Noi, Giovani Comunisti, risponderemo a Casa Pound
14/12/2011 – Giovani Comunisti nazionali e Giovani Comunisti Toscana/Firenze
Firenze ha tristemente conquistato le prime pagine di tutti i giornali. Samb Modou e Diop Mor sono stati uccisi a sangue freddo nel bel mezzo del mercato di piazza Dalmazia. Motivo? Erano senegalesi. La mano che ha premuto il grilletto era quella di Gianluca Casseri, pistoiese di 51 anni residente a Firenze, che, dopo aver ucciso i due uomini ed averne feriti altri tre tra Piazza Dalmazia e il mercato di San Lorenzo, si è tolto la vita. E’ del tutto fuori strada chi parla di follia: Casseri ha agito coscientemente e spinto da una chiara volontà di eliminare chi riteneva diverso ed inferiore per il solo colore della pelle. L’uomo era infatti conosciuto per le posizioni neofasciste, razziste e negazioniste: frequentatore di CasaPound e direttore editoriale di una rivista, La Sponda, in cui esponeva le sue teorie sulla superiorità della razza ariana e su come in realtà l’Olocausto sia stato solo una grande invenzione. Quando oggi le notizie sono cominciate a girare, i camerati di CasaPound si sono sentiti in dovere di uscire con un proprio comunicato: hanno dovuto ammettere di conoscere Casseri (ha partecipato innumerevoli volte a manifestazioni ed iniziative organizzate dall’associazione ed ha pubblicato molti interventi su blog e siti a questa collegati) ma hanno preso immediatamente le distanze dicendo che “era un simpatizzante di CasaPound Italia, come altre centinaia di persone in Toscana, e altre migliaia in tutta Italia, alle quali, come del resto avviene in tutti i movimenti e le associazioni e non solo in Cpi, non siamo soliti chiedere la patente di sanità mentale”.
Hanno anche subito provveduto a cancellare dai loro siti gli interventi del killer. Atteggiamento tipico dei fascisti: tirare il sasso e nascondere la mano. Andare in giro a predicare la superiorità di chi ha la pelle bianca e poi disconoscere, vigliaccamente, episodi di furia omicida come quelli di oggi.
Nell’esprimere tutta la nostra vicinanza e il nostro sostegno alla comunità senegalese e ai familiari delle vittime, ci teniamo a sottolineare che, nonostante il dolore che ci unisce, non possiamo cadere dalle nuvole di fronte ad una gesto come quello di Casseri. Oramai da tempo diciamo, assieme all’Anpi ed altre associazioni di militanti antifascisti, che gruppi neofascisti come Casapound, Casaggì e Forza Nuova (solo per nominare i più conosciuti) non sono un fenomeno da prendere sottogamba. In nome della libertà di espressione del proprio pensiero, conquistata col sangue dei partigiani sui monti, si giustifica qualunque presa di posizione. Dobbiamo invece avere il coraggio e la forza di ribadire che i neofascisti in Italia non hanno diritto di parola in quanto disconosciuti dalla Costituzione. Viviamo nel paese in cui il sindaco Alemanno, nel bel mezzo dei tagli effettuati dal Ministro Tremonti, si permette il lusso di acquistare la sede di Casapound a Roma, in cui parlamentari di destra propongono l’equiparazione tra partigiani e repubblichini e in cui si tenta di eliminare il reato di apologia di fascismo.
Se sono i vertici della politica e delle istituzioni ad assumere pubblicamente queste posizioni ed a farsi promotori di queste iniziative, come ci si può meravigliare di fatti come quelli di oggi? Se accettiamo che personaggi come Borghezio o altri pezzi del folklore leghista aprano bocca dando fiato a qualsiasi pensiero intriso di razzismo, violenza ed intolleranza che frulla nella loro testa, come ci si può meravigliare se una maestra casertana abbassa il voto ad un’alunna perché di colore? Dobbiamo cominciare a dire no, ma in modo serio e deciso. No a Casapound che commemora i franchi tiratori il giorno della Liberazione di Firenze. No a Forza Nuova che organizza iniziative razziste con la scusa di un dibattito sulla costruzione di una moschea. No a Casaggì che si impadronisce della storia della sinistra facendo manifesti e volantini usando la storia e la faccia Bobby Sands. Dobbiamo promuovere la conoscenza della nostra storia e di che cosa è stata la Lotta di Liberazione in Italia. Dobbiamo fare di “cultura” ed “integrazione” le nostre parole d’ordine. Solo così riusciremo a mettere un freno a quest’allucinante deriva culturale che, con la complicità dell’ignoranza e dell’indifferenza comuni, rischia di contagiare irrimediabilmente parte delle giovani generazioni: ricordiamo, ed insegniamo a chi non lo sa ancora, che la nostra democrazia è nata direttamente dall’antifascismo e che i legami con queste radici non possono essere recisi. Da questo passa la richiesta ferma di chiudere le sedi e le organizzazioni neofasciste, come stabiliscono le nostre leggi, nati dal sangue della Resistenza.
In conclusione teniamo a precisare una cosa: i non conformi di Casapound sono sovente legati al Popolo della Libertà e godono di chiara agibilità politica. Non è accettabile dare agibilità ad un’operazione chiaramente di facciata, utile a sollevare dallo scontento sociale strumenti di repressione e funzionali al sistema. Nelle scuole e fra le nuove generazioni continueremo a porci realmente al di fuori del bipolarismo senza cadere in proposte autoritarie, continueremo a guardare alla storia senza falsificazioni e strumentalizzazioni, continueremo a parlare di sociale senza proporre omologazione e identità imposte. Riporteremo il tema dell’immigrazione all’interno del suo reale contesto: da una parte elemento sfruttato dal sistema economico-mafioso italiano, dall’altro pericoloso e strumentale mezzo di consenso per le destre.
Continueremo a rispondere alla crisi costruendo spazi di confronto e costruendo l’alternativa con la partecipazione, non imponendo modelli ridicoli e che fortunatamente i comunisti hanno già sconfitto nel corso della loro storia.
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