martedì 27 dicembre 2011

Per una legge regionale toscana rispettosa del voto referendario


COMUNICATO STAMPA
A sei mesi dal voto referendario contro la privatizzazione dell'acqua, il Consiglio regionale della Toscana
approva una legge di riforma degli Ato la cui regia è da ricercare più nei poteri economici forti e in Cispel che nella
Giunta o nel Consiglio regionale.
Attraverso Cispel parlano direttamente le multinazionali dell'acqua privata presenti in Toscana che -assieme ad una
potente casta, mai eletta, di burocrati di nomina politica- considerano la democrazia e la volontà degli italiani
insignificante ed ignorabile.
Da sempre Acea e Suez premono perché in Toscana venga istituito un ATO unico ed un gestore unico: "se questo
progetto si realizza, si tratterà di una gestione con più di 2,5 milioni di abitanti e un volume d’affari di circa 250 milioni di
euro” secondo le parole di un dirigente della multinazionale francese Suez, nel mentre si accordava con Acea per
truccare le gare di affidamento del servizio in Toscana (Sentenza dell'Autorità Antitrust 2007). In altre parole, un giro
d'affari in grado di garantire enormi profitti a pochi su un bene di tutti.
Mentre le società di gestione toscane restano società di capitali partecipate da soggetti privati e continuano a
mantenere in tariffa la remunerazione del capitale investito (quindi a distribuire dividendi agli azionisti), la Regione
costituisce un ATO unico toscano dell'acqua -che vedrebbe fortemente limitata la partecipazione dei cittadini e il peso di
tutti comuni e specialmente quelli di dimensioni medie e piccole- come trampolino per la creazione di un gestore unico,
con al proprio interno i colossi privati Acea Spa e Suez che vedranno invece il loro peso contrattuale aumentare in
proporzione. Proprio quelle multinazionali che, con il voto referendario, i cittadini toscani hanno inteso allontanare dalla
gestione dell'acqua.
Al contempo si dimentica che l'acqua è una risorsa naturale fondamentale e che fra gli elementi positivi della legge Galli
del 1994, ancora in vigore, vi è proprio la definizione di Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) sulla base dei bacini: il bilancio
idrico (le entrate e le uscite) si fa a scala di bacino idrografico.
Infine, tutti i recenti studi scientifici mostrano come il servizio idrico integrato sia un settore nel quale, al di sopra di una
certa dimensione del gestore, non si danno affatto le così dette "economie di scala": un mega gestore regionale
toscano dell'acqua non solo non produrrebbe risparmi ma anzi genererebbe notevoli "diseconomie di scala",
aggiungendo inutili costi.
Mentre con la legge di riforma degli Ato la regione sembra andare incontro ai desideri di Acea e di Suez ecco
che Cispel chiede ai Sindaci toscani un atto ingiustificabile ed illegittimo: la proroga delle concessioni alle Spa
privatizzate, per scongiurare la ripubblicizzazione delle prime gestioni a scadenza ravvicinata. I Sindaci dell'Ato 2 hanno
già eseguito l'ordine mentre dopo 6 mesi nessun Ato Toscano ancora ha tolto dalla tariffa il 7% della remunerazione del
capitale investito come obbligati dal referendum di giugno. Lo farà l'Ato unico?
1.700.000 cittadini toscani si attendevano oggi una riforma dei servizi pubblici locali in grado di attuare il
risultato referendario e quindi di tracciare un chiaro percorso di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, mettendo
alla porta i soggetti privati ed eliminando i profitti dall'acqua.
Quanto sta accadendo nella nostra regione, in netto contrasto con i due Sì referendari per l'acqua bene comune, apre
una ferita senza precedenti nel tessuto democratico della comunità toscana, una ferita che allontana i cittadini dalle loro
istituzioni, e fa crollare la fiducia dei rappresentati nei loro rappresentanti.
Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua

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