CRISI IN DECRESCITAOltre la crisi un altro mondo di Massimo Pieri |
L'idea che lega il miglioramento della qualità della vita all'aumento del prodotto interno lordo, cioè del valore di beni e servizi destinati ad usi finali, e lo pone quasi come unico obiettivo di ogni società moderna, altera ed uniforma la realtà. In questa maniera la vita di ogni persona viene ridotta alla sola, meschina funzione di produttore e consumatore, esaltato e ottuso, illuso di essere libero nella sola opzione di scegliere tra vari prodotti, diversi e inutili, mettendo di nuovo in evidenza il carattere autoritario e inadeguato della società finanziaria e industriale avanzata, senza possibilità di resistenza e di alternativa.
Il funzionamento del sistema economico attuale dipende essenzialmente da risorse non rinnovabili, quindi non può essere mantenuto all'infinito, non può essere eterno. In verità l'incremento di questo sistema economico neoclassico, ovvero l'invocata crescita economica e la sue crisi meramente finanziarie, deve essere visto sempre legato, indissolubilmente, alle conseguenze del suo impatto ambientale e sociale denunciando la estrema limitatezza della sua capacità salvifica. In altre parole, non è possibile rendere sostenibile il modello della crescita illimitata perché esso non tiene conto che essendo limitate le risorse naturali ed energetiche della biosfera, un loro sfruttamento intensivo non può produrre altro che un'alterazione degli equilibri biologici, fino al rigetto ecologico ed economico.
E' evidente che quel modello non riesce a risolvere le crisi economiche e quelle ambientali che produce rendendo le stesse, via via, irreversibili, di modo che le corrispondenti crisi sociali vedono la ricerca di un'altra vita, di un altro mondo come unica via d'uscita (68s, ows, oa).
Da ciò deriva la necessità di ripensare la scienza economica, in termini di bioeconomia, rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e i limiti imposti dalle condizioni ecologiche e diventarne dipendente. Con la bioeconomia si può stabilire la fondamentale differenza tra sviluppo e crescita: lo sviluppo è l'introduzione di un'innovazione che non è solo creazione di nuovi beni ma anche di nuovi processi e di nuovi indirizzi; la crescita, invece, è data dall'aumento di beni esistenti e del consumo di risorse già disponibili. E', perciò, necessario fare attenzione a distinguere fra crescita e sviluppo.
D'altra parte, durante la crisi, applicando i principi bioeconomici, fra cui quelli dell'omeostasi e della decrescita, è possibile raggiungere il benessere senza aumentare i consumi di beni e risorse già esistenti, prendendo come misura le modalità di produzione e conservazione della natura e della sua diversità, le uniche entità certamente sostenibili. E' possibile raggiungere un certo livello di benessere in maniera indipendente dalla crescita economica con altri modelli di sviluppo (non di crescita), per esempio attraverso la rivitalizzazione di economie locali. In questa maniera il modello bioeconomico, che intreccia temi sociali, economici, ambientali e dei beni comuni, permette di riprogettare, in agricoltura, industria e architettura, gli insediamenti umani e ambientali che soffrono, utilizzando il territorio e le sue risorse e cercando di imitare, secondo la conoscenza tradizionale, legami e relazioni che si ritrovano in natura. Così si possono ottenere abbondanza di risorse, alimenti e filiere sostenibili a basso costo per coprire le esigenze locali. Tale impostazione permette anche di considerare il problema della povertà e la sua soluzione come una variabile economica ed ecologica del sistema stesso.
La crisi è una forma di malattia endemica del sistema economico che dobbiamo interpretare e curare per godere di buona salute e aumentare la conoscenza.
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mercoledì 22 febbraio 2012
CRISI IN DECRESCITA
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