Le politiche
neo-liberiste del Governo Monti, sul versante economico e sociale, si pongono
in sostanziale continuità con il precedente governo e con le politiche di
centrodestra, portate avanti a livello europeo. Questo è quanto finora è dato
osservare, guardando a quanto realizzato in materia di tagli
allo stato sociale, di aumento delle imposte indirette e delle
accise, di salvaguardia dei tanti privilegi “veri” che allignano nel paese tra i ceti più abbienti, tra evasione fiscale e
corruzione; per proseguire, poi, con l’odiosa
riforma pensionistica che si pone lo scopo di consegnare le generazioni
future (ma, a questo punto, anche
le più anziane) nelle mani delle assicurazioni private, privandole di una
dignitosa pensione pubblica, ben dopo i 40-45 anni di lavoro!
Purtroppo, la
risposta sindacale non è stata, al momento, all’altezza della posta in gioco.
Distinguo e debolezze, frutto in gran parte di una lunga stagione di divisioni,
perseguita pervicacemente dal Governo Berlusconi e dal Sig. Sacconi, i cui
frutti avvelenati ancora oggi producono i loro effetti, hanno fatto sì che non
venisse messa in campo tutta la forza del mondo del lavoro, subendo una
sconfitta grave dalla quale sarà difficile rimontare. Anche se
la CGIL continua giustamente a sostenere che la partita delle pensioni non deve essere considerata chiusa, e
la lotta per modifiche profonde andrà condotta nei confronti del prossimo
governo “politico”.
La riforma del mercato del lavoro, perseguita dall’attuale governo, si colloca esattamente nello stesso
alveo. Il tentativo di depotenziare il sistema degli ammortizzatori sociali e
di limitare pesantemente la sfera di applicazione dell’art. 18 dello Statuto
dei Diritti dei Lavoratori (così si chiama!) deve essere duramente contrastato,
mettendo certamente in campo la forza delle nostre idee ma anche quella di milioni di lavoratrici e lavoratori
che non intendono regalare al governo Monti quanto non hanno concesso al
governo precedente, né nel 2001 né nel 2008. La dignità del lavoro che è sottesa a quella norma è espressione di
civiltà e giustizia, e non può essere venduta sull’altare di un neo-liberismo
che dimostra di aver fallito in
Europa e nel mondo.
Scelte unilaterali
che andassero nella direzione del superamento dell’articolo 18 e di pesanti
ridimensionamenti del sistema degli ammortizzatori sociali non potranno né
dovranno essere consentite: di certo non sarà la CGIL a farlo!
Di fronte a decisioni autoritarie, la risposta non potrebbe
che essere quella dello sciopero generale , a difesa delle ragioni del lavoro e
della stessa democrazia, così come disegnata dalla nostra Costituzione.
R.S.A.
Fisac/CGIL
Banca
Intesa Sanpaolo Massa Carrara
Carrara, 21 febbraio 2012
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