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mercoledì 31 agosto 2011
L’attacco alla Costituzione non è solo sulle pensioni
L’attacco alla Costituzione non è solo sulle pensioni
di Giorgio Cremaschi
Il governo ritira il provvedimento sulle pensioni perché incostituzionale. Bene, ma gran parte della manovra lo è. E’ anticostituzionale l’articolo 8 che permette ad accordi aziendali di rinunciare non solo al contratto nazionale ma persino alla legge che tutela le lavoratrici e i lavoratori contro i licenziamenti ingiusti. E’ anticostituzionale, nel senso che si viola lo spirito profondo della nostra Carta, pensare di imporre il pareggio di bilancio come vincolo costituzionale permanente. Nessun’azienda accetterebbe un vincolo di questo tipo, mentre dovrebbe essere imposto allo stato italiano, perché così vogliono la Germania e la Banca europea. Inaccettabile, incostituzionale e anche stupido.
E’ incostituzionale caricare di un contributo di solidarietà solo i più alti redditi tra i dipendenti pubblici, lasciando fuori tutti i manager privati. E’ incostituzionale la rappresaglia sulla tredicesima dei dipendenti pubblici, che verrebbe a mancare se chi comanda nei loro uffici sbaglia i progetti. E’ incostituzionale ignorare completamente il risultato del referendum che ha detto sì all’acqua come bene pubblico e che ha anche detto sì al mantenimento dei grandi servizi sotto la sfera pubblica, ed invece lanciare una grande campagna di privatizzazioni. E’ incostituzionale continuare a tollerare l’evasione fiscale, la fuga dei capitali, un sistema pubblico finanziato per grandissima parte solo dai soldi dei lavoratori dipendenti e dei pensionati.
Si può andare avanti percorrendo la manovra e scoprendone in ogni lato piccoli e grandi attacchi alla Costituzione. Questo perché è il senso stesso della manovra e del governo che la ispira, che va contro i principi di fondo della nostra Costituzione. Contro i principi di uguaglianza e giustizia che sono alla base di essa e che, non a caso, il governo vuole mettere in discussione in tanti punti, a partire dall’articolo 41 che pone precisi limiti alla libertà d’impresa.
A questo punto a maggior ragione bisogna lottare e mobilitarsi, perché la manovra cada e il governo con essa. L’alternativa va costruita sulla base di un altro progetto economico e sociale, che metta in discussione non solo le scelte catastrofiche della destra, ma anche il potere autoritario che su di noi esercitano la Banca europea e il governo unico dei banchieri e della finanza. E’ stato detto che l’Italia è commissariata dall’Europa. Ma non si commissaria un paese senza cancellarne la Costituzione. Via Berlusconi, dunque. Ma per ripristinare davvero la Costituzione bisogna anche mettere in discussione i diktat dell’Europa delle banche e il cosiddetto potere dei mercati, che stanno distruggendo la nostra democrazia.
31 agosto 2011
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