutto la verifica dei pagamenti della tassa sul suolo pubblico e sulla pubblicità attraverso una commissione in cui siano presenti anche due precari.
S. Queste ultime due tasse (Cosap e Tosap) sono largamente evase, la maggioranza dei ristoranti e dei locali del centro che mettono fuori i tavolini non pagano. Poi ci sono entrate mancate pazzesche: pensa che a Natale scorso è stata data piazza Duomo alla gioielleria Tiffany a gratis perché ha fatto la richiesta come onlus. Anche ora le cose non sono cambiate: Roberto Cavalli ha fatto la sfilata a settembre scorso all’Arco della Pace pagando solo il 20% della tassa. Non penso che Cavalli abbia difficoltà economiche per pagare qualche migliaia di euro al Comune di Milano.
Inoltre proponiamo di destinare i capitoli di spesa che oggi vanno alle agenzie interinali e alle cooperative ad una Cassa Precaria Municipale da cui attingere per le assunzioni con graduatoria unica. Peraltro è molto più costoso pagare la cooperativa o l’agenzia che il dipendente. Evidentemente, siccome finora si è fatta la scelta più onerosa, è proprio perché non si vuole avere il problema della “gestione” del personale.
M. L’altra cosa importante è la continuità retributiva per poter accedere al sussidio di disoccupazione che comunque non viene erogato per oltre 8 mesi. Se nell’anno precedente ho già preso il sussidio, poi ricomincio a lavorare per un periodo di tempo troppo breve, il sussidio successivamente richiesto viene erogato per un periodo di mesi inferiore perché vi ho già acceduto l’anno prima. Per questo chiediamo una retribuzione di 1200 euri per almeno nove mesi annui.
S. Non mi sembra che stiamo chiedendo la luna
Decisamente non è la luna. Quali saranno i vostri prossimi passi?
M. All’incontro con il Comune ci hanno detto di verificare con le organizzazioni sindacali, per arrivare ad un accordo sindacale. Il problema è che noi non abbiamo rappresentanza, in quanto precari non abbiamo diritto ad eleggere delegati, anche se ne avremmo bisogno visto che i nostri problemi sono molto diversi da quelli che stanno qui da anni. In questi giorni c’è una trattativa in corso per stabilizzare 300 educatrici fra nidi e materne, parteciperemo a questi incontri sollevando anche il problema dei precari in altre strutture del Comune, dagli amministrativi ad altri servizi e vediamo se riusciamo ad allargare la trattativa.
Come sono stati i vostri rapporti con le organizzazioni della sinistra milanese?
S. Nessuno dei partiti, dei collettivi e delle parti di 'movimento' milanese che si riempie la bocca con la parola precarietà ci ha aiutato e son 4 mesi che smanettiamo su web e volantinaggi e ci han pubblicato LiberoAffari ItalianiIl giorno e Il fatto quotidiano e Radiopop. Nessuno ha preso sul serio la nostra lotta sacrosanta nonostante siamo andati da tutti a spiegarla. È scomoda, scabrosa, pericolosa.
Rompe le uova in un programma già scritto che sta per essere realizzato anche a livello nazionale. Questo è un dato fondamentale per capire la nostra lotta e soprattutto l'ipocrisia colpevole di tutta la sinistra milanese.
Quanti siete e che modalità avete di organizzarvi?
S. Questo è il problema principale, siamo sparpagliati in molte strutture e sedi, abbiamo richiesto l’accesso agli atti per capire quanti lavoratori sono precari, o lo sono stati negli ultimi anni, in varie forme alle dipendenze del Comune. Pare che queste informazioni siano molto “sensibili” e nessuno si vuole prendere la responsabilità di mettere in luce come stanno veramente le cose. Da quanto abbiamo capito potremmo arrivare solo come precari diretti del Comune intorno ai 7mila lavoratori, che lavorano o hanno lavorato per un periodo di 1 anno negli ultimi 5. È una bella cifra se si considera che il comune ha 15.500 dipendenti. Poi ci sono gli indiretti, cioè tutti quelli che sono dipendenti precari nelle municipalizzate o nelle controllate tipo Milano Ristorazione, Milano Sport, Fondazione Scuole Civiche, ATM, ecc. Di fatto il Comune di Milano è la principale responsabile della precarizzazione dei cittadini milanesi.
C’è paura fra i precari, paura ad esporsi, paura a fidarsi di qualcuno, poi c’è la grande delusione, l’amarezza per aver pensato che il vento era cambiato e invece qui tutti restano a casa.
Noi comunque non ci arrendiamo, mercoledì andiamo all’incontro sindacale con le educatrici per porre anche il nostro problema, perché anche noi siamo dipendenti comunali. Continueremo sollecitare le organizzazioni sindacali e, visto che il primo incontro ci è stato concesso dopo l’uscita pubblica del dossier, continueremo a volantinare nelle sedi del Comune per rendere pubblica questa situazione e anche per contattare i precari che non abbiamo ancora raggiunto e far loro capire che non sono soli, che si può rivendicare i propri diritti.
Se questa è una Giunta dalla nostra parte, allora lo deve dimostrare con i fatti.
Milano, 24 ottobre 2011

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