domenica 29 gennaio 2012

I ROM E LA QUESTIONE RAZZIALE, SENZA MEMORIA.


I ROM E LA QUESTIONE RAZZIALE, SENZA MEMORIA.
Livorno 28 gennaio 2012
Da anni leggo con dispiacere e disgusto le molteplici manifestazioni di razzismo contro il popolo martire Rom, spesso mascherate da finto spirito di carità.
Devono rintanarsi a patire il freddo e la fame dove nessuno possa vederli, la loro vista spaventa crea turbamento, da fastidio: altro non è concesso loro, che non possiedono né casa né stalla per riparare se stessi e i figli.  Nessuna autorità si preoccupa di trovare alloggi di soccorso, o almeno di offrire uno spazio attrezzato e con servizi essenziali, a chi vive una condizione così drammatica. Cacciati ormai da ogni periferia della nostra città (che è anche loro) i superstiti dell'olocausto (che in romane si dice porreimos ) rimangono l'unico popolo perseguitato (in quanto tale) anche oggi. Gli è negato il lavoro, a meno che non si travestano fino a essere indistinguibili dagli altri, che si inventino altre nazionalità, perché il popolo Rom è rifiutato e respinto da una moltitudine di cittadini cresciuti a pane e leggende malsane, quasi fossero pellerossa in America ai tempi della colonizzazione Neppure festeggiano il giorno della memoria perché per loro la persecuzione razziale non è mai finita. Sono assai poche le persone che, conoscendo l’odissea dei Rom e Sinti dai tempi del loro lungo viaggio da una regione a nord dell'india fino ai nostri giorni, cercano di opporsi alla continua campagna di odio e menzogna, al rifiuto di lavoro e assistenza pubblica che impedisce loro una vita sicura e dignitosa. C'è un tavolo quasi mai aperto per affrontare e risolvere i problemi di inserimento in strutture protette dalle aggressioni razziste e per dare occupazioni utili alla collettività: apriamo questo tavolo in fretta, perché possiamo concorrere a levare dall'esistenza precaria famiglie che chiedono di avere pari opportunità per i propri figli. Ci sono ingenti fondi europei da spendere per il popolo Rom, un tardo indennizzo per la strage nei campi di sterminio tedeschi. La loro abilità nel riciclare ciò che noi buttiamo, l’attitudine a evitare gli sprechi sono qualità da mettere a frutto, e valorizzare.
Dovrà pur finire l'odio fascista, la discriminazione, il turpe pregiudizio che li isola e li condanna agli stenti, che come una dannazione li accompagna ovunque. Come se non bastasse c'è chi dice, con crudele ironia, che sono loro che vogliono vivere così; la popolazione Rom non ha mai preteso di avere uno Stato ma solo di essere accolti e di poter vivere tra noi, chiede case e occasioni di lavoro per uscire dalla miseria e dall’emarginazione. Almeno nei giorni che ci ricordano come l'uomo può essere molto peggio delle bestie tutti dovrebbero rinunciare ad esercitare un ordinario razzismo che offende l'umanità. Sarebbe opportuno un rispettoso silenzio verso tutte le vittime dei campi di sterminio. Le donne che cercano di raccogliere qualche spicciolo di fronte ai supermercati, e che persone livornesi più civili aiutano volentieri portando a loro abiti e cibo, non commettano nessun reato, chi li scaccia fa un cattivo servizio alla democrazia. Chiedere l’elemosina per riuscire a nutrire i propri figli, è una forma di amore non di maltrattamento.
Per U.I
Daria Faggi


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