martedì 12 novembre 2013

Sullo sciopero di 4 ore

Siamo alla vigilia di uno sciopero generale di 4 ore
articolato nelle varie regioni indetto da Cgil-Cisl-Uil per chiedere maggiore
equità sulla legge di stabilità in discussione in Parlamento. Uno sciopero
indetto più per placare le richieste della base che per dare una dimostrazione
di forza contro il governo delle larghe intese (PD-PDL) e i suoi provvedimenti.
Uno sciopero indetto da quei sindacati che hanno
condiviso la piattaforma ricatto di Marchionne alla Fiat e che tutti i giorni
firmano accordi al ribasso per i lavoratori, che dividono e riducono a  vertenze aziendali la lotta generale contro la crisi e per il lavoro.
Uno sciopero indetto da
quei sindacati che hanno firmato con Confindustria l’accordo sulla rappresentanza.  Cigl-Cisl-Uil lo hanno firmato definendolo “storico”, una “svolta”, una “nuova era”, una “nuova stagione”. In effetti è
vero, ma in senso negativo. Con questo accordo si escludono dai luoghi di
lavoro le organizzazioni di base dei lavoratori, delle Rsu possono fare parte
solo i rappresentanti dei sindacati confederali; e qualora un eletto cambiasse
organizzazione di appartenenza decade dalla carica di delegato, ovvero le nuove
Rsu rappresenteranno non i lavoratori, ma i sindacati firmatari dell’accordo,
calpestando il diritto di critica e opposizione e ogni principio di democrazia
anche sindacale.
Cigl-Cisl-Uil prendono con questo accordo l’impegno formale con la Confindustria a “dare piena
applicazione e a non promuovere iniziative di contrasto agli accordi”, vale a
dire divieto di sciopero e accettazione di qualsiasi peggioramento
contrattuale, pena sanzioni e punizioni previste al momento della stipula dei
nuovi contratti che sempre meno saranno nazionali, spezzettando così ulteriormente
l’unità dei lavoratori.
Uno sciopero indetto da Cigl-Cisl-Uil che continuano a difendere l'Europa dei padroni e delle banche
mentre proprio per salvare i profitti del grande capitale e delle banche
attraverso l'UE vengono stabilite da tutti i governi che ne fanno parte regole
come l'obbligo del pareggio di bilancio (fiscal compact) che fanno pagare
esclusivamente questa crisi ai lavoratori, alle masse popolari e ai pensionati
di tutta Europa.
La crisi non è di questo o quel governo, ma del sistema
capitalista nel suo insieme. Il grande capitale e le banche fanno grandi affari
e i loro profitti sono in aumento mentre il proletariato e le masse popolari
sono gettate nella miseria.
I governi non sono altro che comitati d'affari del
capitale monopolistico e rispondono ai suoi ordini, solo così possono continuare
a mantenersi privilegi, compensi e pensioni d'oro, non pensano certo al
benessere popolo.
Basta con gli scioperi di facciata, dobbiamo batterci
ovunque per uno sciopero generale nazionale, per smascherare i sindacati
concertativi e di governo, dobbiamo batterci contro l'accordo truffa sulla
rappresentanza e rivendicare il nostro diritto alla lotta e a prendere nelle
nostre mani il nostro avvenire senza deleghe a nessuno.
Il proletariato italiano ha una tradizione di grandi
lotta e sacrifici, dalla Resistenza ad oggi, e deve riprendere coraggio sulle
proprie forze con la coscienza che il proletariato può vivere senza padroni
mentre i padroni senza di noi sono finiti. Dobbiamo batterci per abbattere il
sistema capitalista basato sullo sfruttamento e costruire una società
socialista senza padroni né sfruttamento.




Comitato Comunista "Fosco Dinucci", Firenze
www.comitatocomunistafirenze.altervista.org

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