martedì 14 gennaio 2014

Congresso Prc: La strada è drammaticamente in salita, ma non ce n’è un'altra

Congresso Prc: La strada è drammaticamente in salita, ma non ce n’è un'altra

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Allora…c’è stato un congresso, il segretario uscente ha fatto una proposta di linea politica, l’assise congressuale ha approvato a larga maggioranza un documento politico, al cui interno prevalevano le posizioni da lui proposte.
In qualsiasi partito, associazione, sindacato, questo elementare risultato aritmetico sarebbe stato sufficiente a legittimare la proposta politica che aveva ottenuto i maggiori consensi, democraticamente conquistati, e quindi chi la rappresentava.
Nel Prc no.
Sia al congresso che nel mese successivo, coloro che  – all’interno del documento di maggioranza approvato anche con il loro voto - non si riconoscevano nelle proposte avanzate dal Segretario uscente, hanno di fatto smentito il loro voto, reso inservibile il dispositivo congressuale di maggioranza, e boicottato la naturale designazione del principale rappresentante della posizione risultata, in senso relativo, maggioritaria.
Di conseguenza, costoro hanno fatto mancare il loro voto - nell’organismo ‘ampio’ eletto dal congresso - sia al segretario uscente espressione della posizione di maggioranza e del documento finale da loro stessi approvato, sia alla Segreteria, che poteva anche vederli ben rappresentati, solo che avessero accettato di condividere la designazione del nuovo gruppo dirigente.
Col che hanno anche, irresponsabilmente, delegittimato l’intera dialettica congressuale, reso personalistica la contesa politica, indebolito l’intero Partito, scelto di non gestire la linea politica da loro stessi sostenuta nel documento congressuale finale.
Ciò, al presumibile scopo di tenere sotto scacco la segreteria ed il segretario eletti a maggioranza ma di minoranza, in senso numerico, dato che questa parte dell’aggregazione congressuale maggioritaria, ha fatto venir meno i suoi voti principalmente sul Segretario, senza peraltro candidare apertamente, in alternativa, chichessia.
Giova anche ricordare che questa ‘minoranza della maggioranza’ rimprovera al Segretario uscente, poi riconfermato - pretendendo la sua cacciata dopo che le posizioni da lui sostenute sono risultate di misura vincenti - una serie di scelte (anzi: i risultati di una serie di scelte) che questa stessa area ha approvato con grande convinzione, talora con vero entusiasmo.
Ora: il gruppo dirigente c’è, la linea politica anche, il Segretario - a dispetto di un ‘nuovismo’ senz’anima - che ne chiedeva la testa, pure.
La strada è drammaticamente in salita, ma non ce n’è un ‘altra: chi ancora ci crede, chi vuole ancora battersi per il socialismo, chi non ha perso la speranza, chi è leale al Partito della Rifondazione comunista…non ha che da cominciare l’arrampicata.
Marco Schettini
in data:13/01/2014

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