Cari
Presidi, colpa vostra
se l'Italia è un paese per escort» di
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Studenti del collettivo Scuole superiori di Pontedera (Pisa)
(la lettera è uscita oggi sulle pagine toscane de l'Unità)
Cari Presidi
scriviamo da una terra lontana, parole che forse non siete più in grado
di capire. Siamo gli studenti del collettivo delle scuole superiori di
Pontedera, cinque scuole superiori, quasi cinquemila alunni. Insieme,
in questo collettivo, dopo un anno di proteste condivise, dopo nove
giorni di occupazione condotti senza far danni, facendo proposte,
incontrando esperti, assessori, senatori, gruppi musicali. Siamo ancora
insieme dopo una fiaccolata per festeggiare insieme l’Unità d’Italia e
ancora insieme dopo un concerto di fine anno in difesa della scuola
pubblica. Insieme, noi studenti, qualche professore, qualche genitore,
qualche operaio della Piaggio, qualche amministratore e poco altro.
Insieme a discutere, a fare politica, a impegnarci come in una
fortezza, ultimo baluardo prima della deriva, ultimo baluardo che crede
ancora nella scuola pubblica che difende ancora la cultura e la
bellezza, quella vera, quella che ci guida per il domani e non quella
inutile e triste di una escort. Ultimo baluardo di un paese alla deriva
che non crede più nella solidarietà ma che diventa ogni giorno più solo
e più cattivo. Noi siamo qui. Ancora a ritrovarci, ancora a guardarci
negli occhi ancora a parlare, ancora.
E voi? Voi dove eravate quando a poco a poco la scuola, e con essa il
futuro di un intero paese, veniva scippata, derubata, quando a poco a
poco tagliavano i bilanci, le ore, i professori, i banchi, la carta, le
iniziative? Voi dove eravate mentre a poco a poco aumentavano le spese
militari, le spese per la politica, le spese per le scuole private, per
i privilegi, per le caste? Voi dove eravate quando si precarizzava il
lavoro nel nome del libero mercato e della concorrenza, quando i vostri
diplomati non sapevano dove sbattere la testa per trovare un lavoro?
Voi dove eravate quando la cultura, che noi difendiamo era calpestata,
derisa, ridicolizzata da grandi fratelli e idiozie televisive, quando
l’informazione si faceva sempre di più disinformazione di regime?
Forse dietro scrivanie ad applicare circolari contraddittorie e
inapplicabili, contrarie al buon senso, contrarie a chi vuol difendere
il diritto di una scuola pubblica di tutti e per tutti. Forse a dire
che la legge è legge, che va applicata! Probabilmente dissero così
anche i Presidi quando nel 1938 furono emanate le leggi razziali, forse
dissero così, sicuramente dissero così.
La Vostra generazione ci consegna un paese sull’orlo di un abisso
economico, pieno di privilegi e di marciume, una mignottocrazia dove la
cultura, quella che noi vogliamo difendere, ha meno valore di un
calciatore panchinaro del Frosinone o di una velina semiscoperta di un
programma in tarda serata.
Ci dispiace ma non accettiamo le Vostre lezioni su come protestare, se
Voi aveste saputo farlo a quest’ora non saremmo qui, a quest’ora
avremmo un altro tipo di scuola. Ci dispiace ma la Vostra lotta, se
lotta c’è stata, è fallita, le Vostre parole ormai sono vuote, forse
inutili, smentite dai fatti, rinnegate dalla storia.
Forse occuperemo, forse metteremo in atto altre forme di protesta o
forse non faremo niente, ma non saranno le Vostre parole a dirci come
fare. Incontriamoci, guardiamoci negli occhi, perché così bisogna fare,
costruiamo insieme, senza ruoli. Ma niente lezioni e niente moralismi,
per favore, la scuola non ne ha bisogno.
28 settembre 2011
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