venerdì 22 luglio 2011

Piano Regolatore di Livorno e Piano del Porto

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Piano Regolatore di Livorno e Piano del Porto




Ci risiamo: i nostri politici eletti e nominati negli organismi di governo locale, hanno ricominciato a giocare con l'urbanistica, di cui non riescono a comprendere i fondamenti generali.
Questa cecità ha ed ha avuto tragici effetti sulla città, ormai visibili anche per i cittadini meno distratti.
Discorsi come quelli che circolano intorno alla riorganizzazione del porto, sconcertano per la confusione di idee e l’improvvisazione.
È compito e dovere dei politici proporre le linee guida per definire l'avvenire della città; per quanto riguarda il futuro del porto di Livorno, ci devono spiegare quali attività si ritiene di dover ampliare e quali invece vanno ridimensionate e il perché (non il dove). Compito non facile dal momento che non si può volere tutto e il contrario di tutto. Ridisegnare l'assetto urbanistico toccherà poi agli architetti a cui sarà affidata la stesura del piano.
Poiché anche i cittadini sono interessati a partecipare alla costruzione della trasformazione della loro città, è opportuno che venga adottato, contestualmente all'adozione del P.R.G un progetto partecipativo, secondo le modalità previste dalla legge regionale.
Certo oggi dopo tanti errori, dalle proposte sconsiderate sull'uso della cava di Limoncino, allo spostamento immotivato dell'ospedale, alle pericolose scelte in materia di sviluppo energetico, il pessimismo è quasi un obbligo.
L'improvvisazione nuoce all'urbanistica che richiede rigore scientifico trasparenza ma sopra tutto rispetto del bene pubblico. Da non confondere con le proprie clientele. I portatori di interessi economici sono certamente attori importanti, ma non rappresentano il pubblico interesse che dovrebbe essere tutelato dagli amministratori locali. Che invece appaiono preda di una forma inquietante di sindrome del camaleonte travestendosi continuamente per inseguire consensi elettorali trasversali.
Prendiamo il piano del traffico: peggio della tela di Penelope fatto e disfatto continuamente. Col risultato che sono sempre più misteriosi e illeggibili gli obbiettivi. (Non abbiamo mai capito per quali motivi non è stato realizzata la semplice e razionale proposta contenuta nel piano di Insolera!) Tuttavia mi voglio augurare che appaia almeno chiara la connessione indispensabile nella progettazione della città e del suo porto. Qualsiasi azione di trasformazione in qualsiasi punto del territorio ha ripercussioni su tutte le altre aree cittadine vicine e lontane: tutti conosciamo il gioco delle tessere del domino messe in fila in modo che il rovesciamento della prima provoca un effetto a catena.
Così è anche per gli interventi sul territorio. Non si può ridisegnare la città senza conoscere le scelte di riorganizzazione del suo porto. La complessità del territorio urbano non ammette semplificazioni superficiali: in questo sta la difficoltà di fare buona urbanistica. Provare a farla insieme alla città potrebbe essere un’esperienza esaltante che rimetterebbe in connessione il governo locale con i suoi cittadini. Ci sentiamo in dovere di insistere per l'adozione di un progetto partecipativo, per superare metodologie sbagliate, scelta di cambiamento a sorpresa, che nascono come conigli dal cappello magico, anziché dallo studio attento e condiviso degli assetti territoriali, dei problemi e delle potenzialità per progettare una nuova Livorno, città aperta e accogliente.

Daria Faggi dell’Osservatorio Trasformazione Urbane - Livorno.



Livorno 22 luglio 2011

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