Il 12 e 13 giugno saremo chiamati a votare 4 quesiti referendari. Due riguardano la privatizzazione dei servizi idrici integrati, uno gli investimenti sull’energia nucleare (se il Governo non dovesse modificare nel frattempo le norme), il quarto il cosiddetto “legittimo impedimento”.
Oggi, che ci piaccia o no, i referendum sono l’arma più potente che ci è rimasta per ribadire la volontà di partecipare alle decisioni del governo, e con essa ribadire le nostre convinzioni. Ovvero dire con forza che i diritti non si vendono, che il futuro non può essere messo a rischio dalla voracità di alcuni, e che la legge è uguale per tutti. Il tentativo di privatizzazione dei servizi idrici - innescato con la legge Ronchi del 2009 ma in realtà ultimo atto di un processo molto più lungo - contiene in sé tutti gli elementi di questo attentato ai nostri diritti, alla loro mercificazione.
Non era necessaria poi la catastrofe giapponese per ribadire che l’energia nucleare non è sicura. Lo è stata semmai per dimostrare la pochezza di chi ha sostenuto in questi mesi il ritorno al nucleare. Anche la sicurezza energetica è un bene comune, anche la tutela della nostra salute. Non è tollerabile che si possano fare affari scaricandone i rischi sulla collettività.
Un silenzio assordante ci accompagna da qui al 12 giugno. I media, le televisioni innanzitutto, sembrano essersi dimenticati dei referendum e li hanno cancellati dai palinsesti. Raggiungere il quorum sarà un’impresa faticosa, per chi in questi mesi si è così tanto impegnato. Faticosa, ma non impossibile. Utile per ribadire una volta di più che la democrazia si basa sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica, contro chi ci vorrebbe chiusi in casa, spettatori passivi di quel che accade a questo Paese.
Per tutti questi motivi dovremmo tutti presentarci alle urne, il 12 e 13 giugno, raggiungere il quorum e votare sì. Non per paura, non per egoismo, ma per riprenderci qualcosa che è nostro: ovvero quei beni comuni che chiamiamo giustizia, equità, sostenibilità.
Altreconomia ha pubblicato un dossier scritto da esperti e professori che vuole essere una proposta per la diffusione di massa. È un .pdf (leggero ed universale, quindi) è copyleft (vi chiediamo solo di non rivenderlo) e contiene anche un proposta molto vantaggiosa per scoprire Altreconomia, perchè l'emergenza sull'informazione non si esaurirà coi referendum.
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