Sull’assassinio di Bin Laden
Io me lo ricordo bene l’11 settembre del 2001. Ero in casa, l’estate non era ancora finita, mio padre mi chiama a vedere cosa sta succedendo. Attoniti abbiamo visto cadere le torri gemelle, increduli. Da stupido adolescente pensai che per una volta l’imperialismo americano era stato colpito. Poco dopo capii che quella tragedia (non solo aveva ucciso molti cittadini assolutamente innocenti) aveva distrutto per sempre ogni movimento pacifista di massa, ogni speranza di riscatto. Il 900 era finito.
Prima di quel giorno erano successe molte cose, una in particolare non me la posso scordare: le grandi manifestazioni contro il G8 di Genova, la repressione, la morte di Carlo Giuliani, Bolzaneto, la scuola Diaz. Mi ci volle poco a capire che l’attacco all’america era (direttamente o no) un attacco a qualsiasi movimento volto al riscatto delle classi più deboli, dei popoli oppressi, dei soggetti più disagiati. Certo, dopo l’11 settembre ci furono grandi manifestazioni per la pace (dettate dalle terribili guerre di Bush figlio) e un movimento parve risorgere; ma ormai non eravamo più nel novecento. Il nuovo millennio imponeva con la forza un nuovo linguaggio: se difendevi un popolo inerme bombardato senza pietà eri un terrorista, se ti venivano dei dubbi su l’11 settembre eri uno di al-Qaida, se ti occupavi delle condizioni di vita dei prigionieri (presunti terroristi) di Abu Ghraib e Guantanamo eri un servo dell’islam radicale.
Ora tutto cambia; il premio Nobel Obama ha raggiunto e ucciso con un proiettile alla nuca il criminale dei criminali. Poi, dimostrando una sensibilità squisita ha disperso il corpo in mare (a quale fottutissimo scopo?). Ma gli americani, si sa, sono gente pratica. E ora? Ora cosa succede? Dobbiamo chiuderci in casa perché le forze del male (astute e parecchio incazzate) vorranno vendicarsi? Dobbiamo gioire? Dobbiamo dispiacerci? Indignarci? Cantare tutti insieme l’inno degli Stati Uniti d’America? Ditemelo voi cosa dobbiamo fare, perché io proprio non lo so. Sento che finisce un’epoca, quella che si era aperta con la strage delle torri gemelle. E’ stata un’epoca orribile, l’epoca del terrore mondializzato, l’epoca dell’appiattimento (o con gli Usa o con i terroristi). Se ci pensate bene questo appiattimento ha pervaso tutto; questo decennio è stato quello della consacrazione del bipolarismo anche in Italia, in questo decennio abbiamo visto morire (assassinato) il più grande movimento alternativo mai visto. Questo è stato anche il decennio della morte definitiva della sinistra italiana (comunista e non).
Un decennio barbarico. E a quelli che con l’elezione di Obama alla casa bianca avevano sperato in un cambiamento epocale cosa diciamo? A quelli (c’ero anche io) che hanno fatto il tifo per lui cosa possiamo dire? Che l’ America non si cambia così in due mosse, certo! Che comunque Obama è meglio di Bush… Certo certo, proviamo così! Ma non mi basta, non ci credo, posso solo sperare che questa epoca si sia chiusa definitivamente, senza strascichi, e che ora si possa ricominciare. Ricominciare dall’analisi, dallo studio di questi 10 anni. Non mi riesce bene, sono poco analitico e tropo sentimentale. Riassumendo potremmo dire che la mia povera generazione compie i suoi primi passi fra le macerie ed il sangue di Genova, si perde nella polvere inaudita di Ground Zero, si ritrova e cerca riscatto nel grande movimento pacifista, rimane annientata dal nulla sotto forma di politica (il bipolarismo tendente al bipartitismo), perde ogni certezza, si illude di ritrovare smalto e coraggio nella grande battaglia del primo presidente nero degli Stati Uniti. Che fine poteva attendersi questo viaggio generazionale se non quella di morire assassinati in fondo al mare con un buco nella nuca. Sì, perché sotto l’acqua salata a far compagnia al corpo di Bin Laden ci siamo anche noi: non violenti, pacifisti, sognatori, illusi, comunisti, vendoliani, anti-vendoliani, democratici, Obamiani…
C’è solo da sperare che l’incubo sia finito per sempre! Allora forse domani ci sveglieremo con la voglia di vedere cosa succede fuori, ci sarà il sole e ritroveremo tutti i compagni persi per strada, ci faremo coraggio l’un l’altro, ci diremo che è stato solo un brutto sogno, che ora si riparte. Ci sarò anche io, con dieci anni di più, e rivedrò splendide ragazze ballare e cantare la loro voglia di pace e di libertà e rivedrò Ivan Della Mea, lo sentirò cantare… Ci sarà Carlo Giuliani, ci sarà tutta quella gente colorata che riempiva le piazze e le strade. Ci saremo tutti, non nasconderemo la commozione tra un abbraccio e un bacio. E in tutta questa confusione saremo di nuovo capaci di organizzarci, di ricordarci che un presidente nero non cambia la storia, che la storia macina e sgretola e bisogna avere corazze indistruttibili per uscirne vivi. Credo che quel giorno potremo finalmente fare a meno dei vecchi simboli, ormai buoni soltanto a riempirci il vuoto che ci ha fatto nell’anima questo decennio terribile.
Che dite, continuo a sognare? Sto delirando?
Alessandro Cei
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