Entra
in una fase delicata la vicenda del Maggio Musicale: in tutti i modi deve
prevalere il massimo della responsabilità sociale da parte della Fondazione
senza che siano attivate scelte irresponsabili.
Lavoro, occupazione e diritti non possono diventare merce di scambio per
un risanamento e rilancio che vedono ancora pessime perfomance gestionali.
Rifondazione Comunista chiede alla Provincia di Firenze in qualità di
socio e finanziatore se intende proseguire a finanziare passivamente senza
porre condizioni almeno sul piano della responsabilità sociale. Domanda di attualità art. 39 del Regolamento del
Consiglio Provinciale.
L’incontro era stato preceduto dall’individuazione degli strumenti per la gestione della procedura e in particolare il ricorso alla Cassa Integrazione in deroga e un non specificato accordo sulla flessibilità, ancora in fase di definizione nonché un intervento compensativo per chi non può godere della cassa in deroga.
Sembra allontanarsi l’obiettivo posto dai lavoratori e dai sindacati di non provocare una macelleria sociale tra i lavoratori chiamati a rispondere ad una gestione fallimentare e scarsamente autorevole, la FLC CGIL del Maggio Fiorentino “….esprime la sua preoccupazione per il fatto che …i nodi più delicati e politicamente sensibili sono tutti aperti e le mancate risposte sugli stessi allontanano la possibilità di raggiungere un accordo necessario…”, parole dure ma esemplificative della posta in gioco. Inoltre c’è la corsa contro il tempo scatenata dalla procedura di crisi avviata dal Presidente della Fondazione che non lascia scampo o le parti trovano un accordo oppure da dopo l’11 giugno la “…Fondazione sarà libera di dare il via ai licenziamenti collettivi. La legge prevede la possibilità di una proroga di un paio di settimane, ma la preoccupazione nell'ambiente del teatro è comunque tanta. Se non si troveranno volontari, sono 70 i lavoratori che rischiano il posto di lavoro…”
Comunque l’aspetto più controverso della complessa vicenda per il futuro del Maggio “…è comunque quello delle risorse. La Fondazione, secondo quanto sostengono i sindacati, ha detto che per quest'anno i soldi per gli incentivi all'esodo non ci sono.
Per gli esodi volontari,
dunque, si può parlare solo dal primo gennaio 2013. Altra novità emersa
dall'incontro di ieri è che la cassa integrazione in deroga, secondo la
proposta della Fondazione, potrebbe interessare non solo i 176 tecnici e
amministrativi del teatro, ma tutto il personale, artisti compresi….”.
Ambiguo è il comportamento della fondazione che ancora non ha sciolto il nodo dei licenziamenti, i sindacati “…vogliono infatti che chi lascia il teatro lo faccia solo volontariamente, indipendentemente dal numero degli esuberi, che la Fondazione, nel corso dei tavoli, si è resa nel frattempo disponibile a ridurre da 70 a 45...” e a nostro parere non si avverte il peso delle istituzioni che avevano richiesto “a parole” che tutti lavorassero – Fondazione, Comune di Firenze, Confindustria - per la tenuta e la salvaguardia occupazionale e la tutela dei diritti.
L’accordo comunque non può prescindere da questi presupposti, soprattutto da parte di lavoratori che hanno già dato e che si aspettano uno stop alla politica dei sacrifici unilaterali, soprattutto da parte di chi non mostra un adeguato profilo di responsabilità sociale e capacità gestionali.
Ambiguo è il comportamento della fondazione che ancora non ha sciolto il nodo dei licenziamenti, i sindacati “…vogliono infatti che chi lascia il teatro lo faccia solo volontariamente, indipendentemente dal numero degli esuberi, che la Fondazione, nel corso dei tavoli, si è resa nel frattempo disponibile a ridurre da 70 a 45...” e a nostro parere non si avverte il peso delle istituzioni che avevano richiesto “a parole” che tutti lavorassero – Fondazione, Comune di Firenze, Confindustria - per la tenuta e la salvaguardia occupazionale e la tutela dei diritti.
L’accordo comunque non può prescindere da questi presupposti, soprattutto da parte di lavoratori che hanno già dato e che si aspettano uno stop alla politica dei sacrifici unilaterali, soprattutto da parte di chi non mostra un adeguato profilo di responsabilità sociale e capacità gestionali.
Gli scriventi Consiglieri Provinciali di Rifondazione Comunista nel ribadire la massima attenzione e impegno politico istituzionale a sostegno della vertenza sindacale nell’esprimere la solidarietà ai lavoratori del Maggio Fiorentino chiedono al Presidente della Provincia di Firenze e all’Assessore competente di riferire sull’evoluzione dello stato di crisi del Maggio fiorentino, sul profilo assunto dalla Fondazione e sul ruolo che la Provincia di Firenze sta assumendo nel contesto della delicata vicenda .
Altresì chiediamo di sapere dall’Amministrazione Provinciale in che
cosa consiste la disponibilità della Fondazione
a ridurre da 70 a 45 i lavoratori in esubero quando ha contestualmente
confermato che per quest'anno i soldi per gli incentivi all'esodo non ci sono e
non ci saranno almeno fino al 2013.
Chiediamo inoltre di conoscere se ci sono proposte alternative alla
logica dei tagli, riferendo anche sullo stato delle relazioni sindacali, anche
alla luce delle pessime performance gestionali giocate unicamente sulla pelle
dei lavoratori e come vengono motivati
gli, a nostro avviso, ingiustificati emolumenti della Soprintendente e del
gruppo dirigente, alla luce dell’attuale quadro economico.
Infine chiediamo di sapere cosa la Provincia di Firenze, in qualità
di Ente finanziatore della Fondazione del Maggio, cosa intende fare a fronte della richiesta dei
possibili licenziamenti e se intende proseguire a finanziare passivamente senza
porre condizioni almeno sul piano della responsabilità sociale.
Andrea Calò
Lorenzo Verdi
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