24.4.2012
La
Francia contro Sarkozy, Merkel, Monti e… Napolitano
di Giorgio Cremaschi
Nonostante
i filtri del palazzo e del sistema informativo italiano, il
messaggio delle elezioni francesi è chiaro. Da sinistra e
anche da destra si dice basta con l’Europa delle banche, della
finanza e dell’austerità. E il sistema finanziario l’ha capito
subito e ha automaticamente reagito
facendo salire lo spread e calare le borse. Non sappiamo se
alla fine la sinistra vincerà. Se dovesse succedere e se, cosa
non scontata, Hollande dovesse mantenere i suoi programmi, si
aprirebbe finalmente la crisi di quell’Europa che ci sta
dissanguando.
Le
elezioni francesi infatti sono avvenute all’insegna della
messa in discussione dell’innalzamento dell’età pensionabile,
della flessibilità del lavoro, delle delocalizzazioni, e -
ultimo ma non da ultimo - del pareggio di bilancio e
dell’accordo di rigore e austerità che, con il nome di fiscal
compact, sta imprigionando nella catastrofe economica tutta
l’Europa. Per essere ancor più chiari i francesi hanno votato
contro la politica economica del loro Presidente, che è la
stessa del governo italiano di unità nazionale. Politiche che
poi nascono dalle scelte di fondo e dagli indirizzi del
governo tedesco, della signora Merkel, e della Banca centrale
europea, guidata da Mario Draghi. E’ questa Europa delle
banche e della finanza, dell’austerità e del rigore, che sta
esplodendo nelle proprie contraddizioni, come dimostra anche
la crisi del governo Olandese e come mostreranno tutte le
prossime elezioni, a partire da quelle greche. E’ l’Europa
della dittatura delle banche che viene contestata dai suoi
popoli e quest’onda di contestazione arriverà anche in Italia.
Se
si vuole qui da noi apprendere qualcosa dalla lezione francese
bisogna allora cominciare a dire che il sistema politico e
istituzionale che sostiene il governo Monti è l’avversario da
battere. In Italia abbiamo un governo indicato dallo spread e
nominato dal Presidente della Repubblica. Come è utile
ricordare, fu il capo dello Stato a negare il ricorso alle
urne dopo il crollo di Berlusconi. L’argomento principale era
che l’aumento dello spread sui titoli di stato avrebbe
travolto l’Italia. Oggi lo spread risale. In tutta Europa ogni elezione, ogni crisi
politica diventa occasione per speculazioni finanziarie. O
vota lo spread, o votano i cittadini, questa è l’alternativa
secca che oggi è di fronte ai popoli europei. Il peccato
originale del governo Monti e della scelta del Presidente
delle Repubblica può essere rimosso quindi solo ripristinando
la democrazia e mandando a casa una classe politica che si è
piegata ai voti della finanza. Nessun trasformismo, nessun
gattopardismo della ultima ora sarebbe a questo punto
tollerabile. Il governo tecnico è nato per attuare in Italia i
dettami della signora Merkel e della finanza internazionale.
Se davvero si vuol cambiare, i professori debbono essere
rimandati al loro mestiere e chi ha voluto questo governo deve
democraticamente pagare il prezzo di questa scelta disastrosa.
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