COMUNICATO STAMPA
Sorpresa, indignazione. Ecco l'effetto che hanno fatto al Prc fiorentino le parole contenute nella lettera, divulgata da alcuni presidi, con la quale invitavano a non occupare le scuole, a non protestare, minacciando punizioni nei confronti degli studenti. Hanno spiegato che non è con l’occupazione che si difende la scuola pubblica. “Ma costoro dove vivono? Si sono accorti che in Italia con la scusa della crisi economica è in atto il più grande attacco ai diritti del lavoro da venti anni a questa parte?” dice Andrea Malpezzi, segretario provinciale del partito della Rifondazione comunista. “Si sono accorti che questo governo persegue una condotta precisa che prevede sempre maggiori finanziamenti e agevolazioni alle scuole private e confessionali? Si sono accorti che la scuola pubblica diventerà sempre più l'unica via per chi non può permettersi di sostenere costi altissimi, impoverita di insegnanti e mezzi didattici?” incalza il segretario. Chi lavora non potrà più sperare che il proprio figlio abbia una cultura superiore e una condizione sociale migliore. “E’ la scuola di classe” dice Malpezzi. Tutto questo avviene mentre i giovani, laureati e non, subiscono il più grande furto di futuro dal secondo dopoguerra ad oggi. “Giovani che alla fine di un percorso di studi non troveranno altro che un lavoro precario o la scelta di partire verso l’estero in cerca di luoghi ove le loro specializzazioni siano messe a frutto, hanno non solo il diritto, ma anche il dovere di indignarsi - spiega - Non erano forse in maggioranza giovani studenti quelli che hanno animato la primavera araba chiedendo democrazia e partecipazione ? Non erano forse giovani studenti gli “indignados” spagnoli? Non erano forse giovani studenti gli animatori delle manifestazioni di queste settimane in Israele contro il carovita?”. Eppure questi presidi condannano le proteste tipiche del mondo studentesco. “Tutti hanno seguito con emozione questo brivido che sta percorrendo il mondo, forse non sempre condividendo, ma mai minacciando o condannando. Da noi vorremmo invece che tutto tacesse”, conclude il segretario. Una volta c’era uno slogan molto efficace che si poteva leggere o sentire in molti posti, ricorda: “Operai e studenti uniti nella lotta”. “C’era la consapevolezza che il miglioramento delle condizioni di vita o di studio passava per la lotta di tutti. Oggi questa consapevolezza sta tornando, nonostante il pensiero unico cerchi di nasconderla. Ma è proprio vero che quando il dito indica la luna, qualcuno guarda la luna, ma molti altri guardano soltanto il dito”.
Andrea Malpezzi
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