martedì 19 luglio 2011

L’ ASSENZA DI CAMILLERI

L’ ASSENZA DI CAMILLERI

L’ 11 giugno per il premio Letterario Castelfiorentino l’ospite d’onore doveva essere il maestro Andrea Camilleri, ma già da qualche giorno prima si vociferava una sua probabile assenza. La folla che aspettava d’ entrare nel Teatro del Popolo si domandava proprio questo. Quando poi la gente è entrata ha cercato di prendere i posti migliori, ed una signora non ha perso tempo nel chiedere all’ addetta se lo scrittore ci fosse, e quando gli è stato detto di no, ci è rimasta così male che ha esclamato: “allora posso andare via!!”. Ma è rimasta. Quando il palco è stato occupato dalle istituzioni e dalla giuria del premio, la Direttrice ha letto il comunicato della segretaria del Sig. Camilleri, che informava dell’assenza del maestro per cause legate alla salute e all’età, perché l’umidità della nostra zona avrebbe peggiorato le sue condizioni di salute e si scusava profondamente di non poter partecipare a un evento che lo vedeva come premiato speciale. Era molto rammaricato di questo. Dopo la lettura del comunicato hanno composto il numero di telefono e dopo pochi squilli la voce inconfondibile di Camilleri si è diffusa nel teatro silenzioso e subito è partito un vigoroso applauso che non finiva più, il maestro a ringraziato tantissimo del premio ricevuto e della medaglia di riconoscimento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ha più volte ribadito che è un premio a cui tiene e che era mortificato della sua mancata partecipazione e infine a precisato di essere ”un cittadino grato al Presidente della Repubblica” e gli applausi sono stati tanti anche in questo caso. Gli organizzatori hanno tamponato l’assenza del maestro mandando in onda un’intervista fatta proprio da Marco Marchi, il presidente della giuria, a Camilleri poco tempo prima nella sua casa romana. L’intervista è partita proprio dall’inizio della carriera del maestro; già a 6 anni sapeva leggere e scrivere e questo lo doveva al padre che era un buon lettore perché in quegli anni la tv non esisteva e la radio l’ascoltava poco e a lui piaceva leggere. Così, pensò di autocensurarsi ma il padre gli disse invece che poteva leggere tutto quello che c’era in casa. All’inizio gli piacevano i poeti, che lo turbavano e l’affascinavano nello stesso tempo. Gli autori che leggeva erano: Ada Negri, D’Annunzio, Marinetti e Ariosto; questi gli provocavano attrazione e così iniziò a scrivere al Duce, alla mamma, alla primavera era questa la triade d’ispirazione; poi arrivò l’approfondimento con Saba e Montale. Dovette fare un viaggio fino a Palermo per comprarsi un libro di Montale che si mise a leggere in treno e lo fece piangere.
Dal 1947 iniziarono le partecipazioni ai premi letterari, il primo fu con “Giudizio a mezzanotte” al premio Fabbri, nel 1948 alle Olimpiadi Culturali a Firenze dove si ritrovò al caffè Giubbe Rosse con autori come Niccolò Gallo. Poi si iscrisse all’Accademia di Regia dove il suo maestro gli insegnò a leggere le poesie. Il perché del dialetto nel suo scritto. Camilleri dice che essendo un piccolo borghese è quello che si usa in famiglia; il tono perentorio è in italiano, ma al momento che subentrano i sentimenti si usa il siciliano. Il suo romanzo preferito è “Il Re di Girgenti”, non un Montalbano, dove dice di essere ricattato dall’editore, perché appena esce un numero nuovo rivendono anche i libri più vecchi, allora è costretto a scriverne di nuovi. Cosí finisce l’intervista, dimezzata per l’ evento. Subito dopo c’è stata una lettura di un brano da “La presa di Macallè”, “Il sabato fascista”, letta dall’attore Giovanni Calcagno, che è stato molto bravo soprattutto col siciliano, il suo dialetto. Si è infatti congedato dicendo: ”Pensate che il mio paese d’origine è quello di La Russa”. Dopo la parentesi del maestro la serata è proseguita con la premiazione.
Monica Banchi

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