giovedì 28 luglio 2011

Per un autunno di lotta

IL GOVERNO AMICO DEGLI SPECULATORI!
L'approvazione in tempi record della manovra del governo Berlusconi il 15 luglio è stata giustificata dall'ondata speculativa
che ha colpito il nostro paese. L'accelerazione dei tempi, che ne ha di fatto impedito ogni modifica, è stata condivisa
dalle opposizioni parlamentari, in nome della "responsabilità". Ma è "responsabile" colpire chi già non ce la fa più in
nome della finanza?
"Rassicurare i mercati e la finanza", "fare quello che dice l'Europa" continuano ad essere le parole d'ordine di gran parte
del mondo politico e mediatico. Come se i mercati, la finanza, le scelte europee fossero oggettive leggi di natura a cui
si può solo obbedire. Come se non fosse chiaro che per questa via non si fa altro che ripetere le stesse ricette che hanno
portato alla crisi e al disastro della Grecia. Come se non fosse chiaro che in questo modo continueranno a guadagnare
gli speculatori e a pagare le lavoratrici e i lavoratori, i pensionati, i giovani, le donne.
Opporsi alla speculazione e alla manovra del governo è necessario e possibile.
Con proposte alternative, con un autunno di lotte.
La speculazione e l'Europa
Dal 2008 - anno in cui è esplosa la crisi - ad oggi, gli stati europei hanno speso o accantonato oltre 3.000 miliardi
di euro per salvare le istituzioni finanziarie, senza prendere nessun reale provvedimento per riformarle: il debito
pubblico è così cresciuto. Il debito non deriva infatti dalla crescita della spesa sociale, ma dal salvataggio della finanza
e dalla recessione. La finanza ha così ripreso forza e ora specula nuovamente attaccando il debito degli stati.
Qual è il meccanismo della speculazione?
Le agenzie di rating, che non sono altro che soggetti privati legati alle grandi istituzioni finanziarie, declassano un
paese, cioè lo dipingono come inaffidabile rispetto al rimborso del debito. I grandi speculatori contemporaneamente
vendono titoli di stato. Possono farlo anche se non ne sono in possesso. Sembrerebbe folle, ma non lo è. Si chiama
"vendita allo scoperto". Questo fa crollare il valore dei titoli. Gli stati indebitati hanno bisogno però che i titoli vengano
acquistati, per coprire parte del proprio debito. Ma la vendita è possibile solo a tassi di interesse sempre più alti.
Questo aumenta ulteriormente il debito pubblico mentre contemporaneamente crescono i guadagni dei grandi
speculatori privati.
Chi paga?
L'Unione Europea e i paesi che la compongono, invece di contrastare la speculazione, con il nuovo patto di stabilità
hanno stabilito un rientro a tappe forzate del debito. Per questo gli Stati Europei stanno varando manovre di tagli
feroci alla spesa sociale. L'Europa invita anche a fare interventi sul mondo del lavoro che "moderino" i salari. L'idea è
che l'economia si debba reggere sulle esportazioni e che perché le merci possano essere più competitive si debbano
comprimere salari e diritti del lavoro. Ma chi dovrebbe comprare, se tra bassi salari e tagli al welfare si riducono i
consumi interni? In realtà i sacrifici servono solo per foraggiare gli speculatori, aggravando la crisi economica.
5 proposte contro la speculazione
1. Gli Stati possono proibire le "vendite allo scoperto". La Germania lo ha fatto. Perché l'Italia non lo fa?
2. La Banca Centrale Europea - diversamente dalla Federal Reserve negli Usa - non può acquistare i titoli del debito
pubblico direttamente dagli stati membri. Se potesse farlo verrebbe a mancare la possibilità di speculare sui titoli,
lucrando sui tassi di interesse. Si decida che la BCE acquisti al tasso di interesse ufficiale dell'1,5% i titoli degli stati
sottoposti ad attacchi speculativi. Se in Grecia si fosse intervenuti subito in questo modo la situazione sarebbe stata
del tutto sostenibile.
3. Si introduca immediatamente una tassa dello 0,05 sulle transazioni finanziarie. E' una tassa che colpirebbe solo
gli speculatori cioè chi fa compravendita di titoli in brevissimo tempo per lucrare sulle oscillazioni dei prezzi.
4. Si varino norme per impedire alle banche di tenere "fuori bilancio" i derivati.
5. Se queste misure non dovessero bastare l'Italia deve ristrutturare il debito, garantendo per intero i piccoli
risparmiatori e allungando unilateralmente i tempi di restituzione e le cifre da restituire alle grandi finanziarie, cioè
agli speculatori. Anche se nessuno ne parla, l'Islanda lo ha fatto con ottimi risultati.
5 proposte per una manovra alternativa
La manovra del governo Berlusconi alla fine vale quasi 48 miliardi, 8 in più della versione precedente, la maggior parte
dei quali 'scaricati' sugli anni 2013 e 2014. A regime il 60% della manovra graverà sulle entrate attraverso maggiori
tasse per i cittadini.
Si attaccano i diritti sociali e i servizi essenziali attraverso: nuovi tagli agli enti locali, alla sanità con la reintroduzione
dei ticket, il prolungamento ulteriore del blocco delle assunzioni e dei salari dei dipendenti pubblici, l’anticipo al 2013
(invece che il 2015) dell’adeguamento dei requisti pensionistici alla speranza di vita, il futuro aumento dell'età pensionabile
per le donne anche nel privato.
Un taglio drastico e lineare delle agevolazioni fiscali del 5% nel 2013 e del 20% nel 2014 (20 miliardi a regime) colpirà
famiglie con figli a carico, le spese per l’istruzione, quelle mediche e per gli asili nido.
Si interviene nuovamente sulla scuola, dal blocco degli organici all'accorpamento degli istituti.
Si parla di nuove privatizzazioni: dei servizi pubblici locali in spregio ai referendum e di quel che resta della grande
industria, continuando sulla strada che ha portato al drammatico impoverimento del nostro apparato produttivo.
Nessun taglio a privilegi e sprechi della casta politica italiana.
La manovra del governo è iniqua dal punto di vista sociale
ed è recessiva sul terreno economico.
Una politica alternativa è necessaria e possibile.
5 proposte per una manovra alternativa
1. Va colpito chi non ha mai pagato. In Italia l'1% degli ultraricchi possiede una quota di ricchezza pari a quella
detenuta dal 60% della popolazione meno abbiente. Ci vuole una patrimoniale sulle grandi ricchezze, la tassazione
delle rendite finanziarie, dei movimenti speculativi di capitale, il contrasto vero all'evasione fiscale. Si possono
recuperare 40 miliardi di euro da usare per redistribuire reddito alle lavoratrici e ai lavoratori, ai pensionati,
riqualificare il welfare, istituire il reddito sociale per le disoccupate e i disoccupati.
2. Vanno tagliate le grandi opere ambientalmente devastanti. Solo tagliando la Tav Torino-Lione, il Ponte sullo
Stretto, il terzo valico della Milano-Genova si recuperano 30 miliardi di euro. Per fare politiche industriali e creare
nuovi posti di lavoro nel risparmio energetico, le fonti rinnovabili, la mobilità sostenibile.
3. Vanno tagliate le spese militari, riducendo gli organici dell'esercito, ritirando le truppe dall'Afghanistan, smettendo
di bombardare la Libia, non acquistando i cacciabombardieri F35. Per finanziare scuola, università, ricerca e
riassumere i precari che il governo Berlusconi ha licenziato.
4. Vanno dimezzati gli stipendi dei parlamentari, eliminati gli enti inutili per stabilizzare i precari del pubblico
impiego.
5. Vanno contrastate le delocalizzazioni delle imprese, obbligandole a restituire i contributi pubblici ricevuti.
5 proposte contro la speculazione
www.controlacrisi.org - www.rifondazione.it

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